Elden Ring : Shadow of the Erdtree – Recensione

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Dopo la breve prova di fine maggio, il Regno dell’Ombra si è aperto dinanzi a noi in tutto il suo tetro splendore. Shadow of the Erdtree è l’espansione che tutti stavamo aspettando.

Sviluppatore / Publisher: From Software / Bandai Namco Prezzo: 39,99€ Multiplayer: Online Cooperativo e Competitivo Localizzazione: Testi PEGI: 16 Disponibile Su: PC (Steam), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S Data di Lancio: 21 giugno

C’è un certo senso di trepidazione nell’avviare Elden Ring dopo aver ricevuto il codice per sbloccare in anticipo Shadow of the Erdtree. Certo, da un lato sai già cosa ti aspetta, perché durante la prova hai già potuto vedere la Piana dei Sepolcri e i due legacy dungeon ad essa connessi, Belurat e il Castello di Ensis. Ma quelle tre ore sono volate di fretta, c’era i due boss da fare (più per orgoglio personale che per necessità, a onor del vero), e quindi chissà quante cose ti sei perso e quante te ne mancano ancora.

E poi arrivi lì, nel Mausoleo del Sangue, con l’inventario pieno di pietra da forgiatura, i talismani che pensi ti possano servire recuperati dalle caverne dove si nascondevano, e Leda dell’Ago che ti invita a toccare la mano decrepita di Miquella il Gentile. Chissà che ci aspetta al di là, nelle ore a venire…

LA PREMESSA DI SHADOW OF THE ERDTREE

Com’è tradizione nei giochi di From Software, anche quella del Regno delle Ombre è una storia tragica. Lo capiamo fin dal primo minuto: la Piana dei Sepolcri è un’enorme distesa inframezzata da rovine su cui si stendono a perdita d’occhio decine e decine di lapidi spettrali, austero memento della guerra condotta da Messmer e dai suoi soldati contro la gente di queste terre, dietro ordine della regina Marika. Sullo sfondo, una versione oscura dell’Albero Madre; dove quello dell’Interregno è un obiettivo, un’aspirazione, una promessa di ascesa al titolo di Lord Ancestrale, questo è un sinistro, ineluttabile avvertimento di ciò che succede a chi osa opporsi al Volere Superiore e agli Empirei, suoi divini emissari fra i mortali.

LA DEVASTAZIONE CHE CI TROVIAMO DI FRONTE È CONSEGUENZA DELLA CROCIATA DI MESSMER, FIGLIO MALEDETTO DI MARIKA

Vittima di questa crociata, il popolo della torre, propagatore di una ritualità basata sulle corna, che qui caratterizzano perfino gli animali selvatici e che non possono fare a meno di ricordare i presagi, creature odiate dall’Ordine Aureo e per questo costrette a nascondersi negli anfratti più oscuri di Leyndell. Ed esecutore materiale di questa crociata è Messmer, figlio maledetto di Marika, da lei sfruttato come strumento purificatore e poi abbandonato, chiuso nella torre più alta della Rocca Oscura, in attesa di un segno d’amore materno che non arriverà mai.

Elden Ring Shadow of the Erdtree Recensione

Il mausoleo di Mohg è il nostro primo passo verso il Regno dell’Ombra.

In tutto questo si va a infilare Miquella il Gentile, il fratello di quella Malenia che in tanti due anni fa abbiamo maledetto, lei e la sua danza dell’acqua. Miquella raduna un seguito di sodali dalle diverse provenienze, c’è Lady Leda dell’Ago, sua devota seguace, c’è l’araldo del corno che arde di vendetta nei confronti di Messmer e di Marika, c’è Ansbach, anziano cavaliere del sangue di Mohg che non desidera altro che scoprire il piano di Miquella. E ci sono le croci, sparse per il Regno dell’Ombra: frammenti del corpo e dello spirito di Miquella, da lui abbandonate come parte del suo percorso. E poi c’è Radahn, che sconfiggere è requisito inevitabile per poter accedere all’espansione. Che c’entra Radahn con tutto questo? Bella domanda.

UN NUOVO MONDO

Arrivi nella Piana dei Sepolcri ed è come trovarsi di fronte a un quadro. Ed è proprio dall’esplorazione che voglio partire: stando a From Software, il Regno dell’Ombra è grande circa quando Sepolcride e la Penisola del Pianto messi assieme. Difficile senza i dati alla mano sapere se sia effettivamente così, ma una cosa diventa evidente abbastanza in fretta: rispetto a Elden Ring, in Shadow of the Erdtree lo spazio fra un luogo d’interesse e l’altro è minore. Il Regno dell’Ombra è più compatto dell’Interregno: ci sono comunque grandi spianate da attraversare, ma Belurat è a poca distanza dal Castello di Ensis che a sua volta è a un paio di minuti a cavallo dalla Rocca delle Ombre, i primi tre legacy dungeon (questo il termine adottato da From per indicare le aree paragonabili ai livelli dei vari Dark Souls) che incontreremo sul nostro cammino.

IL REGNO DELL’OMBRA PRESENTA UNA STRUTTURA MOLTO PIÙ COMPATTA RISPETTO ALL’INTERREGNO

Anche l’esplorazione in sé funziona diversamente. Nell’Interregno, era abbastanza comune vedere qualcosa di interessante in lontananza, o segnato sulla mappa, decidere di raggiungerlo, e riuscirci senza troppe difficoltà; certo, c’erano alcune eccezioni più criptiche (Volcano Manor, per esempio, o i Campi di Neve Consacrati) ma in linea di massima l’esplorazione procedeva senza grossi intoppi. Il Regno delle Ombre, invece, si sviluppa in maniera molto più verticale: nel cercare di raggiungere aree lontane, capiterà spesso di trovarsi di fronte crepacci profondissimi o pareti di roccia verticale che impongono molti “stop” all’esplorazione. Chi ha buono spirito d’osservazione e una buona pazienza riuscirà senza troppi problemi a trovare il modo giusto per scoprire quella porzione di mappa ancora inesplorata, e un uso maggiore della verticalità non è mai un male, ma altri potrebbero trovare frustrante questo approccio diverso alla navigazione del mondo di gioco. In realtà, però, anche alle zone in teoria segrete non è così difficile accedere: si tratta solo di trovare il punto giusto, ma siamo ben lontani dai tempi di Dark Souls e del Great Hollow nascosto dietro due muri segreti.

I Frammenti di Albero Ombra possono essere trovati in tutto il Regno, e sono fondamentali per la progressione.

Fra le varie aree c’è anche una bella varietà di panorami – personalmente, oltre alla Piana dei Sepolcri ho apprezzato molto anche l’impatto visivo offerto dalla Costa Cerulea e dal Picco Frastagliato – ma, paradossalmente, questa cosa unita alla compattezza del mondo di gioco porta talvolta a un certo senso di spaesamento: volendo esagerare, a volte sembra di essere capitati nuovamente in Dark Souls 2, con le sue aree attaccate quasi senza un vero senso logico che non fosse quello richiesto dal gameplay, mentre l’Interregno dava un’impressione migliore di essere un continente geograficamente plausibile (anche lì con i dovuti asterischi, chiaro).

PER QUANTO BELLO, IL MONDO DI GIOCO PECCA UN PO’ DI COERENZA GEOGRAFICA

Resto ancora un po’ sull’esplorazione perché è un tema che mi preme: è vero che Shadow of the Erdtree ha un mondo di gioco più compatto, ma allo stesso tempo non è infrequente trovarsi di fronte a zone che ti fanno pensare “embè?”, sproporzionate rispetto alle ricompense che offrono: capita talvolta di farsi scarpinate belle lunghe, arrivare in aree dall’aspetto importante e trovarci al massimo un volume per la creazione di oggetti. Bene eh, però forse qualcosa di più succoso poteva anche esserci. Chiudo questa ampia parentesi sull’andare a spasso dicendo che invece ho trovato molto ben riuscito il design dei legacy dungeon, che è sempre un piacere mettersi a scoprire; e che i dungeon minori hanno (con qualche eccezione) un’estensione maggiore rispetto alle loro controparti dell’Interregno, aiutando a renderli più significativi.

LA FORZA DELLA PERSEVERANZA

In totale, tutte queste aree ci occuperanno circa una trentina di ore, qualcosa in più per chi vuole andare a scoprire ogni anfratto. E sì, questo conteggio è comprensivo di una quantità a tripla cifra di morti. Come anticipato nell’anteprima, la difficoltà di questa espansione è tarata sull’endgame di Elden Ring, ed è dunque molto punitiva. Anche qui il discorso va articolato, perché sia fra i nemici comuni che fra i boss ci sono dei bei solchi. Partiamo dei primi: la maggior parte degli abitanti del Regno dell’Ombra non vi darà particolari problemi, ma a rimediare ci penseranno i nuovi Guerrieri del Corno, sostanzialmente un parente molto più incazzato dei Cavalieri del Crogiolo, che a differenza di questi ultimi respawnano pure.

LA DURATA TOTALE SI ATTESTA SULLA TRENTINA DI ORE. SÌ, MORTI INCLUSE

Anche fra i boss si nota questo solco, con quelli principali tendenzialmente molto più difficili di quelli opzionali; si distingue fra questi ultimi solo Bayle il Terribile, che tra l’altro è a mio avviso uno degli scontri meglio riusciti di tutto Shadow of the Erdtree. C’è inoltre una tendenza fra i boss a essere molto più aggressivi fin dal primo secondo in cui entriamo nella loro arena, quindi abituatevi a non avere quasi il tempo per evocare spiriti o lanciare magie, e a sostenere sequenze ripetute di attacchi. E se vi state chiedendo chi è la Malenia di questa espansione, sappiate che è senza ombra di dubbio il boss finale.

Elden Ring Shadow of the Erdtree Recensione

Bayle il Terribile è completamente opzionale, ma sarebbe un peccato perderselo!

Parlando di nemici, uno dei difetti di Elden Ring era che soffriva di una certa ripetitività: alcuni tipi di nemici si incontravano fin troppo spesso. Questo, e mi duole ammetterlo, in parte si ripresenta anche in Shadow of the Erdtree. Se tutti i boss delle rimembranze sono chiaramente pensati da zero, e anche fra i minori ci sono novità molto gradite, devo dire che non mi ha fatto impazzire il ricorso frequente agli scontri con gli NPC, da sempre non uno dei punti più alti che il combattimento di From Software è in grado di esprimere, così come avrei evitato volentieri di rivedere quattro avatar dell’albero corrotti e cinque draghi. Se non altro di uccelli del rito di morte ne ho trovato solo uno!

UN VIAGGIO MILLENARIO, GUIDATO DALLA COMPASSIONE

Dunque, iniziando a tirare le somme, cosa pensare di questa espansione? La prima è che, già solo per essere semplicemente altro Elden Ring, per quanto mi riguarda vale in pieno il prezzo del biglietto. Comprendo che quaranta euro possano sembrare tanti per un DLC, ma l’errore sta proprio nel chiamarlo “DLC” come quelli a cui siamo stati abituati finora: per dimensioni, durata e contenuti, Shadow of the Erdtree si avvicina più a un’espansione di quelle dei vecchi tempi.

L’ERRORE STA NEL CHIAMARLO DLC, E NON ESPANSIONE

E non è solo pura quantità: certo, valgono le osservazioni sulla ripetitività di alcuni nemici, come quelle sull’esplorazione e sulla struttura del mondo, ma esattamente come Elden Ring due anni e mezzo prima, anche in questa espansione non ti stanchi mai davvero di fare cose, c’è sempre quel qualcosa in più da scoprire, quell’angolo che giri e di fronte ti si apre un panorama che altri dieci giochi messi assieme faticherebbero ad eguagliare, ti trovi quello scontro che riesce a unire in maniera perfetta spettacolarità e sfida, che riesce a farti dire “dai ancora un tentativo e poi stacco che è tardi” e mezz’ora dopo sei ancora lì, e che quando finalmente riesci a superare ti arriva quella scarica di dopamina che pochi giochi riescono a trasmetterti quanto un soulslike fatto bene.

Elden Ring Shadow of the Erdtree Recensione

Regola dei giochi From Software: se vedi una bara aperta, ti ci infili dentro.

Shadow of the Erdtree, è vero, potrà non essere un prodotto che raggiunge la perfezione. Ma d’altronde è proprio sulle gemme più splendenti che si notano meglio le impurità: e questa espansione una gemma lo è di sicuro, di quelle che quando la finisci, quando apri la mappa e ti rendi conto che ormai hai visto quasi tutto e ti restano solo poche, sparute zone minori da esplorare, ci resti male perché vorresti poter continuare a scoprire nuove cose ancora e ancora. E invece ti rendi conto che è arrivato il momento di aprire un documento di testo e mettersi a scrivere.

In Breve: Shadow of the Erdtree è una più che degna espansione di Elden Ring, di quelle dentro cui ti tuffi volentieri e ne esci un po’ triste perché è finita, perché vorresti sempre avere altri boss da affrontare, altre zone da esplorare e altre storie da scoprire. Il prezzo del biglietto potrebbe intimorire, ma sappiate che è assolutamente giustificato: per dimensioni, contenuti e qualità, questo potrebbe essere tranquillamente un soulslike a parte.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: RTX 3060, Ryzen 3600, 16 GB RAM, SSD NVMe
Com’è, Come gira: L’ottimizzazione non è mai stata un punto forte di Elden Ring e il problema sembra persistere in Shadow of the Erdtree, con occasionali rallentamenti e una certa fatica a mantenere i 60 fps in 1920×1080 e impostazioni medio-alte. Ho anche avuto occasionali stutter, in questo caso però presenti anche nel gioco base e prima dell’uscita dell’espansione.

 

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Pro

  • Nuovi boss fenomenali / Artisticamente vari gradini sopra il resto del settore / Come dire di no ad altro Elden Ring?

Contro

  • Struttura del mondo potenzialmente frustrante / Alcuni nemici avremmo preferito non rivederli / Bilanciamento dei boss incostante.
9

Ottimo

Dai monti del Trentino scende Marco Bortoluzzi – figurativamente, s'intende, perché per smuoverlo dal suo paese servono le cannonate. Non chiedetegli mai perché ha giocato così tanto a Dota 2.

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