Dolmen – Recensione

PC PS4 PS5 Xbox One Xbox Series X

Nello spazio nessuno può sentirci urlare, però tutti possono sentire la nostra frustrazione per un titolo come Dolmen, che parte da un concept interessante, ma sbaglia totalmente nella sua realizzazione.

Sviluppatore / Publisher: Massive Work Studio / Prime Matter Prezzo: 39,99€ Localizzazione: Testi PEGI: 16 Disponibile Su: PC (Steam), PlayStation 4/5, Xbox Series X/S/One Data di Lancio: 20 maggio

In più di un’occasione mi è capitato di sottolineare di come due generi sono balzati all’attenzione di sviluppatori e publisher: i giochi live service e i soulslike. Avere una fetta in queste due torte prelibate vuol dire assicurarsi l’interesse di una community appassionata del genere, e sempre più viva.

Dolmen si inserisce nel secondo caso, ed è l’opera di un piccolo team, che partendo da una campagna Kickstarter nel 2017 ha dato il via ha creato un emulo di Dark Souls, ma con ambientazione spaziale. Il risultato però sembra perso in un angolo buio della galassia, dove nessun sole riesce ad arrivare con i suoi raggi.

DOLMEN HA PREMESSE SPAZIALI… MA SOLO QUELLE

Il Dolmen è una particolare risorsa, al pari della spezia di Dune: tutti la bramano, dato che si tratta di qualcosa di estremamente potente e misterioso, una fonte di energia impressionante. Ora, l’unico pianeta dove si trova questa risorsa è Revion Prime, e qui iniziano i problemi: nella fattispecie, un’installazione di ricerca e sviluppo che da troppo tempo non manda più segnali. Cos’è successo? Presto detto: lo sfruttamento del minerale ha aperto una dimensione da cui ne sono fuoriuscite mostruosità infernali, e toccherà a noi intervenire per scongiurare la minaccia, fermarne l’espansione e recuperare i dati sul prezioso minerale. Basta poco per inquadrare Dolmen: già la schermata del menù non ha offerto una buona prima impressione, dato che si presenta terribilmente spoglia e per di più con qualche problema di input. Dopo averci perso diversi minuti, riesco ad iniziare la partita, personalizzare esteticamente il mio personaggio, scelgo un equipaggiamento base, vengo teletrasportato sul pianeta e da qui inizia la mia avventura.

Dolmen Recensione

Noncadere, noncadere, noncadere, noncadere!

LE MECCANICHE CHE CI TROVEREMO DI FRONTE SONO GIÀ STATE VISTE IN NUMEROSI ALTRI TITOLI

Non mi piace sparare a zero su titoli che in qualche modo sono lo sforzo di un nutrito gruppo di persone appassionate del genere, che hanno cercato – tramite autofinanziamento – di creare una loro opera, libera da vincoli o pressioni esterne, ma proprio questa libertà, assieme a una palese inesperienza, hanno affondato drasticamente il progetto. Le prime sequenze fungono da semplice tutorial per acclimatarci sull’ostile pianeta, e notiamo subito diverse meccaniche o idee visive che non ci sono nuove: la possibilità di usare armi a lunga distanza è meccanicamente presa di peso dai due Nioh, mentre alla solita barra dei punti vita e stamina si aggiunge quella dell’energia accumulata, risorsa che possiamo usare per alcuni bonus momentanei, come recuperare punti vita o usare le armi a lunga distanza, esattamente come in The Surge, per non parlare dell’ambientazione che ricorda sin troppo Hellpoint. Plagi? Assolutamente no, ma chiari punti di riferimento da cui gli sviluppatori hanno attinto, un po’ una sorta di Arlecchino di tante meccaniche differenti, a cui manca un collante generico per tenersi in piedi. Questo rende tutta l’esperienza di gioco assolutamente insipida, impalpabile, totalmente inconsistente.

SPEGNERE IL FUOCO CON IL FUOCO

Non mi ritengo un esperto del genere soulslike, ma ciò che affascina me come penso tanti altri videogiocatori, è tutto ciò che rende incredibilmente complesso e brillante il level design così come le meccaniche di combattimento, proprio quelle due cose su cui Dolmen zoppica vistosamente.
Sul fronte level design purtroppo si nota una pigrizia e una confusione su come debba essere gestito e idealizzato, sul rendere futili gli stessi shortcut o peggio la mancanza degli stessi: tutto è un lungo corridoio da cui possiamo incappare in qualche ascensore o strada secondaria, ma la strada da prendere sarà sempre e solo una.

ANCHE IL COMBATTIMENTO DI DOLMEN È RICCO DI PROBLEMI

Molto peggio armi alla mano: la reazione è legnosa e inconsistente, non c’è mai un brivido di appagamento nello sconfiggere un nemico, che sono sempre troppo aggressivi e dotati di troppi, troppi punti vita, già durante le prime fasi. A questo aggiungete delle hitbox dei nemici totalmente da rivedere, con momenti dove riempirete di mazzate chi vi si para davanti, senza arrecare un minimo di danno. Di contro i nemici sono feroci, attaccano continuamente, dalla corta come dalla lunga distanza. Fuggire e schivare gli attacchi è quasi impossibile. In più di un’occasione mi è capitato di schivare ampiamente un attacco, vederlo andare a vuoto, eppure ricevere inspiegabilmente dei danni.

Dolmen Recensione

Un’estetica tra l’alieno e il macabro: un gioco di carne che si fonde con il metallo.

Ma la debacle del titolo si ottiene quando veniamo introdotti alla gestione degli attacchi elementali: fuoco, gelo, veleno, bonus all’attacco che possiamo applicare alle nostre armi per velocizzare gli scontri, peccato che manchi totalmente una logica nella gestione degli stessi. Se un nemico veleno è debole al ghiaccio – e volendo ci può stare – è assurdo che un nemico di fuoco, non sia debole al ghiaccio, bensì sia debole al… fuoco! Perché questo? Nessuno ce lo dice e questa mancanza ha reso l’esperienza di gioco ancor più detestabile giacché ogni volta che incontriamo un nuovo nemico, è necessario andare a tentativi per capire a cosa potrà mai essere debole. Ciliegina finale di una recensione che ho fatto davvero fatica a partorire è la mappatura dei tasti mutevole, tipo scale di Hogwarts. Ogni volta che ci si trova davanti l’apertura di una porta, il tasto di azione per aprirla cambia ogni volta. Questo ha portato la confusione a divenire semplice tedio, per un gioco che forse non meritava un lavoro così approssimativo.

In Breve: Il problema principale di Dolmen non è la sua stessa natura anacronistica, con un titolo in palese ritardo di una dozzina di anni, bensì del suo essere un non-gioco. La sensazione è più quella di giocare a un’alpha, qualcosa che ha bisogno ancora di mesi e mesi di ottimizzazione e, cosa più importante, una direzione artistica e creativa più convincente, perché in questo stato, Dolmen è un soulslike che si perde nello stesso mare del genere, tra cloni insipidi e simulacri vari.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Intel Core i7, 16GB RAM, GeForce GTX1650 Ti, HDD
Com’è, Come Gira: Nulla da segnalare sulla configurazione di prova in 1280×1024. Certo il colpo d’occhio è quello di un titolo povero di dettagli ed effetti visivi, dunque anche con una macchina di media potenza, si possono ottenere buone prestazioni.

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Pro

  • Bella l'idea delle morti come linee temporali che si creano e annientano.

Contro

  • Titolo vecchio di quasi dieci anni / Meccaniche puntellate e non funzionanti al 100% / Un minestrone di cose già viste, mal amalgamate / Tanti, troppi bug che minano l'esperienza generale.
5

Insufficiente

Tra un tunnel carpale e l'altro, amo Dwayne "The Rock" Johnson, Independence Day, Destiny e il DC Extended Universe, tutti buoni motivi per farmi odiare.

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