Gratta e gioca

gratta gioca

Volendo pensare all’argomento “caldo” degli ultimi giorni, il pensiero corre inevitabilmente ai loot box, che in parte già Davide aveva sfiorato in maniera molto più poetica settimana scorsa, ma che è tornato a imporsi all’attenzione di molti, dopo l’uscita di titoli AAA che ne fanno uno degli elementi di primo piano come Destiny 2, La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra e Forza Motorsport 7, a cui si aggiungerà presto anche Star Wars: Battlefront II (e sicuramente molti altri nei mesi a venire).

Dopo aver pagato settanta euro, quanti altri soldi volete da noi?

Stiamo parlando delle casse di bottino, per l’appunto sempre più frequenti nei nostri videogame preferiti, al cui interno si possono ritrovare in maniera casuale oggetti ed elementi perlopiù di natura estetica, che si possono ottenere nel gioco oppure comprati con denaro reale. Innescando, come potete facilmente immaginare, una serie di domande più o meno importanti: è giusto che a una persona venga chiesto di spendere altri soldi dopo che ha sborsato settanta euro per il gioco? Quanto ci vogliono lucrare sopra gli sviluppatori/publisher? Con i costi di sviluppo che continuano ad aumentare, una scelta del genere si può davvero giustificare? Se – come in alcuni dei casi citati – si tratta di oggetti puramente estetici che non hanno impatto diretto sul gameplay, è legittimo che vengano fatti pagare? Chi li compra è un gonzo? Con l’aggravante che il loot box non garantisce neanche di vincerli, ma offre solo una probabilità di vittoria, col rischio quindi che non si riesca mai a mettere le mani su uno specifico oggetto.

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A gettare benzina sul fuoco di una delle discussioni destinate, con ogni probabilità, a tenere banco per parecchio tempo nei mesi a venire, ci pensa anche ESRB (l’Entertainment Software Rating Board, che si occupa di classificare i videogiochi in Nord America), che è intervenuta sulla questione in maniera decisamente pilatesca, liquidandola con una dichiarazione che trovo aberrante.

Accettare che Forza o Destiny contengano elementi di gambling significherebbe accettare di classificarli come titoli per adulti

«ESRB non considera gioco d’azzardo i loot box. C’è sicuramente un elemento di casualità in questo genere di dinamiche, ma il giocatore ha la certezza di ricevere sempre del contenuto in-game, anche se si tratta di qualcosa che non voleva. Un principio analogo a quello dei giochi di carte collezionabili: a volte apri una busta in cui trovi una carta su cui avevi messo gli occhi da un po’; altre volte ti ritrovi solo con dei doppioni». Salvo dimenticarsi, in questa intrigante discussione semantica, che il gioco di carte, come dire, è quella roba lì. Negli altri casi, si tratta di meccaniche pensate con l’obiettivo di convincere la gente a spendere soldi. In Destiny 2, quando si ottiene un engramma luminoso (quello che contiene il loot estetico), il quantitativo di scintille, lucine colorate e scritte sullo schermo è di gran lunga superiore a quello di qualsiasi altro evento nel gioco. Non pensiate che sia un caso, ecco. E non sarà come la lotteria o il “gratta e vinci” dove puoi anche non portare a casa niente, ma i meccanismi e gli stimoli mentali che vengono scatenati quando si apre una cassa di bottino sono esattamente gli stessi, e come tali andrebbero regolati. Certo: accettare che Forza o Destiny contengano elementi di gambling significherebbe accettare di classificarli come AO (Adults Only), con quel che ne consegue in termini di vendite e percezione. Questo spiega – forse – la risposta di ESRB, ma di certo non la rende meno antipatica.

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L’andazzo generale è preoccupante, e la discussione sui loot box è destinata a tener banco ancora per un bel pezzo

Personalmente non sono poi troppo scandalizzato dalla questione, ma mi preoccupa molto l’andazzo generale. Mi spiego meglio: gli oggetti estetici mi interessano poco, se li sblocco in-game sono contento, ma non ho mai pensato una sola volta di tirar fuori la carta di credito per comprare delle casse di Overwatch o la polvere d’argento nell’Everversum. Mi ha indispettito di più, e infatti l’ho scritto, il meccanismo delle casse in Forza Motorsport, che invece hanno un impatto più diretto sulla progressione della carriera, e che lo avvicina ai giochi per cellulare che vendono gli acceleratori di tempo o robe simili.

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Con due aggravanti: la prima è che il gioco per cellulare è tipicamente gratis, e magari a un certo punto scatta pure il “toh, tre euro te li do volentieri, ci sto giocando da una settimana, alla fine mi sembra giusto riconoscerti che mi hai fatto divertire per così tanto tempo, e ci guadagno qualcosa pure io“, mentre Forza Motorsport 7 e Battlefront II costano settanta euro. La seconda aggravante è che in realtà non sto comprando un semplice “Esperienza 2X”, ma solo la probabilità (non nota) di ottenerla. Ed è molto, molto peggio, perché gioca – e perdonatemi il giro di parole – col fuoco, rischiando di innescare gli stessi processi che sono alla base della dipendenza nel gioco d’azzardo. Soprattutto, manco a dirlo, nei più piccoli.

La discussione, insomma, non è per nulla banale, non si limita al “ah, ma sono solo oggetti estetici“, tocca una ampia serie di problematiche e di argomenti e non può essere certo esaurita in queste poche righe. Insomma, ci torneremo su. Scommettiamo?

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