Origami TGM

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No, non voglio piegare in mille guise la rivista che più amo al mondo, nemmeno per ricavarne un amato unicorno. Però, in qualche modo, TGM è sempre stato il mio personale e bellissimo origami, qualcosa da svolgere in mille direzioni, unire e incrociare parole, donargli ogni mese un significato composito che, allo stesso tempo, appartenesse a me e a tutti gli altri lettori.

In questi ultimi tempi ho fatto sentire raramente la mia voce sul forum. In fin dei conti avrei potuto farlo, dopo quasi 13 anni di onorato servizio, con tanti apprezzamenti e qualche doverosa nota critica da parte dei lettori (mi ricordo a fuoco quella del Cinese, oggi agguerrito membro del #teamcrimine, impetuosa e cattiva come può essere quella di un apuo-lombardo). Ma non l’ho fatto, per una ragione che può essere racchiusa nel concetto di frastuono: frastuono di idee dissonanti; valide intenzioni che, soprapponendosi, ritornavano frastuono; frastuono di chi pretende che la rivista sia scritta a propria immagine, costi quel che costi, durasse anche tre numeri in croce.

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TGM è sempre stato il mio personale e bellissimo origami

Diverso ma valido anche un altro motivo, che non mi titola a parlare dei futuri contenuti editoriali e, d’altra parte, non ne restituirebbe una forma asettica e serena. Immaginate solo come può apparire il nostro lavoro, il bisogno impellente di essere costantemente online, di “sdoppiarci” per vivere due vite in altrettante dimensioni parallele. Solo il Dio della Carta Stampata conosce le scelte che hanno portato gli editori precedenti a non prendere prima la strada del web, magari nel massimo momento di espansione e carica innovativa di ciò che una volta fu il nostro terreno di caccia.

Fatto sta che ci siamo trovati – credo legittimamente – infusi del desiderio di non replicare la rivista basandoci su contenuti già scritti; difficilmente avrete idea di quanto la precedente situazione ci abbia portato spesso sulla soglia della schizofrenia, con la voglia mai sopita di continuare a creare informandovi e approfondendo, tenendo la barra dritta nella peggiore tempesta di assestamento che il mondo abbia mai affrontato, in merito ai medium come in tante altre cose. E allora via con i cambiamenti che avete letto, amato, odiato o comunque metabolizzato in questi mesi, apprezzandoli o, al contrario, rigettandoli sulla base della parola più antica di qualsiasi rivista critica, e che è oggi diventato uno dei veicoli più statici e pericolosi nelle mani del web. Proprio qualche minuto or sono il nostro “capitano, mio capitano” (al secolo Claudio Todeschini) mi segnalava l’ennesima analisi su internet, con tanto di voto, che un eroico redattore aveva ricavato da una sola ora di gioco. Potete solo immaginare quante volte questo avvenga, e come spesso simili esempi superino di gran lunga – anche solo come numero di visite e di letture – le pratiche ritenute normali in quel di TGM. Pratiche etiche, le stesse che ogni giornalista di qualsiasi settore dovrebbe rispettare, a meno di non iniziare a considerarci il primo mostro senza controllo fra tutti i campi dell’editoria. E ci siamo vicini, date retta a me.

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il prodotto che si appresta ad arrivare nelle edicole è il migliore che potessimo creare

Ripeto ancora una volta: non è compito mio illustrarvi quelli che saranno i cambiamenti del prossimo, importantissimo – addirittura epocale – numero di TGM, in edicola da oggi: veicoli pubblicitari sono stati predisposti allo scopo, messi insieme pezzo per pezzo dai migliori artigiani della nostra compagine, colmi di segnali d’amore per noi stessi e per voi, concepiti tentando di pensarci tutti insieme sullo stesso gigantesco veliero, lanciato in acque tanto tumultuose quanto – lo speriamo ardentemente – piene di forme di esistenza ancora da esplorare. E badate bene: la selezione del #teamcrimine era meticolosissima quando ancora non si chiamava così, quando sono entrato a far parte di TGM sulle ali di Agonista e del ToSo, e tutto ha continuato a svolgersi esattamente nello stesso modo, a elevare e far esprimere senza filtri alcuni tra i migliori professionisti che possiate trovare nell’editoria videoludica, quasi fossero gli X-Men del settore. È il frutto di un atto di amore che si è reiterato nei decenni, e che adesso ha anche bisogno di tutta la vostra empatia, non fine a se stessa perché, appunto, il prodotto che si appresta ad arrivare nelle edicole è il migliore che potessimo creare. Forse riusciremo a mantenere la rotta anche senza l’aiuto di ognuno, ma avervi tutti a bordo (vecchi lupi di mare, curiosi della migliore critica videoludica, o anche nuovi adepti della cultura digitale in forma scritta, controllata a quattro o anche otto mani come si faceva un tempo) sarebbe il regalo più grosso che il nostro lavoro ci possa donare. Permettetemi un inchino da matusalemme, prima di infilarmi un aggiornato visore VR e dovermelo togliere quasi immediatamente, a fronte di una delle opere di rievocazione storica più ambiziose mai concepite nella storia dei videoigiochi. Una storia che abbiamo seguito quasi per intero.

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