Caccia al tesoro

caccia al tesoro

In questi giorni, ma anche in queste settimane e persino negli ultimi mesi, prevedibilmente, si fa un gran parlare delle microtransazioni, che ormai compaiono un po’ dappertutto, anche nei luoghi dove meno ti aspetteresti di trovarle. Si trovano nella Terra di Mezzo dell’Ombra di Mordor, sui campi di pallacanestro di NBA 2K18, tra le galassie lontane di Destiny 2 e Star Wars Battlefront II, e tra un pistone e una marmitta di Forza Motorsport 7 e di Need for Speed Payback.

Le microtransazioni che incidono sul gameplay sono quelle che fanno arrabbiare di più, naturalmente

Insomma, le microtransazioni hanno abbandonato le terre un po’ selvagge del free-to-play e del mondo mobile per arrivare in massa anche nelle lande dei titoli AAA, venduti a prezzo pieno. E non sembrano intenzionate ad andarsene troppo presto, come emerge anche dalle ultime dichiarazioni di Take-Two, secondo cui tutti i suoi futuri titoli integreranno in maniera importante i pagamenti (più o meno micro che siano) in-game.

caccia al tesoro

Tutti indignati, ovviamente, noi per primi, soprattutto quando gli acquisti in-app possono influenzare direttamente il gameplay e cambiare l’esperienza di gioco, il modo in cui si progredisce e si va avanti; un’indignazione legata soprattutto al fatto che stiamo parlando di titoli venduti a prezzo pieno, dove ritengo legittimo attendermi di poter godere dell’esperienza completa senza particolari limitazioni, o quantomeno senza che sia incentivato a spendere altri soldi (o sia penalizzato se non lo faccio).

dire che gli oggetti estetici non hanno un impatto diretto sul gioco è una mezza bugia che ci raccontiamo per essere a posto con noi stessi

Perché un conto sono gli oggetti estetici e gli abbellimenti, che pure sono importanti ma non penalizzano l’esperienza ludica “pura” in sé, un altro è incidere sulle dinamiche di gameplay vere e proprie. Poi certo, anche questo è un punto sul quale si potrebbe comunque obiettare, e sul quale io stesso ho qualche riserva, perché in un certo qual modo anche la “forma” costituisce parte dell’esperienza di gioco: abbellire il proprio personaggio con una skin rara o montare un’illuminazione fluorescente sotto la scocca della macchina possono comunque arricchire l’esperienza ludica complessiva. In altre parole, dire che gli oggetti estetici non hanno un impatto diretto sul gioco è una mezza bugia che ci raccontiamo per essere a posto con noi stessi, perché poi siamo tutti contenti quando dalle casse esce un item raro o particolarmente figo, e ci vantiamo di poterlo equipaggiare… altro che storie. Ci secca doverlo pagare, certo, ma non è vero che è “inutile”.

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Dobbiamo sempre ricordarci che le microtransazioni stanno prendendo tanto piede per il semplice fatto che funzionano

Ci sono un altro paio di punti importanti, sulla questione microtransazioni, che spesso ci dimentichiamo di citare quando se ne parla. Il primo, magari banale ma che è sempre bene ribadire, è che i publisher non sono onlus fondate per realizzare i nostri infantili sogni di felicità, ma aziende che nascono e operano con l’obiettivo di fare soldi. Dimenticarsene è senza dubbio comodo, ma sbagliato. Il secondo punto, forse ancora più importante, è che le microtransazioni stanno prendendo così tanto piede (e probabilmente sempre più ne prenderanno in futuro) per il semplice fatto che funzionano. La gente le usa.

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A dispetto della nostra indignazione, c’è un numero sempre maggiore di giocatori che non si fa troppi problemi a spendere qualche euro in più per ottenere degli extra di cui, evidentemente, è contento. Titoli come il primo The Crew hanno guadagnato (e continuano a guadagnare) vagonate di soldi grazie agli acquisti in-game, molto più che con le vendite nei negozi; in generale, Ubisoft ha recentemente pubblicato un report per gli azionisti nel quale si legge che “le spese ricorrenti dei giocatori” (leggasi microtransazioni) sono aumentate, nell’ultimo anno, dell’83%. Se fosse vero che le microtransazioni sono così odiate da tutti, credetemi (in virtù di quanto detto sopra a proposito delle onlus) che sarebbero già sparite da un pezzo.

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