Rileggendo l’editoriale No spoiler, please! di Ivan Conte – che augurava malesseri intestinali a chiunque, nel corso degli anni, gli avesse in qualche modo rovinato la fruizione di un’esperienza videoludica con anticipazioni moleste – pigio sulla tastiera con la dovuta cautela, garantendovi innanzitutto una lettura spoiler free (beh, quasi).
Orbene, mi capitò un giorno, su un forum, terra assai rischiosa per quanto concerne la materia in oggetto, di incappare in una rivelazione che annunciava esplicitamente la morte di un personaggio principale in un celebre gioco avventuroso (visto come rimango sul vago, Kikko?). In principio la presi non proprio benissimo, maltrattando – verbalmente, s’intende, e senza eccedere – il responsabile, che si curò di oscurare immediatamente la frase rivelatrice. In realtà, arrivai in “anticipo” quando il post già pubblicato era ancora in fase di editing, almeno questa fu la scusa ufficiale e io accettai la buona fede. Come conseguenza, però, rimandai di parecchi mesi la fruizione del gioco in questione, sperando nel frattempo di dimenticare quanto malauguratamente appreso. Nondimeno, una rivelazione così chiara non si cancellò mai dalla mia mente.
Rassegnato, decisi infine di giocare [omissis], rendendomi conto di come la rivelazione, presa a sé, avesse una carica dannosa pressoché nulla, non certo in grado di inficiare l’intera esperienza. In primo luogo, c’era tutta una storia vasta e ben scritta, con personaggi carismatici, enigmi di primo livello e goliardia a palate, di quella che ti fa ridere anche di gusto quando necessario, e poi momenti più tesi, che seppur calati in un contesto frizzante non risultavano certo banali. La morte del non menzionato personaggio entrava di diritto in questa categoria: non c’era da piangere, chiaramente, ma la trovata era assai ben congegnata. E in realtà, non era tanto l’evento ad avere significato (in quanto temporaneo, dai, l’ho detto), quanto tutta la costruzione che portava al medesimo.
A volte sono io a cercare volutamente qualche spoiler
C’è anche da valutare quella che definirei l’entità percepita dello spoiler, perché se una recensione di Rogue One afferma che le spie ribelli protagoniste dello spin-off ambientato nella galassia lontana lontana per antonomasia, a fine pellicola, “non ne escono proprio bene” non ritengo opportuno gridare allo spoiler, anche qualora fossi a digiuno assoluto di Star Wars. In questo caso la colpa sarebbe solo mia, reo di aver tenuto la testa sotto le sabbie di Tatooine, e non mi sentirei certo di imputare il dolo al recensore.
A volte – e chiudo – sono io a cercare volutamente qualche spoiler. Dopo un’esperienza non certo entusiasmante con il primo The Walking Dead (per ragioni del tutto personali e soggettive), ero restio ad acquistare altri giochi Telltale. È stata un’immagine sul profilo Facebook di un amico a incuriosirmi: uno screenshot che mostrava Bigby, il lupo cattivo delle favole, in compagnia di un maiale (qui inteso proprio come animale) svaccato sul divano. Al sol vedere quell’immagine mi è letteralmente esploso il cervello. Ho fatto una ricerca su Internet e guardato un let’s play del passaggio in questione; come conseguenza, ho acquistato The Wolf Among Us, e il resto è Storia bellissima. Con tanti giochi che tendono ad assomigliarsi e in presenza di un’offerta videoludica vastissima, a volte è proprio qualche dettaglio spoileroso – ricercato o meno – a farmi propendere per l’acquisto, perché in grado di mostrarmi quegli elementi che un recensore “timoroso” magari non osa divulgare, ma a mio giudizio determinanti per valutare la qualità complessiva dell’opera.
Per quanto detto, ritengo che – salvo casi estremi – sia possibile vivere e convivere in armonia con gli spoiler, a maggior ragione se “involontari e onesti”. E per lo stesso motivo, infine, perdono quegli utenti un po’ birichini, omaggiandoli con una bella dose di Imodium per contrastare l’anatema lanciato dall’amico Ivan.