La forza della narrazione

fifa 17 il viaggio italiano

Durante l’edizione appena conclusa della gamescom ho avuto modo di vedere tanta roba interessante che, in qualche caso, ha perfino cambiato la mia idea su alcuni titoli, facendoli schizzare dal “non li comprerei nemmeno sotto tortura” al “magari, nel cestone delle offerte…”. Giovedì 18 agosto ero ospite del padiglione EA, un’enorme area che il publisher aveva addobbato come una sorta di lounge bar, colmo di postazioni di gioco. Si trattava, ovviamente, di uno spazio ad accesso limitato alla stampa, e quindi molto vivibile e privo di file astronomiche. Diciamo che, se proprio avevi sfortuna, poteva capitarti di aspettare al massimo dieci o quindici minuti per provare uno tra Titanfall 2, Battlefield 1, il nuovo FIFA e Star Wars Battlefront. Avevo già messo le mani sul primo un paio di giorni prima al pre-evento Microsoft, mentre gli altri li ho lasciati lì per il mio atavico rifiuto verso la guerra e il calcio. Di Star Wars credevo di aver già visto tutto il possibile, e avrei scoperto solo successivamente la presenza in loco della simulazione in VR, rammaricandomi poi a lungo per non averci dedicato il giusto tempo.

Non avendo quindi grandi interessi in quel di EA, ho ordinato una spremuta d’arancio al bancone, me la sono portata a un tavolino un po’ isolato e ho cominciato a scrivere dei giochi visti negli appuntamenti precedenti. Vicino a me erano seduti gli sviluppatori di Titanfall 2, che discutevano animatamente, facendo anche un po’ di baccano. Ogni tanto alzavo gli occhi dallo schermo e sorridevo verso di loro, carpendo aneddoti più o meno divertenti sul loro lavoro. Una volta finito il mio resoconto scritto, ho allungato distrattamente l’occhio verso una delle postazioni di FIFA 17 e ho visto un filmato relativo alla nuova modalità The Journey. Incuriosito, ho ficcato il computer nello zainetto e mi sono seduto davanti allo schermo.

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Qualcosa nella modalità The Journey ha fatto breccia nel mio cuore

Se non mi conoscete, vi spiego un pochino del mio rapporto col calcio. Quando ero piccolo mio padre, tifoso storico della Lazio, mi obbligava bonariamente a tifare per la stessa squadra. Avevo una passione superficiale per il gioco del pallone, giacché non era che argomento per bisticciare con i compagni di classe e una scusa per attività collaterali, come la raccolta delle figurine dei calciatori. Crescendo, il mio interesse per lo sport più seguito d’Italia si è spento. Ho smesso di seguire il campionato, poi gli Europei, poi perfino i Mondiali. Conosco, come ogni frequentatore della rete, le personalità più famose e le vicende legate al calciomercato, ma mi fermo lì. Parallelamente, il mio rapporto con FIFA ha seguito la stessa parabola discendente: da giocatore abituale a giocatore della domenica, fino al distacco completo.

Eppure, qualcosa nella modalità The Journey ha fatto breccia nel mio cuore. Credo che sia questa dimensione narrativa ad accendere il mio amore per le storie e la voglia di vivere da protagonista vicende di riscatto sociale e personale. D’altronde, Rocky è uno dei miei film preferiti e io non ho mai visto un vero incontro di boxe nella vita. Scattò la stessa scintilla quando sentii parlare della avventura scritta e diretta da Spike Lee in NBA 2K16: Ne fui colpito pur non conoscendo nemmeno le regole base del basket.

fifa 17 anteprima provato immagine pc ps4 xbox onePer chi non lo sapesse, la modalità The Journey di FIFA 17 ci mette nei panni di Alex Hunter, un calciatore inglese che è riuscito a entrare in una squadra della Premier Legue e che deve farsi notare per diventare titolare. La cosa bellissima è che c’è un sistema di dialoghi come quello di Mass Effect, le cui scelte vanno a influenzare il grado di “carica” del giocatore. Nella prova si entrava in campo durante gli ultimi venti minuti della partita in sostituzione di uno degli attaccanti, per sbloccare un risultato ancorato al pareggio. Insomma, nei pochi attimi a disposizione si doveva fare la differenza e dimostrare che l’allenatore poteva fidarsi di noi. A parte la figura da cioccolataio che mi sono portato a casa (un grandioso 3-1 per la squadra avversaria che se fossi andato avanti mi avrebbe relegato in panchina per sempre) ho apprezzato tantissimo la spinta narrativa.

The Journey  ha già sbloccato l’obiettivo di incuriosire uno come me, cui il calcio fa solo il solletico

Non vi nascondo che mi sono staccato dalla postazione di prova con una discreta voglia di continuare l’avventura di Hunter, magari cominciando a portare a casa un risultato decente. Credo che anche per un gioco come FIFA, che vive sostanzialmente nelle terre del multiplayer, sia importante tentare la strada di una modalità simile, capace di intrattenere anche chi, come me, ha la necessità di sentirsi raccontare una bella storia. A prescindere che The Journey divenga o meno un progetto di successo, ha già sbloccato l’obiettivo di incuriosire uno come me cui il calcio fa solo il solletico. Considerato che vorrei finalmente comprare un capitolo di FIFA solo per scartare i pacchetti di figurine, The Journey è l’ennesimo motivo per investire sul nuovo capitolo della serie calcistica di EA, e magari purgare Mancini, indiscusso campioncino della redazione (tsk, ndKikko), alla prossima gamescom.

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