Amnesia Collection - Recensione

PS4

Per quel che mi riguarda, Frictional Games meriterebbe un omaggio antologico anche più vasto della Amnesia Collection, magari un cofanetto con la remastered dei due Penumbra (che non esiste, proprio quando ci vorrebbe), lo stesso Amnesia: The Dark Descent e il più recente SOMA, l’unico a essere già arrivato su PS4. D’altra parte, l’offerta uscita questa mattina sul PlayStore è pur sempre composta da un vero capolavoro, da un gioco “semplicemente” buono e da un divertissement di un paio d’ore, ovvero dalla variabile sostanza ludica delle tre avventure pubblicate sino a oggi, solo in due casi opera del team svedese. Lo spin-off A Machine for Pigs, tuttavia, è realizzato da un altro grande studio indipendente, The Chinese Room, e a meno di 30 euro (circa 21 con l’attuale sconto Plus) l’acquisto della Amnesia Collection potrebbe addirittura diventare un dovere morale, a patto che si ami l’horror privo di compromessi.

PANICO LOVECRAFTIANO

La Amnesia Collection può assumere su PS4 anche un valore “storico”, nel caso qualcuno pensasse che gli spaventi in prima persona, nei panni di personaggi totalmente vulnerabili, sempre in fuga nell’oscurità, siano iniziati con il pur valido Outlast: al di là dell’assenza di elementi enigmistici, il gioco di Red Barrels riprende dai titoli di Frictional (solo PC, prima di SOMA) l’estremizzazione assoluta del concetto di survival horror, non con la scarsità di risorse ma addirittura con la totale vulnerabilità agli assalti dell’ignoto. Amnesia: The Dark Descent, in questo senso, è senza dubbio uno dei titoli horror più importanti e seminali degli ultimi 10 anni, con influenze profonde (vedi anche Alien: Isolation e Resident Evil 7) in tanti colleghi contemporanei.

Amnesia

l’acquisto della Amnesia Collection potrebbe addirittura diventare un dovere morale, a patto che si ami l’horror privo di compromessi

Il disturbo della memoria che dà il titolo alla serie riguarda tutti i suoi protagonisti: nel primo Amnesia ci troviamo nel panni di Daniel, giovane assistente che si risveglia privo di ricordi nel castello di Alexander, Barone di Brennenburg, coinvolto in strani esperimenti di cui lui stesso sembra in qualche modo responsabile; in Amnesia: A Machine for Pigs, il nostro sfortunato immemore è Oswald Mandus, ricco industriale che cerca di ricostruire le proprie memorie su una spedizione tra le rovine azteche, e soprattutto su qualcosa di terribile che, da quei luoghi, sembra essersi insinuato in uno strano macchinario, posto alla base della sua enorme magione-fabbrica; infine, la protagonista di Amnesia: Justine deve sottostare a un sadico gioco, quasi una versione settecentesca di Saw, in cui le viene chiesto di risolvere una serie di enigmi (tre, per la precisione) o di uccidere le vittime connesse agli stessi indovinelli, intrappolate in stanze bizzarre e marchingegni vari. Anche in questo caso la poveretta non ricorda nulla, temporaneamente graziata dal dono dell’oblio.

Il sistema di gioco, in quest’ultimo caso, è esattamente lo stesso di Amnesia: The Dark Descent: la lanterna, l’olio e gli acciarini ci difendono dal buio più profondo, mentre il livello di “sanità mentale” indica il nostro stato emotivo di fronte all’oscurità e alle visioni, con tremolii e offuscamenti della soggettiva che possono arrivare fino al panico paralizzante, ridotti a un ammasso di carne tremante in qualche angolo del castello. Il gameplay testimonia ancora più chiaramente l’amore di Frictional per H.P. Lovecraft, e tuttavia si arricchisce in Amnesia: The Dark Descent di una scrittura più articolata, di precisi riferimenti storici (l’alchimista Heinrich Cornelius Agrippa) e di suggestioni letterarie che stazionano dalle parti di Poe e Mary Shelley, per poi rituffarsi convintamente nelle profondità oscure e incomunicabili del genio di Providence.

TRAPPOLA PER MAIALI

La citata distanza qualitativa con A Machine For Pigs non dipende certo dalla trama, e anzi il tocco di The Chinese Room rende il racconto denso e originale.

Amnesia

The Chinese Room cerca di portare Amnesia sul suo terreno, con risultati meno efficaci rispetto all’originale

Purtroppo, però, risulta anche evidente il tentativo – non sempre riuscito – di portare Amnesia su un terreno diverso: spariscono dettagli centrali, come i livelli di follia e l’inventario con gli oggetti degli enigmi, proprio per privilegiare ancor più atmosfera e narrazione, ma l’effetto finale è più sbilanciato e meno “giocabile” rispetto ai titoli di Frictional, meglio mixati fra puzzle ambientali, situazioni da vero panico e soluzioni (quasi) stealth per sfuggire alle creature. È un po’ come se Nicolas Winding Refn cercasse di girare un film scritto ed ideato da Denis Villeneuve, buttando sprazzi di talento a destra e a manca ma cercando di rispettare, per il resto, la poetica del collega: il risultato non potrebbe essere perfetto, specie nei tratti più imitativi, ma varrebbe comunque la pena di essere visto. In tutti i casi, comunque, va rimarcato l’eccellente contributo della colonna sonora dinamica, opera dei pluripremiati Mikko Tarmia per Frictional e Jessica Curry dalla parte di The Chinese Room.

Chiudo con un paio di parole sulla prestazione tecnica: di base, senza sorprese, ci troviamo davanti a un porting piuttosto stretto delle rispettive versioni PC, belle nell’atmosfera ma non certo all’ultimo grido in termini di modellazione poligonale e texture, nemmeno al momento della pubblicazione. All’epoca, ovvero prima del notevole salto qualitativo di SOMA, il motore grafico proprietario HLP era scritto per consentire un rapido utilizzo da parte di una manciata di sviluppatori, e tuttavia garantisce oggi come allora tutti i tocchi d’atmosfera di cui il gioco ha bisogno, insieme a un funzionale e diffuso uso della fisica. La mancanza più vistosa dell’Amnesia Collection, se vogliamo, è quella dell’editor per livelli e modifiche, sfruttatissimo su PC per costruire innumerevoli storie amatoriali, talvolta di alta qualità. Chissà, magari nella prossima generazione console cambierà anche questo.

La lacuna era vistosa e andava assolutamente colmata: a distanza di 6 anni arriva su PS4 uno dei giochi più influenti per i videogiochi horror contemporanei, Amnesia: The Dark Descent, accompagnato dall’espansione Amnesia: Justine e dallo spin-off Amnesia: A Machine for Pigs di The Chinese Room. Quest’ultimo, per la verità, non è esattamente al livello dei lavori di Frictional Games, non per particolari demeriti della“guest star” d’eccezione (tornata, anzi, a graffiare con Everybody’s Gone to the Rapture), ma per la minore efficacia delle dinamiche in termini strettamente horror. Ciò non toglie che l’Amnesia Collection sia un pezzo assolutamente da avere, da cui non è lecito aspettarsi una grafica da paura ma solo (ahr, ahr) la paura vera.

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Pro

  • Eccellente stile narrativo, in tutti i casi.
  • Amnesia The Dark Descent tocca vertici di paura mai visti in un videogioco.
  • Imperdibile per gli amanti dell'horror su PS4.

Contro

  • Nessuna miglioria tecnica, su una base già molto datata nel 2010.
8

Più che buono

Marietto è così dentro alla sci-fi che non riesce a trovare la strada per uscirne. Per lui i videogiochi sono proprio questo, una porta per accedere a un pezzo di fantascienza che si realizza qui e ora, senza aspettare la fine del mondo.

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