Troglobytes Games reimmagina un futuro post-apocalittico un po’ contaminato da Matrix, con tutte quelle macchine che sembrano ribellarsi al suo creatore, quando in realtà…beh, non vi diremo altro.
Sviluppatore / Publisher: Troglobytes Games / 101XP Prezzo: 19,79 euro Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile Su: PC (Steam) Data di Lancio: Disponibile
Giocando a Blind Fate: Edo No Yami la prima cosa che mi è venuta in mente è stata Matrix. Eliminando la parte degli uomini messi sott’olio per produrre energia, che oggi farebbe impallidire qualsiasi programma elettorale sulle energie rinnovabili, ed eliminando la parte in cui un sacco di gente sopravvissuta all’apocalisse finisce per passare l’ultima notte buona della propria vita a fare un rave, quello che resta sono le macchine.
Macchine che nell’immaginario comune finiscono quasi sempre per ribellarsi, in un sempreverde scontro filosofico tra uomo e macchina, sul chi la sa più lunga e sul chi decide di evolversi per fare un dispetto all’altro. Chiaramente il mio volo pindarico potrebbe non c’entrare assolutamente nulla con ciò che gli italiani di Troglobytes Games avranno immaginato per creare il loro ultimo titolo pubblicato su Steam, ma se avete la pazienza di seguirmi provo a spiegarvi perché mi è venuto in mente tutto questo.
TANTO VA LA GATTA ALLO YOKAI…
In Blind Fate: Edo no Yami vestiremo i panni di un samurai decaduto, un ronin che si è scontrato molteplici volte con terribili creature mefistofeliche, tanto da farsi chiamare anche “Cacciatore di Demoni”. L’ultimo memorabile scontro lo ha privato della vista, e di qualche altro pezzo del corpo, e sebbene tutto lasci pensare che la storia possa finire così presto, in realtà sembra esistere un piano di riserva pronto a trasformarlo in una versione cibernetica di sé stesso.
Ho parlato di samurai, questo è vero, e ho parlato anche di Matrix poco più sopra, pertanto il connubio delle due cose finisce per diventare l’ambientazione in cui il nostro alter ego, Yami, finisce per gettarsi di nuovo in battaglia per vendicarsi del torto subito. Grazie al robot Tengu, Yami riacquista la maggior parte delle sue abilità, o quasi, dato che la vista resta a tutti gli effetti l’unico dei sensi non riparabile dal meccanico di fiducia.
In Blind Fate: Edo no Yami vestiremo i panni di un samurai decaduto, un ronin che si è scontrato molteplici volte con creature mefistofeliche
L’ARTE DELLA GUERRA
Sul fronte del gameplay Blind Fate: Edo no Yami utilizza la maggior parte degli stilemi visti negli action a scorrimento: imparati i fondamentali per quello che riguarda attacco e movimento, bisogna infine abituarsi al comprendere meglio i punti deboli dei nostri avversari. La curva di apprendimento del gioco parte subito piuttosto ripida, al punto che si fa fatica a capire la differenza tra difficoltà normale e facile (sembrano praticamente la stessa cosa!).
Sul fronte del gameplay Blind Fate: Edo no Yami utilizza la maggior parte degli stilemi visti negli action a scorrimento
Anche lo switch dei sensori non è immediato, o almeno, si fa fatica a trovare il momento giusto come utilizzarli, soprattutto perché la stamina spesso tende a finire piuttosto velocemente durante il combattimento, lasciandoti impossibilitato a completare qualsivoglia azione. Yami sembra inoltre munito di una spada di gomma, questo perché durante i combattimenti leva davvero troppo poco: a mio avviso è un modo per incentivare l’utilizzo dei sensi, perché lo switch al momento opportuno attiva un attacco devastante che può togliere un buon quantitativo di vita al nostro avversario. Con questo non voglia dire che non sia divertente o sfidante, però andando avanti e acquistando qualche perk nell’albero delle abilità dedicato, si finisce per affidarsi spesso alle esecuzioni, meglio descritte da un QTE che cambia a seconda dell’avversario la subisce. Il combattimento viene inoltre utilizzato come mero strumento per pulire le aree di gioco, in un perverso avanzamento che alcune volte finisce un po’ per annoiare.
Lo switch dei sensori non è immediato, o almeno, si fa fatica a trovare il momento giusto come utilizzarli
Tecnicamente il titolo vanta un comparto grafico davvero ben fatto, con buone animazioni 3D e favolose cutscene in stile fumettistico, ben acclimatate dal doppiaggio in lingua inglese. Peccato davvero per le musiche, poco memorabili e ripetitive, soprattutto nell’intervallo tra esplorazione e fasi di combattimento.
In Breve: Blind Fate: Edo no Yami a mio avviso vive di luci e ombre: da un lato vanta delle idee favolose, onestamente ben ricreate e descritte, soprattutto nelle fasi avanzate dove la narrazione acquista anche un buon livello di maturità nelle tematiche esposte, ma a far decadere il tutto ci pensano le fasi di combattimento. Un peccato, perché Troglobytes Games ha tutte le carte in regola per brillare.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: I7-11800H, 16GB RAM, GEFORCE RTX 3060, SSD
Com’è, Come Gira: Il titolo non ha mostrato alcun tipo di incertezza durante tutto il corso del gameplay, anche con le impostazioni completamente al massimo.