Se siete appassionati di city builder, potreste aver già adocchiato The Wandering Village: è stato in Early Access per qualche anno, e ha rilasciato la versione 1.0 da pochissimo. Ci è sembrato il momento giusto per spolparlo a dovere e farvi sapere cosa ne pensiamo.
Sviluppatore / Publisher: Stray Fawn Studio / Stray Fawn Publishing, WhisperGame Prezzo: 29.99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: No PEGI: 3+ Disponibile Su: PC (Steam), Xbox One, Series X | S, PS4, PS5, Switch Data di lancio: Disponibile ora Genere: City builder gestionale
Ve lo ricordate Denver? Ma sì, dai, Denver, cucciolone verde senza età! Potrebbe sembrare strano, ma questo gioco me lo ha ricordato, perché la creatura su cui costruiamo la nostra civiltà è un enorme, anzi gargantuesco bestione buono, una sorta di mega dinosauro vegetariano a sei zampe a cui non ho potuto non voler bene fin dal primo momento in cui l’ho visto.
Il suo nome non è Denver, ma Onbu, ed è cuore pulsante di The Wandering Village, la ragione per cui la creatura di Stray Fawn Studio si distingue dalla pletora di city builder tra cui abbiamo la fortuna di poter scegliere negli ultimi anni.
THE WANDERING VILLAGE A ZONZO PER L’APOCALISSE
Ci troviamo nell’ennesimo mondo post-apocalittico dove la civiltà come la conosciamo è stata cancellata dalla diffusione incontrollata a ritmi vertiginosi di non meglio identificate spore tossiche che hanno spazzato via la maggior parte degli esseri viventi. Il nostro piccolo gruppo di persone ha l’incredibile fortuna di aver trovato un Onbu: un’animale così grosso, ma così grosso che può ospitare sulla propria schiena un villaggio di centinaia di abitanti. Praticamente una grossa metropoli, per i canoni post-apocalittici. La parte più divertente e unica di The Wandering Village è proprio l’interazione con questo essere, con cui costruiremo un rapporto che, entro certi limiti, varia dal simbiotico al parassitario, dove ovviamente i parassiti siamo noi. Io ho puntato direttamente alla ricerca che mi permetteva di coccolare Onbu per migliorare il nostro rapporto, ma se siete persone prive di cuore, avete anche modo di sviluppare estrattori di bile e sangue del cucciolone, per ottenere risorse preziose da raffinare in altri prodotti. Credo che nemmeno Darth Vader sceglierebbe questa strada, ma sentitevi liberi.
Alla base, questo city builder rimane ben centrato sui canoni del genere: si parte con poco e man mano si cresce di numero, si scoprono tecnologie che sbloccano nuovi edifici che ci danno accesso a prodotti più avanzati, che a loro volta permettono al nostro insediamento di crescere ulteriormente. Un classico molto classico, insomma, eseguito con competenza dagli sviluppatori, e alla fine l’esperienza di gioco risulta soddisfacente, anche grazie alle continue modifiche apportate nel corso del suo periodo in Early Access, che ormai ha sfiorato i tre anni. Il ritmo di gioco è piuttosto tranquillo, i tempi di ricerca e costruzione non mettono fretta, e in più il territorio che dobbiamo gestire è per sua natura limitato e noto fin dall’inizio.
Onbu può ospitare un intero villaggio sulla propria schiena
CI SONO STORIE CHE NON SONO STORIE
Lo story mode segue quello stile leggero e pacato che sembra permeare The Wandering Village: di tanto in tanto ci sarà qualche dialogo a cui seguirà l’assegnazione di qualche obiettivo. Anche qui siamo nella classica cornice delle quest che fanno anche un po’ da tutorial, spingendoci con delicatezza, anzi semplicemente indicandoci una strada, che guarda caso è la stessa che va verso la progressione tecnologica che fa da naturale progressione in ogni city builder.
La narrazione richiama tematiche moderne e interessanti che vanno al di là dell’ovvia relazione tra umanità e ambiente, ma in nessun caso le esplora in grande profondità. Tutto quanto, in The Wandering Village, scorre liscio, senza grandi intoppi né cambi di registro. E va benissimo, specie se siete in vena di un’esperienza rilassante dopo aver affrontato le ansie di Frostpunk (il primo o il seguito, scegliete voi), ma al tempo stesso devo notare come manchino emozioni importanti, eventi clamorosi o situazioni di qualsiasi natura che mi abbiano fatto saltare sulla sedia e accelerare il battito cardiaco.
Tutto quanto scorre liscio senza grandi intoppi né cambi di registro
Oltre allo story mode ci sono altre modalità in cui possiamo incrementare la difficoltà, per esempio aumentando la frequenza e l’intensità dei biomi più ostili, anche se rimane invariata la struttura generale del gioco: può essere un buon modo per offrire una sfida maggiore ai veterani del genere, ma non riesce a intaccare il ritmo piatto e pacifico del gioco, che assomiglia molto a quello del nostro cucciolone verde senza età.
In Breve: Ci sono tanti city builder in giro, e questo ci permette di trovare quello che più si adatta alle nostre preferenze, anche se non dovesse essere il migliore in assoluto. The Wandering Village pecca di eccessiva piattezza del ritmo di gioco, poca profondità nella narrazione e mancanza di qualche utile strumento per automatizzare le faccende quotidiane dei nostri abitanti. In fondo, però, sono elementi secondari rispetto a quel qualcosa di davvero unico che ha solo questo gioco: Onbu, e il rapporto che instauriamo con lui. In più, se vi piacciono le esperienze rilassate senza grandi sobbalzi, potreste aver trovato quello che fa per voi.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: i7 14700k, RTX 4070 SUPER 12GB, 32GB RAM DDR5, SSD.
Com’è, Come Gira: Non credo che dobbiamo preoccuparci di aspetti meramente tecnici, piuttosto approfitto di questo spazio per ribadire quanto sia piacevole guardare ogni dettaglio al massimo livello di zoom possibile, in cui si apprezza ancora meglio la raffinata animazione 2D.