Curse of the Dead Gods – Recensione

PC PS4 Switch Xbox One

LA MISSIONE È SEMPLICE: SOPRAVVIVERE FINO ALL’USCITA. PORTARLA A TERMINE, PERÒ, NON SARÀ ALTRETTANTO IMMEDIATO

L’illuminazione ha un effetto importante non solo perché consente di identificare trappole e nemici, ma anche perché il gioco punisce i colpi ricevuti al buio raddoppiandone il prezzo in punti ferita. Se consideriamo che l’uso delle armi implica la necessità di ritirare la torcia, comprendiamo benissimo che una delle nostre preoccupazioni principali sarà appiccare il fuoco a qualsiasi cosa possa illuminare l’ambiente. La permanenza in ogni stanza dura fino a che non l’abbiamo liberata da tutti i nemici presenti e, una volta varcata la sua soglia, la possibilità di tornare indietro ci è preclusa.

UNA PROFONDITÀ INATTESA

L’aspetto più sorprendente di Curse of the Dead Gods è la profondità del suo sistema di combattimento. Le armi sono molto diverse tra loro, ci vengono assegnate più o meno casualmente e imparare a usarle significa adottare strategie di attacco e di difesa appropriate. Ma la vera sciccheria del gioco è rappresentata dall’interazione con l’ambiente e con gli stessi nemici che, durante i loro attacchi, possono addirittura ferirsi vicendevolmente.

Curse of the Dead Gods recensione

L’effetto dell’ultima maledizione è di farci ripiombare all’epoca delle TV in bianco e nero.

LASCIARE CHE NEMICI E TRAPPOLE FACCIANO IL LAVORO AL POSTO NOSTRO È UNA BUONA IDEA

Questo può tornare a nostro vantaggio visto che, spesso, indurli a colpirsi tra loro è la chiave per superare una stanza senza inutili versamenti di (nostro) sangue. Lo stesso si può dire per trabocchetti e torrette di difesa eretti contro di noi: con un po’ di scaltrezza, possiamo usarli a nostro insindacabile vantaggio. Velocità, furbizia e abilità sono fondamentali, perché arrivare all’agognata fine del gioco è tutt’altro che facile.

UNA MALEDIZIONE DANNATAMENTE SERIA

Già che l’opera si chiama “la maledizione degli dei che furono”, forse vale la pena spendere due parole sul suddetto anatema. Il nostro simpatico esploratore parte con 1000 punti ferita e ne perde un po’ a ogni colpo subito. Ma non è l’unica variabile che può provocarne la dipartita: c’è anche un secondo valore chiamato corruzione che cresce a ogni maleficio lanciato da un nemico oppure, a scelta, qualora decidessimo di offrire il nostro sangue su un altare in cambio di qualche bonus, come un’arma più potente o un aumento delle nostre abilità. Una scelta estrema che possiamo compiere se non abbiamo ancora raccolto una quantità d’oro sufficiente a pagarne il prezzo. Una volta superata una certa soglia, tuttavia, verremo colpiti da una maledizione divina: una penitenza che può modificare parzialmente, o sostanzialmente, le regole dei combattimenti. Possiamo tollerare un massimo di quattro maledizioni contemporaneamente, ma alla quinta verremo privati di quasi tutta l’energia, lasciandoci un solo, misero punticino ferita per proseguire l’avventura.

In Breve: Curse of the Dead Gods è l’ennesimo roguelike a fare capolino nell’affollata arena dei giochi per PC (e per altre piattaforme), portando con sé il suo pregevole sistema di combattimento e l’oscurità delle sue ambientazioni, facendo leva sulla nostra cocciutaggine per farci fare l’ennesima “ultima partita e poi basta”. Come in ogni titolo di questo tipo, giocare e rigiocare mille volte è propedeutico per migliorare, visto che si ricomincia a ogni partita ma, per fortuna, gli avanzamenti sono permanenti. Molto carina la grafica e pregevole la colonna sonora, anche se a onor del vero Curse of the Dead Gods finisce inevitabilmente di pagare il dazio di uno schema di gioco piuttosto ripetitivo.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Ryzen 5 1600, 16 GB di RAM, GeForce GTX 980 Ti, SSD
Com’è, Come Gira: Perfetto su qualunque PC degli ultimi anni, purché dotato di una scheda video e un processore decenti. Si può giocare con mouse e tastiera, ma consigliamo vivamente di usare un joypad.

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Pro

  • Ottimo sistema di combattimento / Grande quantità e varietà di armi a disposizione / Ci sono tantissime cose da scoprire.

Contro

  • Schema di gioco piuttosto ripetitivo / Sulle prime è molto avaro di soddisfazioni.
8.1

Più che buono

Diffidate delle imitazioni. Il vero prototipo di tecno-nerd ce l’abbiamo noi e si chiama Paolo Besser. La CBS vorrebbe darci un sacco di soldi per un suo cameo in un episodio di BIg Bang Theory, ma il nostro rifiuto è netto e deciso: dopotutto, sapete che figura barbina farebbe fare a Leonard e Sheldon?

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