Maneater non solo ribalta completamente la prospettiva de Lo Squalo, ma compie anche il passo successivo ibridandolo con GTA

Tutto è un po’ confusionario, anche capire se il nostro squalo ha morso l’avversario o è stato morso.
In questo senso, le differenze tra gli scenari sono certo apprezzabili: si passa da acque paludose a costiere orribilmente inquinate, fino a golfi cristallini e limpidi accessibili solo alle classi più abbienti, ma la solfa alla lunga è sempre la stessa.
L’INTELLIGENZA DEL PESCE
Non solo di pesce però può vivere uno squalo: un’abbondante dose di carne umana è fondamentale per mantenere la pinna lucente e i denti affilati. Per fortuna del nostro esemplare nel pieno dell’età dello sviluppo, destinato a diventare presto adulto ed enorme entro la fine del gioco, le acque delle diverse aree sbloccabili in Maneater abbondano di esseri umani, facili prede il cui vorace consumo dispensa sostanze nutritive in abbondanza. Tutto molto bello? Insomma. Il problema sta tutto in quel “facili”.
Gli umani che affollano le spiagge di Maneater sono tutti, dal primo all’ultimo, come il più stupido dei personaggi di un film horror, quello che a dispetto di ogni senso logico compie la scelta più insulsa che lo porterà a una fine tragica, ma abbondantemente sanguinolenta. Benché l’emersione della pinna sia spesso accolta da urla e strepiti, buona parte dei natanti si limitano a rimanere paralizzata a riva, quasi in attesa di un morso liberatorio, mentre gli estremisti della tintarella continuano il giretto in pedalò imperterriti.
L’intelligenza artificiale dei bagnanti lascia ampiamente a desiderare, mentre ben più svegli si rivelano gli altri predatori marini

Vero che il turista medio non è un ricercatore del CERN, ma stare fisso immobile davanti a un squalo forse è troppo.
Al crescere delle dimensioni degli avversari, poi, le cose si fanno via via sempre più interessanti, senza bisogno di scomodare i Souls come azzardato dal reparto marketing del gioco, ma con quella giusta dose di adrenalina che basta per rendere strategiche e divertenti queste battaglie tra mostri marini. Forse, in fondo, la superiorità intellettuale dei pesci è il modo più sottile che il gioco ha trovato per il suo messaggio ecologista.
In Breve: Maneater è un omaggio ai b-movie e va preso esattamente con quello spirito, senza stare a puntare troppo il dito su cosa funziona e cosa no. L’atmosfera da film in seconda serata su Italia 7 è colta in pieno, e di fondo è ciò che sorregge il gioco anche nei momenti meno ritmati, grazie ai commenti da documentario che arrivano da fuori campo, strappando più di una risata. Il resto è a tratti approssimato e confusionario, esattamente come ci si aspetterebbe da una produzione di film di serie b. Ok, forse non è voluto, ma si può far finta di nulla e godersi lo stesso un po’ di sana ignoranza a prezzo quasi budget.
Piattaforma di Prova: Xbox One
Com’è, Come Gira: Sulla Xbox One liscia, Maneater fila liscio come una corrente oceanica, dopo però essersi fatto attendere con dei caricamenti iniziali non certo dei più brevi. La grafica non è la fine del mondo, ma regala scorci suggestivi.
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