A che punto siamo col turismo virtuale?

assassin's creed unity turismo virtuale

Qualche anno fa sognavo di possedere videogiochi in cui potevi visitare le città del mondo, ricostruite minuziosamente fino all’ultimo particolare. Sarebbe stato tutto iper realistico: nessuna corsa a perdifiato, ma solo passeggiate per le vie di Londra, di Tokyo, di Roma o di New York, e sarebbe stato come essere lì. Una piccolissima interfaccia mi avrebbe ricordato quando mangiare o bere, mentre decidendo di prendere l’auto mi sarei beccato il traffico, e ci sarebbe stata persino la fila da fare al ristorante. Avrei potuto visitare i musei (ricostruiti anche quelli), per fingere di essere un avatar acculturato, oppure esplorare la città vivendo la vita mondana tra negozi e viuzze caratteristiche. Insomma, un simulatore di turismo che avrebbe permesso a tutti di spostarsi in capo al mondo senza fare un passo. Un sogno ambizioso: sapevo che non ci saremmo mai arrivati, ma in quella direzione ci si è mossi in modo intelligente.

Tutti, perfino i muri, sanno che tra poco partirò per il Giappone, come vi sto raccontando da mesi su YouTube assieme alla mia dolce compagna, una meta che negli anni ho esplorato con gli occhi infinite volte. Da amante dei videogiochi nipponici, infatti, la città di Tokyo è probabilmente quella in cui ho passato la maggior parte del mio tempo virtuale. È qualcosa a cui non fai minimamente caso, almeno fino al momento in cui non stai per andare davvero a Tokyo, ti metti a studiare un itinerario e… cavolo, ma io questa zona la conosco!

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ormai l’ambientazione è diventata essa stessa uno dei protagonisti del gioco

Mi è successo mentre esploravo Shinjuku su Google Maps, alla ricerca del mio futuro albergo. Girato un angolo, eccolo lì: il Don Quijote di Kabukicho. Dove l’avevo visto? Semplice, in Yakuza. Kabukicho è il quartiere dove si svolgono le avventure di Kiryu e, dopo aver giocato Yakuza 0 e Yakuza Kiwami e averne calpestato il suolo per almeno un centinaio di ore, lo conosco come le mie tasche. Proseguendo con Google Maps mi sentivo proprio come se fossi già stato in quei posti: riuscivo a orientarmi, mi sembrava perfino di conoscere alcuni negozi (oh, ma quello è il negozio di DVD zozzi!). È stata una sensazione stranissima, che mi ha riportato alla mente un altro episodio legato a Persona 5. Avendo vissuto profondamente la parte “sotterranea” della città, con i suoi incroci di metro, quando mi sono posto il dubbio su come affrontare gli spostamenti in un luogo in cui non ci sarebbero state indicazioni in inglese, mi sono ricordato: “oh, sì, ci sono, le ho viste in Persona 5”.

Un altro episodio che ricordo con piacere riguarda un bellissimo viaggio a Parigi: una volta tornato dalla capitale francese ho sentito il bisogno di tornarci virtualmente e ho cominciato a giocare ad Assassin’s Creed Unity. Penso di non aver quasi mai sfoderato le armi, ma piuttosto di aver passato il tempo “fuori” dalla Rivoluzione Francese, a studiare la città dall’alto, cercando di orientarmi alla luce della mia vacanza, aggrappato alle guglie di Notre Dame per scoprire che la riproduzione del gioco è sorprendentemente dettagliata. È stato bellissimo e romantico, probabilmente più di quando il gioco non intendesse essere.

Insomma, siamo ancora lontani da quel mio sogno di poter vivere 1:1 la vita del turista per esplorare una città (pensate che roba potrebbe venire fuori, con un caschetto VR in testa!). Ma è vero che c’è un interesse tangibile nella riproduzione delle città realmente esistenti, tanto che ormai l’ambientazione è diventata essa stessa uno dei protagonisti del gioco (Assassin’s Creed Unity ce lo ricordiamo per Parigi, Brotherhood per Roma). Chissà che, prima o poi, non si meriti addirittura di diventare l’unica vera star del progetto.

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