World's End Club – Recensione

Switch

World’s End Club è un gioco di piattaforme bidimensionale estremamente lineare, inframezzato da semplicissimi nonché ripetitivi enigmi

La trama è densa di interrogativi, e la formula da road trip riesce a mantenere alta l’attenzione anche grazie all’accompagnamento sonoro, differente a seconda dei distretti visitati, mentre la presenza di diversi bivi nella vicenda porta ad altrettante sequenze narrate e d’azione, da rivisitare una volta terminata per la prima volta l’avventura in modo da esplorare le scelte inizialmente scartate e andare a caccia di collezionabili, ovvero adesivi più o meno rari con cui popolare l’apposito album.

world's end club recensione

Una battaglia a colpi di palle di neve con uno yeti. Il look di certi fondali è davvero poco ispirato.

Il punto debole sotto questo aspetto è la mancanza di una vera e propria coerenza narrativa. I giovani scolari (alcuni paiono invero un po’ troppo cresciuti per frequentare la medesima classe…) funzionano grazie all’alchimia che intercorre tra di loro, ma presi singolarmente appaiono come blandi quanto prevedibili archetipi.

ONESTAMENTE?

Questo vuole dire che gli episodi dedicati ai singoli (quando ad esempio sviluppano il proprio potere in un momento di pericolo) risultano inevitabilmente triviali, una condizione esacerbata dalle dozzinali sequenze d’azione contro cui abbiamo già puntato il dito. La morale è che World’s End Club è un gioco migliore della somma delle singole parti, ma non per questo imprescindibile.

WORLD’S END CLUB è UN GIOCO MIGLIORE DELLA SOMMA DELLE SUE PARTI, MA NON PER QUESTO IMPRESCINDIBILE

È portato sulle spalle dalla buona scrittura che è lecito aspettarsi da penne eccellenti quali Kotaro Uchikoshi e Kazutaka Kodaka, ma giocandolo c’è quella disturbante sensazione che ti spinge a pensare quanto sarebbe ben più godibile il tutto sotto forma di visual novel, scartando dunque quei blandi momenti arcade che – paradossalmente – rappresentano la spina dorsale dell’esperienza e che si trovavano maggiormente a loro agio nella semplicità propria dei giochi per cellulare, senza particolari offese rivolte al mondo mobile. L’ambientazione anni Novanta e il cast composto da giovanissimi riesce a evocare quel mix composto da nostalgia, voglia di avventura e amicizia tanto genuina quanto irrimediabilmente perduta tipica di pellicole quali The Goonies o Stand by Me, ma le buone vibrazioni, da sole, non riescono a reggere un gioco altrimenti trascurabile. Un vero peccato.

In Breve: Kotaro Uchikoshi e Kazutaka Kodaka ci hanno abituati a trame geniali, e questo sarà un ottimo biglietto da visita per il futuro di Too Kyo Games. Non è questo però il gioco che porterà immediata gloria al nuovo marchio, giacché World’s End Club è un gioco mediocre, senza mezze misure. La narrazione è intrigante, ma le sequenze arcade sono basilari tanto nella resa grafica quanto nell’azione. Un mezzo passo falso, ma la partita è appena iniziata.

Piattaforma di Prova: Nintendo Switch
Com’è, Come Gira: Una discreta direzione artistica si sposa con fondali spesso spartani senza causare particolari problemi a Switch. Per lo meno i controlli tradizionali sono un netto passo avanti rispetto a quelli imprecisi su Apple Arcade.

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Pro

  • Discreto character design da parte dell'illustratore Take / Trama interessante, e possibilità di tornare indietro per esplorare scelte inizialmente scartate.

Contro

  • Sequenze arcade banali come poche / Sfida inesistente / I personaggi stereotipati funzionano esclusivamente nell'insieme.
6.8

Sufficiente

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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