Quando qualcuno vi verrà a dire che passate il tempo al PC senza fare nulla (in ufficio capita, in effetti) ora potete rispondere che almeno non avere rotto il multiverso come The Kid, il protagonista di What Lies in the Multiverse!
Sviluppatore / Publisher: Studio Voyager, IguanaBee / Untold Tales Prezzo: 14,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 16 Disponibile Su: PC (Steam, Epic Games Store, GOG), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S, Nintendo Switch Data di Lancio: Già disponibile
Prima di entrare nel vivo della recensione di What Lies in the Multiverse è il caso di soffermarsi un istante su un concetto molto importante all’interno del gioco e quasi mai sentito finora: il multiverso. Con questo termine generalmente si identica la contemporanea esistenza di più piani temporali, che differ… ok, ho già tirato la gag fin troppo per il lungo: nel 2022 non ritengo probabile che esista qualcuno che ancora non abbia imparato, volente o nolente, cosa sia il multiverso.
Probabilmente la definizione più azzeccata e calzante del fenomeno oggi sarebbe quella di elemento narrativo indispensabile a qualunque prodotto di intrattenimento in questo particolare periodo storico (chissà perché ci piace immaginare cosa avrebbe potuto andare diversamente, eh…). Per scoprire se Studio Voyager & IguanaBee abbiano maturato l’idea per il loro gioco prima che il multiverso entrasse anche nella soap pomeridiane di Rete4, però, vi rimando al TGM Incontra che troverete sul prossimo TGM #390, mentre i motivi per cui dovreste giocare in ogni caso il loro titolo multiversale sono esposti qui sotto.
QUINDI, WHAT LIES IN THE MULTIVERSE?
The Kid è un ragazzo come tanti. Una cameretta in disordine, tanto tempo libero e una passione smodata per le simulazione di dimensioni parallele sul pc domestico: le solite cose, insomma. Solo che un giorno le cose non vanno come al solito, la simulazione va in crash e The Kid si ritrova per qualche istante dentro quello che ha tutta l’aria di essere un laboratorio supersegreto.
THE KID È UN RAGAZZO COME TANTI, ALMENO FINCHÉ UNA SUA SIMULAZIONE NON LO CATAPULTA NEL MULTIVERSO
Ora, visto che il multiverso è un concetto profondamente fumettistico, ho deciso che costellerò questo articolo di citazioni nerd, perciò vi segnalo che Zenith è un fumetto molto interessante, un tassello fondamentale nella decostruzione del figura del supereroe scritto da Gran Morrison, ma è anche (casualmente?) il nome di questa polizia del multiverso che sta dando la caccia a Everett (e questa, per altro, è anche la trama della serie TV Loki, a proposito di citazioni meta-fumettistiche).
OGNI SOLUZIONE A UN UNIVERSO DI DISTANZA
Senza farla troppo lunga né spoilerante, ché la scrittura è sicuramente una delle vette del gioco di Studio Voyager, The Kid (e quindi il giocatore) si trova in possesso di uno strumento che consente di passare con un click tra due universi paralleli. Questa meccanica, per quanto già vista altrove, qui viene usata per declinare in forma diversa il platform (con una spruzzata di Fez e di Braid). Al centro della rivisitazione ci sono gli ubiquitous, ovvero gli oggetti presenti in entrambi gli universi. L’esempio più banale può essere quello di una cassa, bloccata in una dimensione, ma che può essere spostata semplicemente accedendo all’altra realtà parallela dove l’ostacolo che ne impedisce il movimento è assente.
Nel corso delle circa sei-sette ore necessarie al completamento, What Lies in the Multiverse espande notevolmente questo concetto introducendo scenari paralleli a gravità invertita, mondi velenosi in cui non si può rimanere più di qualche secondo e realtà invase dalle piante o dal ghiaccio, dove la combinazioni di elementi presenti nell’una e nell’altra consente persino di creare mosse speciali. Chi ha visto Spider-Man: No Way Home (o semplicemente chi non ha vissuto su Plutone nell’ultimo lustro), sa però che queste cose non vanno mai a finire bene, e così a un certo punto del gioco la realtà inizia a sgretolarsi sotto gli occhi di The Kid (come in una delle tante Crisi della DC Comics), creando squarci dimensionali nei livelli che aggiungono ulteriori strati di profondità, per poi esplodere in un paio di scenari in cui una svolta narrativa mette fuori gioco lo switch dimensionale. Insomma, non si sa mai cosa aspettarsi da What Lies in the Multiverse, ma si può stare sicuri di due cose: che ci sarà da divertirsi, e che per quanto complicata sia la situazione, la chiave di volta si nasconde a uno o più colpi di switch di distanza.
IL VERO VALORE AGGIUNTO DEL GIOCO, TUTTAVIA, RISIEDE UN COMPARTO NARRATIVO DI ALTO LIVELLO
In Breve: “Bisogna saper scegliere il tempo, non arrivarci per contrarietà” cantava qualche decennio fa Guccini, e bisogna ammettere che What Lies in the Multiverse il tempo lo centra perfettamente, sincronizzando la sua uscita nel pieno della febbre multiversale che accalora l’intera industria del divertimento. Oltre il multiverso però c’è di più: non solo una gimmick, ma una meccanica che consente a Studio Voyager di sfoggiare alcune idea sul platform niente male. Ma soprattutto c’è una capacità di raccontare la tragedia con ironia e di creare un legame coi personaggi piuttosto rara.
Piattaforma di Prova: Xbox Series X
Com’è, Come Gira: Nulla da dire, lo switch dei mondi è gestito senza alcun battito di ciglia (anzi, c’è addirittura un obiettivo che richiede di cambiare universi così velocemente da far vomitare The Kid). La pixel art colorata e invitante contribuisce poi al gran bel colpo d’occhio.