Dopo la prova del mese scorso siamo andati molto più a fondo (in tutti i sensi) con Donkey Kong Bananza, gioco che promette di non far rimpiangere la mancanza di un “vero” Mario su Switch 2. Tutto è nelle manone di DK e credeteci, il gorillone Nintendo sa bene come usarle.
Sviluppatore / Publisher: Nintendo EPD / Nintendo Prezzo: 79,99 Euro Localizzazione: Completa Multiplayer: Coop PEGI: 7 Disponibile Su: Nintendo Switch 2 Data di Uscita: 17 Luglio 2025
Poche settimane fa vi avevamo lasciato con le nostre prime, ottime impressioni su Donkey Kong Bananza, gioco che ha sulle spalle una responsabilità non da poco: traghettare Switch 2 verso la nuova stagione videoludica facendo dimenticare ai fan Nintendo la mancanza (temporanea) di un “vero” Mario new-gen.
Inizialmente le sensazioni destate da questa inedita avventura del gorillone non erano esattamente positive ma il Direct prima e la prova sul campo poi hanno rasserenato gli animi e ora, con piena cognizione di causa possiamo affermare che Donkey Kong Bananza è un titolo di primissimo ordine, un platform-adventure con gli attributi che quasi certamente riuscirà a convincere anche i più scettici e schizzinosi.
LASCIATE OGNI SPERANZA VOI CHE SCAVATE
DK non è uno che va tanto per il sottile. Non va a caccia di gloria o principesse da salvare. A lui piacciono principalmente due cose: poltrire e divorare caschi di banane. Immaginate la sua gioia nello scoprire l’esistenza di un’isola strapiena di banane d’oro e la successiva inca**atura quando questa meraviglia gli viene sottratta e fatta sprofondare dal boss della malvagia Void Company, una scimmietta dalla voce stridula e avida di ricchezze. Per riuscire a ritrovare i tesori perduti Donkey Kong dovrà scavare sempre più in profondità, fino ad arrivare al nucleo del pianeta per trovare un mitico oggetto capace di esaudire i desideri.

Il gioco è composto da una quindicina (abbondante) di livelli open-map e una generosa manciata di sotto-livelli, quasi tutti strapieni di cose da fare e scoprire.
Siamo di fronte ad un’avventura che può per certi versi essere vista come la versione Nintendo dell’Inferno di Dante, solo che qui i gironi si trasformano in micro-mondi “a la Mario Galaxy/Odyssey” e le Anime Prave sono bizzarre creature spesso amichevoli che dovranno testimoniare l’ira funesta (che prendiamo in prestito da Omero) di un gorilla da tre quintali pronto a radere al suolo ogni cosa pur di raggiungere il suo obiettivo. In questa sua impresa, Donkey Kong è inizialmente accompagnato da uno strano essere che sembra fatto di pietra, ma ormai tutti sappiamo essere la versione giovanile della Pauline vista in Super Mario Odyssey. I due hanno un bel po’ di cose da fare insieme: arrivare al centro del pianeta, ripristinare il banana-paradiso promesso, esaudire i propri desideri e nel frattempo togliere di mezzo i responsabili di tale disastro.
Il ‘fattore distruzione’ è fin dai primissimi istanti un gioco nel gioco. Spaccare tutto alla ricerca di bonus nascosti, o per il semplice gusto di farlo, è divertentissimo
DONKEY SPACCA (QUASI) TUTTO!
Il “fattore distruzione” di Donkey Kong Bananza è fin dai primissimi istanti un gioco nel gioco. Spaccare tutto alla ricerca di bonus nascosti, o per il semplice gusto di farlo, è divertentissimo e Nintendo ha pensato proprio a tutto per evitare problemi, prevedendo un’opzione per ripristinare gli elementi rasi al suolo. DK non può fare propriamente ciò che gli pare fin da subito, alcuni materiali sono inizialmente troppo duri per essere polverizzati o sradicati e solo dopo essersi opportunamente potenziato il gorillone potrà proseguire la sua opera distruttiva.

I combattimenti sono piuttosto facili (boss inclusi), ma se doveste trovarvi in difficoltà potrete attivare la modalità Assistita che rende più rilassata ‘esperienza.
Allo stesso modo non può scalare tutte le pareti, o perché irte di spine o scivolose, e in questi casi sarà, anzi sarete costretti a trovare altri modi per raggiungere gli obiettivi. In entrambi i casi torneranno particolarmente utili le trasformazioni Bananza, che sbloccherete progressivamente e che andranno a moltiplicare le possibili soluzioni di gameplay, dando spesso vita a risultati originali e inaspettati. La prima, il Gorillone, è la più scontata ma anche quella perfetta per spaccare e togliere di mezzo ostacoli e nemici, ma andando avanti visiterete altri templi Bananza con altrettanti grandi saggi che in cambio di un piccolo favore infonderanno in DK i poteri della Zebra, dello Struzzo e di altri animali le cui peculiari abilità aiuteranno il gorillone a muoversi più velocemente, agevolmente e a fondo… nel vero senso della parola.

Dalla schermata principale potrete far partire il mini-gioco DK Artist e dare libero sfogo al vostro talento di scultori.
Quando si ha a che fare con giochi che donano al protagonista un’abilità fuori dal comune, spesso questa viene incastonata nel gameplay fino allo sblocco di quella successiva, per passare poi in secondo piano ed essere utilizzata solo di rado. In Donkey Kong Bananza invece TUTTE le abilità tornano utili per qualcosa in TUTTI i livelli (anche quelli passati visto che si può tornare indietro per andare a caccia di collezionabili perduti) e sono state studiate per essere spesso e volentieri complementari tra loro nel raggiungimento degli obiettivi più ardui. Il loro utilizzo è legato alla carica di appositi indicatori, che si alimentano a pepite d’oro e si riempono piuttosto facilmente, quindi non abbiate paura di rimanere a secco sul più bello.
OCCHIO ALLA BUSSOLA
Non tutto brilla in Donkey Kong Bananza, questo va detto. Come già accaduto in passato, dare al giocatore ampia libertà di modifica dei livelli di gioco può portare a criticità più o meno importanti… a meno che non ti chiami Minecraft, in quel caso sono solo soldi in più. Per buona parte degli (altri) sviluppatori però questo significa incappare in bug e situazioni spesso in grado di rompere il gioco, ma sappiamo bene quanta cura Nintendo riponga nel plasmare le sue esperienze e nel suo caso tale concessione porta “solo” a qualche problema con le telecamere.

Una delle nuove meccaniche che ci ha fatto impazzire: i livelli “a trasferimento di materia”, nei quali bisogna spostare dei gel colorati alternandone la distruzione.
Spesso nel corso del gioco ci si ritrova a scavare vere e proprie gallerie e questo può portare a: 1) telecamere che fanno fatica a non nascondere DK e gli elementi interattivi e 2) un certo disorientamento, che non viene alleviato più di tanto da una mappa 3D iper-dettagliata. Fortunatamente a forza di picchiare prima o poi si finisce da qualche parte e alla fine anche questa attività “di recupero” finisce per essere divertente visto che spesso porta, seppur casualmente, a scovare tesori nascosti o scoprire cose in anticipo.
Donkey Kong Bananza è una gioia per gli occhi, un’esplosione di colori e fantasia, uno di quei giochi per cui Nintendo viene universalmente riconosciuta e amata
NON FATE GLI SCHIZZINOSI
Tornando per un attimo agli scenari in cui DK e Pauline si dannano l’anima per recuperare banane, non tutti hanno un appeal visivo e ludico così forte e azzeccato. Passata metà abbondante di gioco in cui si viene bombardati dai classici livelli della giungla, del deserto, del picco innevato, del vulcano pieno di cioccolato incandescente, della macedonia di frutta estiva e via dicendo, ci si imbatte in una serie di stage più contenuti che in qualche occasione ci hanno lasciato il sapore dell’occasione sprecata.

Ah già, c’è anche quella cosa del “multiplayer” in cui un secondo giocatore può controllare Pauline e i suoi pesanti gorgheggi. Divertente… se come P2 avete un bimbo di 5 anni da tenere buono.
C’è ad esempio il circuito di Diddy e Dixie che viene visitato per una manciata di minuti, giusto il tempo di una veloce gara a bordo di Rambi, e forse avrebbe meritato un tuffo amarcord un po’ più approfondito, o il livello del Ritmo, che come la parola stessa suggerisce poteva essere il luogo ideale per un mini-gioco in stile Rhythm Game ma che invece si è rivelato forse il più scialbo e deludente di tutti. Dal punto di vista tecnico non ci sono criticità particolari da segnalare a parte qualche sporadica aberrazione cromatica che occorre quando si passa da un ambiente chiuso ad uno aperto, brevi e quasi impercettibili glitch e occasionali imprecisioni quando si mira in prima persona. Per il resto Donkey Kong Bananza è una vera e propria gioia per gli occhi, un’esplosione di colori e fantasia, uno di quei giochi per cui Nintendo viene universalmente riconosciuta e amata.

Il servizio MureneExpress è rapido ed efficiente. Grazie a queste simpatiche creature potrete tornare velocemente ai livelli visitati in precedenza.
Negli ultimi tempi si è diffusa la notizia secondo la quale il gioco era inizialmente previsto per Switch 1, ma francamente fatichiamo a immaginare come avrebbe potuto girare decentemente sul vecchio hardware senza evidenti e pesanti compromessi a livello grafico e prestazionale. Nonostante i piccoli nei appena descritti, Donkey Kong Bananza è stata un’esperienza ben oliata e funzionante, divertente e oltremodo soddisfacente, tra l’altro anche più che abbondante visto che per portarla a termine (con circa il 70% dei collezionabili trovati) abbiamo impiegato poco più di 35 ore. Era ora che il gorillone di casa Nintendo si riprendesse il suo giusto spazio sotto i riflettori, bentornato DK!
In Breve: Un action-platform ad alto tasso di distruzione e divertimento. Donkey Kong Bananza riesce a non farci sentire la mancanza di un vero Mario 3D, anzi può tranquillamente essere considerato uno dei migliori esponenti del genere dai tempi di Mario Odyssey e sedersi fieramente accanto a Galaxy in termini di varietà, eccentricità, originalità e divertimento.
Piattaforma Di Prova: Nintendo Switch 2
Com’è, Come Gira: Piccoli nei costellano un’esperienza varia, colorata e soddisfacente, l’ennesima prova che “certi giochi” li sa fare solo Nintendo. Parliamo di sporadici glitch e imprecisioni che in nessun modo rovinano il risultato finale. Dovessimo puntare il dito su un vero e proprio “difetto” lo faremmo nei confronti della del bilanciamento della difficoltà, tarata un po’ troppo verso il basso.