A tre giorni dalla Vigilia di Natale e nel delirio dei pacchi e contropacchi, a me viene sempre da pensare al bambino di Nintendo 64. Sarò anormale io, e per carità, anche lui benissimo non stava, però tutti noi appassionati di videogiochi sin dall’infanzia abbiamo avuto qualche momento di esaltazione goduriosa per un regalo relativo al nostro hobby preferito. Intanto, per chi non se lo ricordasse, agevolo il video, prima di proseguire in questa seconda riflessione natalizia del mese.
Ecco, nella sua sobrietà il ragazzino del Nintendo 64 ammetto che mi mette un po’ di nostalgia del tempo in cui non provvedevo da solo a sfamare i miei bisogni ludici. Un po’ perché c’erano le finestre di attesa, i momenti dell’anno in cui arrivavano giochi extra (Natale, compleanno, onomastico se mi andava di lusso) e dunque bisognava canalizzare i desideri con le liste in ordine di priorità, un po’ perché la bulimia ludica non era così diffusa (ma c’erano anche meno giochi) e dunque il valore percepito di ogni prodotto era più alto. Poi chiaro, da ragazzino a prescindere il tuo gioco è più bello di tutti, quindi fare una discussione critica su questi aspetti è abbastanza inutile, anche perché razionalmente al di là di un uso dei videogiochi meno vicino al consumo usa e getta non c’è nulla di quel periodo che rimpianga realmente del mercato, né tantomeno del mio approccio al gioco. Nondimeno, però, pensare ai regali videoludici di Natale mi fa tornare alla mente una serie di ricordi interessanti. Probabilmente il mio momento di esaltazione massima nello scartare un regalo a tema ludico risale al 1991, e riguarda l’arrivo a casa di un’Amiga 500+ tanto agognata, che mi trasportò nel mondo dorato dei “giochiconlagraficabella”.
Quando tutti andavano a nanna, c’eravamo sempre io e i miei videogiochi, nella notte più magica del mondo
Il Natale, da quel momento in poi, sarebbe stato il giorno franco per eccellenza, quello da passare rigorosamente a provare tutti i giochi che sarebbero arrivati, in una tradizione ultraventennale di attesa coscienziosa. Negli anni sarebbero giunti tanti capolavori, e ricordo ricerche incredibili per avere la PS2, la PSP, il network adapter di PS2, e giochi immortalmente indecorosi come il fantastico Libero Grande per PSX. Certo, non ho mai disdegnato i regali classici, con particolare attenzione alle piste di automobili, ai libri e ai giochi di società, ma quando tutti andavano a nanna, c’eravamo sempre io e i miei videogiochi, nella notte più magica del mondo. Ecco, la magia del Natale per me è anche una una lunga storia d’amore con il medium, e mi piace quasi sempre regalarmi un gioco per passarci qualche ora dopo lo scambio dei regali della Vigilia. Per questo motivo, quando ripenso al ragazzino del Nintendo 64, oltre all’ovvia risata che ne consegue, penso che abbia sempre avuto ragione lui.