Ubisoft ha alle spalle una lunga storia di videogiochi che avrebbero potuto affrontare dei temi politici complessi, senza però mai addentrarsi davvero nelle tematiche più pressanti. Far Cry 6, invece, interromperà questa tradizione, almeno stando alle parole del narrative director Navid Khavari.
Khavari ha infatti scritto una lettera aperta che è stata pubblicata sul sito ufficiale del publisher. Lo scritto si apre con una dichiarazione piuttosto importante: “la nostra storia è politica“. Il narrative director spiega che una storia incentrata su una rivoluzione deve avere delle connotazioni politiche. Nel caso di Far Cry 6, il gioco affronta vari temi come le conseguenze dell’imperialismo, i lavori forzati, la necessità di garantire elezioni libere, la concessione dei diritti agli appartenenti alle minoranze LGBTQ+, e molte altre tematiche delicate che ci si aspetterebbe siano previste in un contesto come quello di Yara, un’isola caraibica fittizia governata da un regime totalitario di stampo fascista.
Lo stesso Khavari poi precisa che per creare l’ambientazione del videogioco, il team si è ispirato non soltanto a Cuba, ma anche ad altri paesi che nel corso della loro storia sono stati al centro di rivoluzioni. Per questo sono stati impiegati degli esperti e dei consulenti incaricati di analizzare la storia di Far Cry 6 affinché la storia del gioco sia stata narrata con la giusta sensibilità a temi più importanti. L’esponente del team di sviluppo precisa, inoltre, che il gioco non vuole tratteggiare una situazione simile a quella cubana, bensì narrerà una vicenda complessa dalle diverse sfaccettature, con maturità ma anche con un certo livello di ironia.
Scopriremo se gli sviluppatori saranno riusciti a bilanciare il tutto a dovere quando Far Cry 6 raggiungerà gli scaffali, il prossimo 7 ottobre.