C’è una notizia fresca fresca che ha fatto drizzare le mie barbute antenne: nel recentissimo Hackathon organizzato da Sky Sport HD, tenutosi nel cuore di Milano questo 28 e 29 maggio, a portarsi a casa l’ambito premio è stato un gruppo di giovani talenti grazie a un’idea che farà davvero contenti molti di noi, ovvero portare anche in Italia gli eSports in televisione! Gli obiettivi dell’evento davano davvero carta bianca ai partecipanti: innovare le modalità di fruizione del contenuto sportivo dell’omonimo canale satellitare, ideando al contempo anche un nuovo format sportivo. Come detta l’home page dell’Hackathon, la sfida offriva piena libertà di scegliere il medium, il linguaggio, il ritmo e la tecnologia per raccontare, vivere e condividere lo sport, e il team composto da Maurizio, Giulio, Angelo e Amir, già co-founder di GEC – Giochi Elettronici Competitivi, non ha perso l’occasione per spiegare in maniera dettagliata alla giuria di Sky l’importanza del gaming competitivo.
ESPN ha già trasmesso nel 2014 le finali del famoso MOBA targato Riot Games, viste da quasi trenta milioni di persone
A breve quindi potremo goderci le finali degli LCS di League of Legends comodamente svaccati sul divano di casa, davanti al televisore e senza dover bestemmiare contro la qualità della nostra linea internet? Purtroppo no: il fatto che Sky Sport abbia premiato tale idea non implica che la metta poi immediatamente in pratica, ma già il fatto che i vincitori abbiano “fatto aprire gli occhi” al network televisivo fa sperare per il meglio.
Certo, nel resto del mondo le cose hanno già cominciato a muoversi: ESPN, storica emettente televisiva statunitense dedicata interamente allo sport, ha già trasmesso nel 2014 le finali del famoso MOBA targato Riot Games, raggiungendo l’incredibile numero di 27 milioni di telespettatori durante l’ultimo round, tanto da arrivare al giorno d’oggi a dedicare un intero palinsesto a Starcraft, Hearthstone, Dota 2, LoL e compagnia bella.
Saranno proprio gli eSport a fare il grande passo portando la nostra passione al grande pubblico? Io, da buon sognatore, credo fortemente di sì: ho capito che ciò può essere davvero possibile dopo aver mostrato a qualche amico estraneo al medium videoludico Free to Play, meraviglioso film/documentario prodotto da Valve che racconta le vicende di vari “Pro Gamers” che devono, volenti o nolenti, fare i conti con la dura realtà della vita. Il verdetto? Volevano saperne di più, tanto da aver seriamente rischiato di installare Dota 2 e finire in un vortice di droga digitale, strategie, insulti e cirrosi epatica.
Le diatribe non mancano, soprattutto sui social, e per molti risulta ancora difficile classificare “questi giochini” come sport veri e propri. Eppure le differenze con altre discipline non sono poi così tante: sacrifici, dedizioni e duri allenamenti quotidiani. Io, anche se sono palesemente di parte, non posso che essere entusiasta di questa “rivoluzione”, e attendo con estrema ansia il giorno in cui potrò godermi le mie passioni senza dover ricorrere all’uso intensivo di banda larga.