Antica Libreria TGM #17: KEIICHIRO di Fabio Di Felice - Speciale

La vita è strana, vero, Keiichiro? La conoscete la storia della farfalla che sbatte le ali in Asia e quel piccolo spostamento d’aria genera un uragano negli Stati Uniti? Bene, dunque non sarete stupiti se la storia dell’Antica Libreria di questo mese (sì, ci stiamo dando una parvenza di regolarità, ma non fateci troppo affidamento) inizia con due ragazzini che avvistano un UFO nella campagna del Giappone nel febbraio del 1975 e si conclude con la pubblicazione di un videogioco cult.

KEIICHIRO – La vera storia del team di reietti che ha inventato Silent Hill
Dove trovarlo:
Ledizioni

L’ho presa molto larga, lo so, ma la colpa non è mia. A dirla tutta, di colpe non ce ne sono, solo meriti, e nello specifico quelli di Fabio Di Felice, autore di KEIICHIRO – La vera storia del team di reietti che ha inventato Silent Hill, pubblicato da Ledizioni. Il saggio di Fabio, ex firma tra le tante altre cose anche di TGM (noi da sempre fucina di talenti!), mi ha colpito prima di tutto per lo stile adottato, diverso e lontano da quello classico della saggistica videoludica. Pur aderendo alla rigorosità di una ricostruzione basata sulle fonti (di cui numerose di prima mano, ne parliamo tra poco), Di Felice trova una sua voce colloquiale con cui rivolgersi al lettore, fatta di frasi brevi e un lessico per lo più informale, che tuttavia non ha timore di ricorrere a tecnicismi o a termini riportati dal giapponese.

L’equilibrio tra le diverse componenti della scrittura restituisce una lettura scorrevole, piacevole, sempre scandita col giusto ritmo che tiene alta l’attenzione. In questo senso, giocano un ruolo anche i capitoli, tutti piuttosto brevi e compatti, che spesso rappresentano incisi che deviano dal racconto principale. Con questa formula DI Felice riesce trasportare nella scrittura saggistica quella scansione sincopata tipica dei medium d’intrattenimento, come le serie tv: ogni capitolo è una caramellina, che racchiude in sé una micro-storia autoconclusiva che però arricchisce il contesto generale. La tentazione, ovviamente, è quella di mangiarle tutte una in fila all’altra.

ALLA SCOPERTA DI KEIICHIRO

Ma voi volete sapere di quel UFO sulle campagne del Giappone nel 1975, lo so, perciò riavvolgiamo il nastro e partiamo dall’inizio, dallo stesso incipit scelto da Di Felice, ovvero l’ossessione per l’occulto scoppiata in Giappone tra il finire dei ’70 e i successivi ’80. Se scoprite ora, durante la lettura di questa Libreria, che la terra del Sol Levante ha concluso il vecchio millennio in preda all’isteria collettiva per paranormale, soprannaturale, alieni e profezie apocalittiche, beh, siete in buona compagnia. Quell’incipit che coglie il lettore alla sprovvista, in cui due adoloscenti solcano la campagna giapponese inseguendo un oggetto volante non identificato per poi trovarlo in un campo e fuggire terrorizzati alla vista del suo mostruoso conducente non solo funziona perfettamente come gancio per il lettore, ma apre furbescamente le porte a un’analisi del contesto socio-culturale da cui SIlent Hill nasce e che guadagnerà via via sempre maggiore centralità nel procedere delle pagine. D’altra parte, si tratta di un elemento indispensabile per comprendere da quali suggestioni sia nato il genere del survival horror e sulla base di quali paure abbia avuto un così enorme successo.

La narrazione di Di Felice procede per brevi scatti che all’apparenza, e soprattutto all’inizio, paiono andare tutti in direzioni diverse. Il filone iniziale che ricostruisce la paura giapponese della fine del mondo si incastra presto con cenni a fenomeni di costume e leggende metropolitane. Un incastro necessario a definire il contesto in cui si muove il giovane Keiichiro Toyama appena entrato in scena e arrivato a Tokyo nemmeno ventenne con un diploma in tasca. Nel ritmo serrato dettato dall’alternarsi di capitoli brevi e spesso separati da un balzo nel discorso, KEIICCHIRO diventa nella sua parte centrale l’equivalente letterario del momento di un heist movie in cui viene messa insieme la banda. Lentamente tutti i fili del discorso che portano prima alla nascita del Team Silent e poi alla creazione di Silent Hill trovano il loro posto  in un arazzo più grande.

Il saggio di Fabio Di Felice fa in parte un lavoro di critica che la stampa di settore (in senso lato, da siti a riviste a quello che volete) di rado può (riesce? vuole?) fare nel proprio rapporto quotidiano con i videogiochi, ovvero considerarli all’interno di un contesto culturale definito. Anche laddove il tono è più leggero, non mancano mai rimandi a film, libri, usanze o persino programmi televisivi utili per comprendere meglio il senso e il significato degli eventi inquadrati in questa cornice. Divertenti aneddoti come la passione per Lynch sviluppata da Toyama lavorando in una videoteca, o la sorpresa del suo interprete di sentirlo parlare in inglese pur di visitare un certo quartiere di Chicago, diventano  così chiavi di lettura per giocare Silent Hill sotto una luce del tutto nuova.  L’ulteriore pregio del libro di Di Felice, oltre alla scrittura frizzante e all’ottima contestualizzazione, è l’abbondante accesso a fonti dirette, tra cui lo stesso Toyama, che l’autore ha saputo costruirsi sfruttando diversi canali. A KEIICHIRO riesce qualcosa di non banale, ovvero intrattenere e arricchire il lettore. Vien da dire, con una sorta di parafrasi, niente male per un libro che racconta “un progetto affidato agli ultimi arrivati e nato come un clone di un altro videogioco”.

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