A livello accademico-culturale, la Francia non ha mai visto di buon occhio gli anglicismi e più in generale i prestiti da altri lingue, visti come contaminazioni della lingua francese. Per questo motivo, già negli anni ’90 a vari enti governativi e non (come per esempio l’Académie française) è stato assegnato il compito di studiare e creare neologismi che permettano di mantenere il francese al passo con l’evoluzione della scienza e della tecnologia, senza ricorrere a termini stranieri.
E prima o poi, doveva giungere anche il turno dei videogiochi di passare sotto scrutinio. Come segnalato dal The Guardian, il ministero della cultura francese si è soffermato in particolare sul settore degli esport – pardon: dei “jeu video de competition”, videogiochi competitivi. Altri termini non approvati dalle autorità governative includono pro-gamer (“joueur professionnel”), streamer (“joueur-animateur en direct”) e cloud gaming (“jeu video en nuage”). Il ministero ha specificato come questi cambiamenti siano stati attuati per facilitare la comprensione anche a chi non è videogiocatore, e permettere una comunicazione più agevole.