Tra le cose che mi piacciono del mio lavoro, e ahimè sono tante, c’è la possibilità di confrontarsi in grande libertà con gli sviluppatori di videogiochi, artefici delle opere d’ingegno che più amo al mondo. La mia esperienza professionale è stata insufficiente per parlare di quel che accade nel mondo del cinema, in termini di rapporto empatico con attori e registi, ma una cosa mi è sembrata chiara: in tutte le occasioni che ho potuto, quando lavoravo in un’emittente radiofonica locale (ad esempio nel contesto del festival Europacinema di Viareggio), mi è sempre apparso difficile o quantomeno “esclusivo” chiacchierare amabilmente con qualche noto addetto ai lavori, al di fuori che quelli che erano gli stretti termini dell’intervista. Al contrario, nell’industria dei videogiochi puoi trovarti all’improvviso catapultato davanti al mito di tutta una vita, e parlarci come se foste entrambi depositari di qualcosa che il resto del mondo non comprende. E per certi versi è ancora così, anche se le percentuali sono drasticamente cambiate.
Questo accade a tutti i livelli, per ragioni che farebbero godere l’80% degli appassionati ma anche per questioni personali e quasi di nicchia, che in un attimo possono trasformare, almeno ai tuoi occhi, un giovanissimo sviluppatore indipendente in una leggenda che cammina.
I rapporti appaino più empatici e confidenziali, rispetto a quel che accade con il mondo del cinema
Allo stesso modo, senza infilarmi in altri esempi di conclamata grandezza, sono stato rapito dallo scambio di opinioni spontaneo e amabile che ho avuto con creativi molto meno celebri, e che ai miei occhi apparivano comunque importantissimi. Solo dall’ultima gamescom mi viene in mente il confronto con gli sviluppatori di This War of Mine, in particolare con uno dei writer, in merito a come il gioco precedente e il nuovo Frostpunk riescano a comunicare contenuti culturalmente profondi senza svilire la pratica del gameplay, invero complessa nelle regole e nei generi di ascendenza. Sempre tra gli ultimi incontri a Colonia, dove di sviluppatori ne passano a centinaia, ho percepito nel lead designer di RUINER una sorta di improvviso e galvanizzato risveglio, peraltro nell’ultimo giorno di fiera, solo perché mi sono messo a giocare e parlare del suo titolo con fare da cyber-psicopatico, evidentemente l’unica cosa che poteva sbloccare la sua mente come in un puzzle dal vivo.
A volte, se ha colpito il tuo cuore, anche un piccolissimo sviluppatore può apparirti come una leggenda che cammina