Viewfinder – Recensione

PC PS5

Davanti allo spettacolo della natura non possiamo che rimanere a bocca aperta, incantati e innamorati. Quando però la Terra è in pericolo ci chiudiamo in noi stessi e non facciamo nulla per cambiare le cose, ecco perché esiste Viewfinder

Sviluppatore / Publisher: Sad Owl Studios / Thunderful Publishing Prezzo: ND  Localizzazione: Testi PEGI: 3 Multiplayer: Assente Disponibile su: PS5 e PC (Steam) Data d’uscita: 18 luglio 2023

Viewfinder, sviluppato da Sad Owl Studios e pubblicato da Thunderful Publishing, è un atto d’amore, una lettera d’amore. Sfortunatamente, non quella lettera d’amore tanto inflazionata da chi scrive abitualmente di videogiochi. Il videogioco in questione è un vero e proprio manifesto scritto con il sangue e le urla di chi non ce la fa più a vedere il mondo bruciare. Un amore per ciò che ci circonda, per il futuro e per il videogioco mescolati insieme a formare una miscela puzzle dal gusto amaro ma deciso.




Non è un caso che l’uscita di Viewfinder sia stata settata proprio il 18 luglio 2023, o almeno io credo che non sia un casualità. Stiamo affrontando un’estate caldissima con temperature in Italia che si aggirano intorno ai 40 gradi, e la colpa di tutto questo è solo nostra. Proprio per questo Viewfinder ci dice subito che c’è un problema: la crisi climatica. E che bisogna risolverlo.

SALE LA TEMPERATURA DI VIEWFINDER

Basta, non serve altro e non voglio dirvi altro per lasciarvi scoprire da soli il mistero dietro Viewfinder, esplorando e leggendo i post it e le note sparse in giro per i livelli. Perché sì, il titolo è un puzzle game narrativo diviso a livelli (segreti e non). Mi spiego meglio: ogni zona ha un tot di portali che portano a tot livelli da risolvere seguendo una stessa meccanica.

Questa scelta permette a praticamente tutti di apprezzare il gioco

Quando viene introdotta una nuova meccanica, il gioco la reitera in diverse forme per quasi tutti i livelli del portale e a volte della zona. Mentre nei livelli più avanzati, quando ormai il videogiocatore ha imparato a gestire tutte le situazioni, le meccaniche si mescolano creando enigmi sempre più difficili da risolvere. Questa scelta permette a praticamente tutti di apprezzare il gioco: chi cerca la sfida, gli enigmi e la velocità di risoluzione, può tirare dritto saltando da un portale all’altro e mettersi alla prova con puzzle devo dire sempre molto brillanti; chi cerca, invece, la calma, la storia e le buone sensazioni può esplorare le varie zone dove ci sono i portali, e anche nei portali (teleport) stessi, per scoprire dettagli, ascoltare le storie dei protagonisti e godersi un bel po’ di ottimo design.

La luce è una somma della vita.

Prima di parlavi del perché a livello di meccaniche, ma immagino che vedendo il trailer ve ne siate già accorti, Viewfinder è uno dei puzzle game più interessanti degli ultimi anni, è proprio sui dettagli e di conseguenza sulla narrativa che voglio soffermarmi. Ogni zona è piena zeppa di piccoli oggetti: stoviglie, carte, fogli, vasi, tutti elementi collegati ai protagonisti del racconto. Perché parlo di “protagonisti del racconto”? Perché in Viewfinder noi siamo solo un mezzo, un investigatore che sta cercando indizi per scoprire la vita di questi scienziati e capire come risolvere il famoso problema iniziale. Questi scienziati, però, non hanno vissuto in un asettico laboratorio come potremmo pensare, al contrario, hanno “vissuto” l’ambiente che li circonda come fosse la loro casa. Hanno piantato alberi, hanno costruito lavagne e scarabocchiato in giro; hanno appiccicato post it con le loro idee, sensazioni e emozioni in giro. E hanno lasciato addirittura delle registrazioni su dei vinili ascoltabili accendendo il grammofono presente in quasi tutti i livelli. Una cura che ha pochi precedenti e che rende il mondo di gioco vivo o, meglio, vissuto.

Questa è la vera magia dei puzzle di Viewfinder: ogni meccanica, ogni enigma è funzionale alla trama

Questa è pura narrativa ambientale ed è uno degli elementi più importanti in un videogioco. I videogiochi sono tante cose, arte in primis, ma in particolare sono esperienze e le esperienze come al teatro, al cinema o ad un museo dipendono tanto da quei piccoli gesti, da quelle piccole accortezze che possiamo ascoltare, annusare, sentire. Come esseri umani tendiamo a registrare in memoria piccoli frammenti, situazioni, e le leghiamo sempre a qualche particolare. Viewfinder rimane impresso nella nostra testa proprio per questo amore che gli autori hanno voluto mettere al suo interno, molto di più dell’impatto scenografico della foto che diventa realtà o del quadro che con una certa prospettiva esce fuori dalla tela.

LA QUARTA PARETE

Viewfinder rompe più volte la quarta parete e per la maggior parte dei casi lascio a voi scoprire come; quello più immediato è quello che potete vedere nel trailer: le foto e i dipinti diventano realtà. Questa è la meccanica puzzle principale del gioco: quelle che apparentemente sono immagini bidimensionali, se posizionate nello spazio, diventano reali, mantenendo la prospettiva e sovrascrivendo cosa c’è sotto. Sì, avete capito bene, mantenendo la prospettiva. Si tratta di un gioco simile alle illusioni di Superliminal, in cui le dimensioni ingigantite perché si avvicina l’oggetto alla vista, diventano reali nel mondo di gioco. Questo significa che, se non si fa attenzione, si rischia di sovrascrivere parti della mappa essenziali per la risoluzione dell’enigma, di solito trovare una batteria per attivare un teleport o costruire un percorso per raggiungerlo. Questa meccanica è solo l’ossatura e il gioco la utilizza in svariati modi. Quello più scenografico è la fotocamera che si può vedere anche nel trailer. Grazie alla fotocamera il giocatore può imprimere nella polaroid una parte di mappa e richiamarla nella zona scelta semplicemente zoomando e sfruttando quel gioco di prospettiva di cui vi ho parlato.

L’opera è piena di citazioni.

Ora, la fotocamera è sì uno strumento fighissimo, ma allo stesso tempo non è il game changer per tutto come può sembrare. In tantissimi livelli, infatti, la fotocamera non viene proprio data al giocatore, dimostrando l’acume di chi ha ideato i puzzle: ti do uno strumento che ti fornisce una sensazione di libertà totale, quasi come se stessi barando, e poi te lo limito, te lo tolgo o ti faccio capire che è solo una delle leve da tirare per risolvere gli enigmi.

I videogiochi dipendono tanto da quei piccoli gesti, da quelle piccole accortezze che possiamo ascoltare, annusare, sentire

Questa è la vera magia dei puzzle di Viewfinder: ogni meccanica, ogni enigma è funzionale alla trama. I puzzle evolvono in complessità, in struttura e in classe, più si va avanti nel gioco e hanno sempre una giustificazione narrativa spiegata o dai vari coprotagonisti del gioco o dalle informazioni presenti sui post it, nelle note o nei vinili.

In Breve: Viewfinder era il gioco di cui avevo bisogno. Si va ad affiancare a quei puzzle narrativi dal forte impatto emotivo e ludico come Superliminal, The Stanley Parable, Mainfold Garden e altri di cui non faccio l’elenco altrimenti la recensione diventa una “Top Ten Best Videogiochi di Sempre”. E proprio come quest’ultimi Viewfinder trova una meccanica su cui ruotare attorno e racconta una storia che colpisce e lascia il segno, insegnando a chiunque faccia videogiochi lì fuori che non serve a nulla sparare in alto con mille skill tree o opzioni aggiuntive che nessuno userà mai, se non per far colore quando si fa la campagna marketing. Il videogioco è fatto di buon design ludico e narrativo e basta una piccola scintilla per trasformare uno schizzo di idea fatta su un tovagliolo in un’opera d’arte vera e propria. Basta mandare un messaggio preciso all’utente, un messaggio che non importa se verrà condiviso o meno perché è il tuo personale e per farlo devi far sì che ogni pezzo si incastri bene con l’altro come in una macchina perfetta. Il messaggio di Viewfinder è chiaro: il pianeta sta morendo e noi lo stiamo uccidendo, è il momento di fare qualcosa. Forse è il caso che gli diamo ascolto.

Piattaforma di prova: PC
Configurazione di prova: I7 9th gen, 16 GB di RAM, GeForce GTX 1660 ti, SSD
Com’è, Come gira: FPS stabili, nessun problema rilevato. Si tratta di un gioco davvero molto leggero, quindi è difficile avere problemi di qualche tipo. Funziona bene anche con il gamepad.

 

Condividi con gli amici










Inviare

Pro

  • Perfetto level e game design / Ottima narrativa ambientale e non solo / Esteticamente accattivante

Contro

  • I menu sono inguardabili
9

Ottimo

Password dimenticata