Torna uno dei giochi che riesce meglio a rappresentare il lato “grim” di Warhammer, quello fatto di epiche lotte contro il caos e ammantato di un’atmosfera cupa, da vera fine dei tempi. Il primo Vermintide, non a caso, ci portava a vivere gli “End Times”, ossia l’ultima invasione profetizzata del Caos, in seguito alla quale il mondo viene distrutto. Per farci sperimentare uno dei periodi più affascinanti della storia di Warhammer, gli svedesi di Fatshark avevano pescato a piene mani da un’esperienza altrettanto apocalittica, quell’invasione zombie raccontata da “mamma” Valve con i due Left 4 Dead. Ne era uscito un promettente action in prima persona, ma che soffriva di una certa anonimia, soprattutto per quanto riguardava mappe e varietà dei nemici. Vermintide 2, dunque, prova a cambiare le carte in tavola.
UN’ORDA È SEMPRE UN’ORDA
La possibilità di utilizzare le stesse regole base di Left For Dead era consentita da un’assonanza di fondo tra le due tematiche del gioco. Un’orda di Skaven, ora accompagnata anche da creature del Caos, non è così diversa da una di zombie. Così, anche Vermintide 2 propone la stessa ricetta vincente: un cooperativo survival che mette in campo quattro giocatori contro l’intelligenza artificiale che genera casualmente nemici sulle mappe, come una sorta di regista.L’obbiettivo, naturalmente, è quello di sopravvivere a varie orde, svolgere alcuni incarichi più o meno complessi, e poi arrivare al punto di uscita del livello. È una formula semplice, decisamente basata sulla bontà del level design, ma altrettanto soddisfacente da giocare. Questa ricetta era stata arricchita da Valve in un modo (la possibilità di giocare nei panni degli zombie) e da Fatshark in un altro (l’aspetto più ruolistico).
IMPUGNATE IL MARTELLO
Vermintide 2 continua la sua buona offerta di tipologie di personaggi, consentendo una ancora più profonda differenziazione tra le classi, con la possibilità di sbloccare sottoclassi che vanno a personalizzare ulteriormente lo stile di gioco. Il feeling è restituito da una certa diversità di stili, e il desiderio di provarli tutti garantisce anche una certa longevità. Lo sforzo è stato sicuramente considerevole, tanto che le build possibili sono in buon numero. Nonostante questo, la parte relativa all’equipaggiamento (basato su un sistema randomico non particolarmente esaltante) e lo skill tree dei personaggi non hanno una grande profondità; in definitiva, l’aspetto ruolistico, pur espanso, rimane ancora un po’ troppo acerbo e probabilmente sarebbe opportuno provare a fare un passo in avanti in un futuro, terzo capitolo.Manca anche un po’ di personalità nelle modifiche estetiche di equipaggiamento e personaggi. Inoltre, la scelta di non mostrare mai i “numeri” dei vari parametri che caratterizzano un eroe va inspiegabilmente contro quella di mostrarci i bonus numerici degli oggetti, creando un cortocircuito, solo in parte riparato dalla presenza di un generico livello di potere del proprio personaggio. Sufficiente invece il sistema di crafting, in parte rinnovato rispetto al primo capitolo.
Vermintide 2 è un ottimo titolo, in grado di rappresentare bene un multiplayer co-op, esaltando la necessità di lavorare insieme se si vuole sopravvivere
Una volta selezionata una missione, è tempo di provare sulla propria pelle l’emozione di usare quel martello a due mani sulla testa di uno Skaven. Trovati altri tre giocatori, tramite un matchmaking discretamente rapido, è possibile affrontare le tredici mappe disponibili. La varietà è buona: si va da rovine di Karak nanici, fortezze imperiali, campagna con mulini e campi di grano a rigogliose foreste in cui si celano templi elfici. Insomma, va lodata l’ottima estetica del titolo di Fathsark, non solo perché le mappe sono belle da vedere e lo Stingray – motore di gioco semi-proprietario utilizzato tradizionalmente dalla software house svedese – fa il suo sporco lavoro nel rendere un 3D quasi pittorico, ma soprattutto per il level design complessivo, nettamente migliorato. Ora è un piacere “perdersi” nelle mappe e scoprirne i segreti.
Note più dolenti riguardano i nemici: l’introduzione del Caos porta alcune novità, ma nella norma la massa di minion rimane un po’ anonima. Ottimi invece i boss, sia quelli che si incontrano in mappe “normali” che quelli più specifici legati alla storia. Discorso diverso per i nemici d’élite, ossia potenti NPC forniti di poteri spesso letali per i giocatori: nonostante molti di loro siano palesemente ispirati agli zombie speciali di Left 4 Dead, c’è anche qualche novità gustosa che saprà farvi “recitare più di un rosario”; invocazioni ai santi (chiamiamole così) che ricordano anche come il livello di difficoltà sia davvero soddisfacente. Il tutto ad uso e consumo della buona sinergia richiesta per far lavorare al meglio i propri compagni di squadra, senza dimenticare, ovviamente, una conoscenza perfetta della mappa.
LA BUONA COOPERAZIONE
È ovvio che alla base rimanga una certa ripetitività di fondo, data da un impianto di gioco che necessiterà sempre di mappe nuove e stimolanti per mantenersi fresco. In questo senso, Fatshark dovrà in qualche modo tamponare con un supporto continuo, prendendo ispirazione magari dal post-release di un altro titolo cooperativo come PAYDAY 2.
alla base, rimane sempre una certa ripetitività di fondo
Tutte queste buone sensazioni sono corroborate anche da un lato tecnico senza troppe sbavature, ad eccezione di un’interfaccia grafica un po’ insufficiente per il 2018. È presente ancora qualche piccolo calo di frame rate, e in un paio di occasioni ho assistito a buffi glitch, mentre la fisica ragdoll – a volte – non è stata esattamente naturale. La traduzione italiana, invece, è ancora piena di errori e di stringhe di testo non localizzate. Fatshark, comunque, è al corrente dei problemi e ha annunciato essere già al lavoro.
Warhammer: Vermintide 2 è un ottimo seguito, in grado di migliorare quasi tutti i lati del suo predecessore e capace di sfoggiare un lato tecnico stabile e un’estetica fedele a quel “feeling” à la Warhammer fatto di fantasy grim-dark. Nonostante il gameplay porti a una certa ripetitività di fondo e la parte più da gioco di ruolo non sia profondissima, l’esperienza cooperativa è di assoluto valore. Alla fine, sopravvivere alle orde del Caos nei panni di quattro, disperati eroi durante un’Apocalisse è un’esperienza decisamente esaltante e da provare, magari in compagnia di tre fidati amici.