Adios – Recensione

PC Xbox One

AL NETTO DI OGNI DISCORSO SU GRAFICA, RISORSE TECNICHE E INTERATTIVITÀ, AD ADIOS INTERESSA SOLO PRENDERSI UN’ORETTA DEL VOSTRO TEMPO E RIEMPIRLA DI TANTE DOMANDE E QUALCHE RISPOSTA

L’intervento richiesto al giocatore è piuttosto limitato, come spesso accade in questo tipo di giochi, ma a tratti comunque significativo. Non tanto nelle sezioni vagamente interattive, in cui bastano una manciata di click per aprire un cofano o strizzare del latte fuori da una capretta, quanto piuttosto nelle lunghe sezioni dialogate, intervallate da momenti in cui la reazione del fattore viene affidata al giocatore. Nulla di rivoluzionario, ma procedendo nei discorsi alcune opzioni si oscurano, e non è ben chiaro se sia conseguenza delle scelte di dialogo precedente oppure se quelle opache siano affermazioni che l’uomo non ha il coraggio di pronunciare, o puntualizzazioni che non può più permettersi di fare. In qualunque caso, rimane quel senso di irrisolto, di una resa dei conti con la vita in cui i conti non tornano mai. Adios è pervaso da quella malinconia esistenziale del tardo pomeriggio della domenica, in cui l’angoscia per ciò che sarà è sorretta dal rimpianto per ciò non è stato.

NON GUARDARMI COSÌ

I mezzi tecnici a disposizione di Mischief sono quel che sono, eppure il piccolo studio riesce a massimizzare le risorse a disposizione confezionando un titolo che non nasconde i propri limiti tecnici, ma fa sì che non pesino eccessivamente sul complesso del gioco. La scelta più saggia, ad esempio, è quella di limitare al minimo indispensabile i modelli umani. Il solo personaggio in scena, oltre al fattore che non si vede mai, è il killer, accompagnato dal suo autista/galoppino solo in un brevissimo capitolo. Il limite è la modellazione del volto che conferisce all’uomo un’espressione sempre serena e comunque strana, giustificata tuttavia dalla confidenza e dal calore che traspaiono dalle conversazioni, perfettamente rese e recitate dai due doppiatori (solo in inglese).

adios recensione

Il cavallo è probabilmente il più strano tra gli animali rappresentati, ma non si resiste comunque a regalargli una mela o due.

ADIOS LASCIA QUELLO STESSO SENSO DI VUOTO DI GRANDI FILM COME NON È UN PAESE PER VECCHI

La modellazione degli animali, anch’essa problematica, è invece addolcita dallo stile generale della rappresentazione, una sorta di cel shading più o meno forte a seconda degli scenari, che allontana a tratti le pretese di realismo da Adios. Non che manchino gli scenari più dettagliati, come il laghetto dietro casa con i suoi notevoli riflessi, il cui specchio d’acqua tuttavia è usato più far riflettere sulla caducità degli eventi che per meravigliare. In fondo, al netto di ogni discorso su grafica, risorse tecniche e interattività, ad Adios interessa solo prendersi un’oretta del vostro tempo e riempirla di tante domande e qualche risposta, lasciandovi alla fine con quella sensazione di vuoto allo stomaco che accompagna la visione di certi filmoni: non è un paese per vecchi (videogiocatori).

In Breve: Pur nella sua scarsa interattività, come da copione dei walking simulator, Adios dialoga col giocatore e lo mette alla prova. Sul tabellino dei marcatori però, per una volta, non ci finiscono i riflessi, ma l’empatia, la capacità del giocatore di lasciarsi trascinare nella surreale giornata di un uomo che ha deciso di dire un ultimo no all’organizzazione criminale con cui collabora, spendendo le ore successive in compagnia di un killer e dei suoi maiali, mettendo sul banco degli imputati la propria vita e le proprie scelte di fronte all’ultima persona con cui ci si aspetterebbe di farlo.

Piattaforma di Prova: Xbox One
Com’è, Come Gira:  Su Series X, Adios fila liscio senza alcun tipo di rallentamento e caricamenti quasi istantanei. Tecnicamente il gioco è un po’ grezzo. Un bug mi ha costretto a far ripartire una scena alcune volte, mentre in generale afferrare l’oggetto desiderato è spesso difficoltoso.

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Pro

  • Ottimamente recitato / Altrettanto ben scritto / Durata perfetta.

Contro

  • Tecnicamente grezzo / Modelli umani e animali un po’ “strani”.
8

Più che buono

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