Killing Floor 3 – Recensione

PC PS5 Xbox Series X

Tripwire sa che ci piace lo splatter, il gore e le budella utilizzate a mo’ di carta da parati, non c’è da stupirsi se Killing Floor 3 ne regala in quantità esagerata. Ma com’è il ritorno del franchise a base di Zed e frattaglie?

Sviluppatore / Publisher: Tripwire Interactive / Tripwire Interactive Prezzo: € 39.99 Localizzazione: Assente Multiplayer: Co-op online PEGI: 18 Disponibile su: PC (Steam, Epic Games Store) PlayStation 5, Xbox Series X|S Data di Lancio: Già disponibile

Gran parte della comunità se l’è domandato. Anche noi se è per questo, specie dopo averlo sfiorato con mano in occasione della Closed Beta di febbraio. Il rinvio a poca distanza dalla pubblicazione (inizialmente prevista per fine marzo, ndr) non aveva lasciato presagire nulla di buono.

Anche se l’accoglienza su Steam suggerisce il contrario, un posticipo a ridosso dell’uscita non è automaticamente negativo. Chiaramente è la prova che qualcosa da tarare meglio c’è, tuttavia può servire a limare i bubboni più evidenti. KF3 ne ha approfittato per provare a lasciarsi alle spalle alcune delle criticità emerse durante gli ultimi test. Scopriamo qual è il risultato ottenuto da Tripwire.

IL SAPORE FAMILIARE DI UNA CARNEFICINA PIÙ ORDINATA

KF3 è ambientato nel 2091, dopo gli eventi di Killing Floor 2, e mira a esplorare le ragioni dietro le azioni di Horzine e il contesto in cui si svolgono le carneficine. La megacorporazione ha creato orde di Zed, creature biomeccaniche, e come membro della squadra Nightfall, un’unità d’élite, tocca a noi fermarle. Il terzo capitolo si presenta come un’evoluzione visiva e tecnica dell’amato predecessore, oltre a dare l’impressione che stavolta ci sia una maggiore disciplina. Le mappe, pur mantenendo una certa varietà, sono più leggibili, più aperte, più ricche di interazioni e meno labirintiche, e questo si riflette in scontri più chiari ma anche meno imprevedibili. La follia e il caos, da sempre firma distintiva della serie, sembrano più contenuti, ingabbiati in una coreografia più pulita.

KF3 è ambientato nel 2091, dopo gli eventi di Killing Floor 2, e mira a esplorare le ragioni dietro le azioni di Horzine

L’uso dell’UE5 ha portato benefici visibili alla resa dei materiali, agli effetti particellari e all’animazione dei nemici. Il nuovo sistema di smembramento M.E.A.T. 2 rende ogni colpo impattante una sinfonia gore: arti che volano, teste che esplodono, zed che strisciano senza gambe. Le armi sprigionano un feedback convincente e, sebbene si possa migliorare la differenza di feeling, la gestione del rinculo, l’inerzia dei movimenti, la precisione delle hitbox raccontano di un gunplay robusto anche se, forse, meno “sporco” e viscerale rispetto al passato.

Killing Floor 3

Sangue, budella e sventramenti sono all’ordine del giorno.

I momenti di tensione abbondano, soprattutto quando la squadra si disperde e l’orda inizia a premere su più lati. La sensazione però è che parte dell’identità del franchise sia stata sacrificata in favore di una struttura più mainstream. Il ritmo è più cadenzato, ad esempio: i nemici attaccano in modo più ragionato, l’IA sfrutta meglio l’ambiente – si può scivolare e arrampicare, ma gli zed possono raggiungerci ovunque – e ci forza a gestire spazi e rotazioni. L’effetto collaterale purtroppo è una perdita del caos incontrollabile che rendeva ogni run di KF2 una guerriglia punk contro ammassi disorganizzati di carne guasta.

I momenti di tensione abbondano, soprattutto quando la squadra si disperde e l’orda inizia a premere su più lati

Il gameplay resta classico: sei giocatori affrontano ondate sempre più feroci, con brevi intermezzi per acquistare armi, potenziamenti e munizioni. Dopo una manciata di round arriva il boss finale, e il ciclo ricomincia. Tra le novità troviamo migliorie alla UI, un HUD meno invadente ma più informativo, un HUB più immersivo e una marcata enfasi sul gioco di squadra, con abilità attive e sinergie pensate per incentivare la co-op. In questo senso, KF3 chiede non solo mira e riflessi, ma anche attenzione al posizionamento, all’effetto delle skill e al proprio ruolo nel team.

KILLING FLOOR 3, TRA CAMBIAMENTI E PASSI FALSI

Uno degli interventi più significativi e divisivi riguarda le classi. Al posto delle dieci classi del secondo capitolo, abbiamo sei personaggi: Medic, Firebug, Engineer, Sharpshooter, Commando, Ninja. Ognuno ha accesso a un albero di abilità specifico e a un arsenale esclusivo, con perk sbloccabili ogni due livelli fino al level cap. L’intento è spingere ogni giocatore verso un ruolo chiaro e ben delimitato, così da favorire la complementarietà in squadra ed evitare una dispersione eccessiva.

Imparare a usare le abilità delle varie classi è imperativo se si vuole uscirne vivi.

Nonostante le abilità siano più articolate rispetto al passato, i nodi decisionali reali sono pochi riducendo la profondità in favore di una progressione guidata, la quale sembra premiare la costanza ma non l’inventiva come faceva KF2. Anche il crafting e la personalizzazione delle armi hanno ricevuto un restyling: ora è possibile applicare mod estetiche e funzionali, alterando danno, cadenza o ricarica. Tuttavia alcuni innesti appaiono più efficienti di altri, come ha già scoperto la comunità, con ovvie conseguenze sulla sperimentazione. Il sistema è inserito all’interno di un modello live service composto da valute multiple, battle pass stagionali e cosmetic store, i quali minacciano di alimentare una meta-progressione più legata al grinding che alla scoperta.

KF3 funziona, diverte e, nei momenti migliori, emoziona, però…

Killing Floor 3 introduce inoltre alcune nuove varianti di zed che costringono a modificare il proprio approccio. I boss sono altamente letali ma loro IA è più raffinata e meno carismatica, privandoli di una dose di teatralità e imprevedibilità. Questo discorso si può allargare all’intera esperienza, in fondo: KF3 funziona nelle meccaniche essenziali, diverte in compagnia e, nei momenti migliori, emoziona come dovrebbe fare un buon FPS co-op, però tutto risulta così ben ripulito, ordinato e standard da perdere un po’ di mordente, di personalità. Dipende anche dal proprio rapporto con la serie, secondo me: i veterani potrebbero faticare a riconoscere quella identità forte di cui si erano innamorato nei due capitoli precedenti. Il perché è presto detto: non basta lo splatter ultra-definito a restituire quel senso di anarchia e libertà che rendeva i predecessori delle esperienze imperfette ma, a modo loro, in grado di distinguersi nell’affollato panorama co-op.

In Breve: Chi cerca principalmente un FPS horror co-op da spolpare si toglierà diverse soddisfazioni perché le basi e le meccaniche essenziali di Killing Floor 3 sono solide, al netto di qualche problematica relativa le prestazioni e dei contenuti limitati. Chi invece sperava in un’evoluzione capace di valorizzare il brutale fascino del franchise o, perlomeno, in un terzo capitolo capace di innovare il gameplay potrebbe restare parzialmente deluso.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Ryzen 7 7800X3D, Radeon 7800XT Nitro+, 32 GB RAM DDR5, SSD NVMe
Com’è, Come Gira: Si notano bruschi ed evidenti cali di fluidità in alcuni frangenti multiplayer particolarmente confusionari, come durante le boss fight nelle mappe all’aperto. Bene il cross-play fin dal day one, invece l’ottimizzazione si può migliorare perché il gioco è pesantuccio da gestire, per il resto il passo avanti grafico è evidente e anche quello del comparto sonoro fa piacere.

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Pro

  • Se piacciono gli shooter co-op, ci si diverte / Le basi sono solide, si maciullano zed con soddisfazione / Tecnicamente si notano passi in avanti / Collaborazione incentivata

Contro

  • Ottimizzazione e bilanciamento da sistemare / Identità meno marcata rispetto ai predecessori, più mainstream / Contenuti limitati, progressione più grindosa che stimolante
7.8

Buono

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