Assassinio sul Nilo – Recensione

Dopo quasi due anni, attesa maturata per via dei continui posticipi della data di uscita a causa della pandemia mondiale, esce finalmente Assassinio sul Nilo con il Poirot di Kenneth Branagh che si appresta a risolvere un terribile omicidio avvenuto sul Nilo. Dopo la neve e le cabine dell’Orient Express, ancora un omicidio sinistro e con molteplici sospettati per l’investigatore belga.

Poirot sul Nilo non è un romanzo facile da digerire, per molteplici motivi, quali i temi che tratta, la risoluzione del caso e alcuni personaggi “scomodi”. Dunque l’attenzione per la riuscita di questo secondo capitolo del Poirot interpretato da Branagh era altissima, in virtù anche del successo ottenuto dal precedente Assassinio sull’Orient Express, film che sarà necessario rievocare per spolverare alcune vecchie considerazioni sulla qualità di quella pellicola.

Al netto di un ottimo risultato al boxoffice, parte della stampa non apprezzò l’operazione messa in atto da Kenneth Branagh, con gli stilemi classici del Poirot letterario che venivano amalgamati a qualche sfumatura e rilettura moderna, per restituire un personaggio inedito, divertente e divertito, ma umano e fallibile come le povere vittime su cui si trova a indagare.

assassinio sul nilo recensione

Partendo da questa osservazione – condivisibile o meno, ma comunque effettiva – si dipana e amplia il discorso che l’attore e regista mette in atto con questo secondo film, giacché si muove adattando una tacita regola: Poirot è il protagonista assoluto, dunque anche a costo di cambiare, modificare e modellare alcuni avvenimenti, la totale attenzione deve essere sempre e solo su di lui.

Ecco dunque che i baffoni di Poirot riempiono lo schermo molteplici volte, ritagliandosi anche un’introduzione sulle sue giovani azioni sul fronte, una semplice parentesi narrativa che altro non fa che sottolineare quanto la materia grigia sia sempre stata brillante e deduttiva anche prima di diventare investigatore.

cercando di fare un passo in avanti, il film perde di equilibrio, pur presentando delle ottime interpretazioni

Assassinio sul Nilo dunque cammina sui carboni ardenti di una rilettura parziale, alternandosi con le colonne portanti del romanzo cartaceo – dunque i momenti migliori, solidi, indiscutibili – a nuove interazioni tra tutti i personaggi dell’indagine ed è proprio qui che la scrittura cade, cercando invano di plasmarsi su metafore e messaggi che si applicano male o peggio, in modo superficiale, alle indagini in corso.

Messa in scena, regia e interpretazione sono settori dove tutto fila liscio, e servono a mantenere la produzione al di sopra della media. L’operazione per rendere queste versioni cinematografiche uniche nel tempo si è rivelata però un passo falso, mostrando in pieno l’artificiosità di mettere al centro di tutto sempre e solo Poirot senza mai sorreggere adeguatamente questa scelta.

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Ed è un gran peccato perché nonostante le critiche ricevute in passato, non ho mai nascosto di provare simpatia per questo scaltro investigatore che non riesce a leggere il suo “amato Dickens” senza che qualcuno non commetta un omicidio nelle sue vicinanze. Ma considerato il modo in cui il finale suggerisce una chiusura delle vicende, probabilmente da domani Poirot sarà libero di tornare a modellarsi nella fantasia di tutti noi per idealizzare tante altre avventure al di fuori della cornice cinematografica.

VOTO 6

assassinio sul nilo recensioneGenere: giallo, drammatico
Publisher: 20th Century Studios/Disney
Regia: Kenneth Branagh
Colonna Sonora: Patrick Doyle
Interpreti: Kenneth Branagh, Gal Gadot, Armie Hammer, Emma Mackey, Tom Bateman, Russell Brand
Durata: 127 minuti

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