“Guarda, Simba, un giorno tutto questo sarà il tuo regno”. Le parole di Mufasa, forse perché è stato recentemente mostrato il nuovo film di Disney dedicato al padre di Simba, è stato idilliaco. Cosa c’entra con Manor Lords? Piano, ora ve lo racconto…
Sviluppatore / Publisher: Slavic Team / Slavic Team Prezzo: 29,99 euro Localizzazione: Presente Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile su: PC (Steam) e Xbox Data d’uscita: Disponibile in EA
Ammetto di provare sempre un gran bene a chi riesce nel complesso tentativo di creare un videogioco con le proprie forze. Di esempi, d’altronde, ne abbiamo innumerevoli: penso a Matthias Linda e al suo Chained Echoes, un progetto che ha proposto un racconto fantastico e particolareggiato, proponendo un’opera videoludica tematicamente vicina ai classici JRPG in salsa Chrono Trigger, Final Fantasy e Dragon Quest, dando alla sua proprietà intellettuale un’impronta più che dignitosa.
Slavic Team, questo il nome dell’unico sviluppatore dietro a Manor Lords, che mentre sto scrivendo questa anteprima hands on, sta probabilmente superando un nuovo record sulla piattaforma di Valve, propagando gioia e benessere a chiunque sia rimasto incantato dai classici nonché tipici city builders più appassionanti e dagli strategici à la Total War che lasciano sempre qualcosa nel giocatore: il desiderio di voler conquistare tutto, rafforzandosi, sbagliando e migliorando, con l’unico obiettivo di arrivare a essere il conquistatore assoluto.
Un progetto così, con tutte qualità, ha solo un futuro radioso davanti a sé
Gettato in questo contesto, ho dovuto pensare, riflettere e prendere decisioni che, lo ammetto, hanno avuto conseguenze che non avevo calcolato. Ma nella dura legge della conquista totale, per rincorrere la supremazia e qualcosa in più, si è pronti a tutto, pure a macchiarsi le mani. Anche a compromettere il proprio benessere. Prima però di averlo conquistato a fatica, costruendo edifici, facendo attenzione a non aumentare troppo le tasse per non scontentare i miei popolani, ho deciso di andare alla pugna. È una storia ricca di trionfi, quella che vi sto per raccontare. È solo una piccola parte, però, perché al resto ci penserà la recensione.
SONO ADALBERTO E VOGLIO ESSERE UN RE
L’Early Access di Manor Lords non dettaglia immediatamente un racconto e non si dedica a fin troppe spiegazioni narrative. È incentrato sul contesto e sul gameplay di gioco, perciò discorsi su un eventuale campagna di gioco non sono al momento importante. A essere rilevante è il benvenuto di Slavic team, che ci ha messo molto poco a conquistarmi: scelto il volto e il vessillo della mia casata, mi sono immediatamente dedico alle tre modalità proposte.
A essere rilevante è il benvenuto di Slavic team, che ci ha messo molto poco a conquistarmi: scelto il volto e il vessillo della mia casata, mi sono immediatamente dedico alle tre modalità proposte
Eretta la segheria, sistemate le prime abitazioni, dato vinta a un magazzino e a un granaio, è stato ovviamente tutto in discesa. Manor Lords, come i tipici city builders e gli strategici in genere presenti sul mercato, propone una visuale dall’alto verso il basso che è possibile rimpicciolire in base alle situazioni. Cosa mi ha conquistato, soprattutto quando stavo costruendo Aosta (già, ho dato il nome della mia città al villaggio piccolo che poi ho trasformato con tanta pazienza e qualche salvataggio ricaricato dopo aver commesso scelte), è stata la possibilità di visitare direttamente sul campo cosa è stato eretto ed edificato.
Aosta è ormai ovunque, ma soprattutto nei videogiochi
Intanto, è da aggiungere questa particolarità: all’interno di Manor Lords non ci sono termini generici ma precisi nel dettagliare ogni specifica edificazione. Nessuna “Casupola” o “Casa”, per chiarirci: ogni cosa ha il suo nome, il che rende la ricerca storica di Greg Sticzén, game designer di Manor Lords, assolutamente ben integrata all’interno dello scheletro ludico della produzione. Costruite le principali edificazioni, l’obiettivo è accrescere la reputazione e, nel frattempo, rivendicare il più alto numero di territori per garantire benessere agli abitanti.
TUTTO HA UNO SCOPO, IN MANOR LORDS
Il menù di edificazione, posto in basso assieme a elementi riguardanti la politica, lo sviluppo e la diplomazia, è chiaro e intuitivo. Per erigere il maggior numero di edifici, chiaramente, serve legname, ottenibile da una segheria, che è il primo edificio da costruire, oltre alle case degli abitanti, il campo del foraggiere e quello da caccia, costruzioni fondamentali per avanzare serenamente, con le risorse da mettere in un granaio o, in alternativa, all’interno di un magazzino per impedire che le intemperie le rovinino, costringendo i popolani a mangiarsi fra loro (no, non accade; però in tempo di carestia, tutto è possibile). Nel campo del lavoro, infatti, sono posti dei materiali iniziali con cui cominciare l’esperienza nel territorio, utilissimi finché non si esauriscono.
La cura posta da parte di Slavic Team, oltre che a raccontare fedelmente il contesto storico, è soprattutto nelle meccaniche. La parte di edificazione e raccolta di risorse, fondamentali per dare benessere e agevolare le esistenze dei popolani, è tutta concentrata nelle cose piccole ma rilevanti, che danno un chiaro segnale: l’opera è qualcosa di grande, di immenso, di unico. E vuole essere un metro di paragone, con l’ambizione che esplode da ogni pixel. Non ci sono, difatti, le mezze stagioni: in inverno, momento delicatissimo sia per il commercio che per la guerra, serve abbassare le tasse e, intanto, raccogliere il maggior numero di legna da ardere per non far congelare i villici, al contempo lavoro nei granai, nei magazzini, nei mercati o, chissà, impegnati a procacciare il cibo. A differenza di tante altre opere del genere, in Manor Lords è bene che ogni abitante si dedichi al lavoro: non c’è ancora una caratterizzazione marcata che definisca cos’è meglio o peggio, meccanica che mi sarebbe tanto piaciuto vedere per creare ancora una maggiore realismo, così che un falegname non diventi dall’oggi al domani un apicoltore.
A differenza di tante altre opere del genere, in Manor Lords è bene che ogni abitante si dedichi al lavoro
VINCERE E CONQUISTARE
Il maniero, edificabile ovunque, ha un’elevata personalizzazione, perché si possono costruire mura che lo circondano, qualche torre difensiva e, se si desidera, un ufficio per l’esattore delle tasse. La politica, in Manor Lords, ha un ruolo fondamentale ed è posta in maniera semplice: c’è la decima dare alla Chiesa, con il sacrificio di cibo, ed è presente pure la richiesta di tasse, che colpisce la ricchezza della regione e le tasche dei contribuenti. In base alla percentuale più alta di tasse scelte, la prosperità diminuisce. È bene dunque dosare ogni momento con intelligenza, poiché il rischio di trovarsi con un popolo arrabbiato e deciso a vendicarsi, è un pessimo inizio per chiunque.
Dopodiché, esiste il tesoro, che può essere speso come meglio si preferisce, ed è dedicato interamente alla struttura degli apparati militari. La scelta più logica potrebbe essere quella di farsi un esercito di miliziani del villaggio, ma quando si è in guerra e c’è chi minaccia rivendicazioni di qualunque genere, la scelta migliore potrebbe essere quella di reclutare dei mercenari da inviare in giro per la mappa di gioco, magari a distruggere gli accampamenti dei banditi per accumulare ricchezza, reputazione e molto altro. Anche la reputazione è spendibile, da usare però con intelligenza, specie quando si rivendica un territorio. E non sempre qualcuno potrebbe essere d’accordo. La natura dell’opera potrebbe spingere a dedicarsi interamente alla costruzione di una città senza troppi pensieri. Se inizialmente quello è stato il mio obiettivo, ho poi cambiato idea: volevo conquistare tutto. Le battaglie dell’opera, ancora al momento in sviluppo, avvengono in tempo reale: si seleziona l’unica che si desidera e la si manda addosso ai nemici. Le formazioni, che non differiscono molto da altre produzioni, possono agevolare gli arcieri se ben tenuti a distanza, magari a protezione della fanteria armata di spade e lance.
La natura dell’opera potrebbe spingere a dedicarsi interamente alla costruzione di una città senza troppi pensieri. Se inizialmente quello è stato il mio obiettivo, ho poi cambiato idea: volevo conquistare tutto