CHI L’AVREBBE MAI DETTO CHE PRODURRE VINO SAREBBE STATO COSI’ DIVERTENTE?
L’idea di partenza è comunque affascinante. Di fronte a noi troveremo una campagna agricola in una deliziosa rappresentazione visiva minimale, davvero realizzata con gusto, con dei piccoli hub selezionabili, ognuno dei quali dedicato a una particolare attività da seguire dall’inizio alla fine: al centro c’è la plancia, praticamente la zona base in cui dovranno essere posizionate le azioni fornite dal gioco tramite delle carte apposite. La plancia ha una dimensione standard che può essere ampliata tramite le tecnologie sbloccabili nell’albero apposito, fattore che vi permetterà di gestire più problematiche contemporaneamente. Tale condizione
si rivela strettamente necessaria nel momento in cui avremo sottomano più vitigni, o nel momento in cui sarà necessario gestire degli imprevisti come la rottura di un macchinario o la sua pulizia.

Ampliare la plancia di comando permette di gestire più attività contemporaneamente
FORSE NON È FACILE AMARE HUNDRED DAYS, MA QUANDO COMPRESO SA REGALARE PIACEVOLI EMOZIONI
I vitigni possono essere acquistati spendendo un discreto quantitativo di denaro, come del resto anche tutti i macchinari extra o le posizioni di stoccaggio extra nel magazzino, ma sappiate sin da subito che
Hundred Days è un titolo che richiede tempo prima che l’attività di vendita prenda il via dandovi qualche soddisfazione remunerativa. Arrivare infatti a realizzare un vino che possa contenere il corretto livello di corpo o acidità potrebbe fare la differenza sulla qualità del prodotto, portando così il suo valore a livelli più alti. Il processo di vendita garantisce qualche soddisfazione anche grazie alla personalizzazione delle bottiglie, tra etichette, forma e quant’altro, sebbene la parte più avvincente la si identifichi presto grazie al menù delle tecnologie, dove
sarà possibile sbloccare tante feature extra come l’invecchiamento in botte, la fermentazione malolattica o la costruzione di un ufficio vendita da cui gestire tutte le operazioni commerciali.

Il taccuino a nostra disposizione va studiato seriamente, così da capire come muoversi in vigna
Oltre al denaro sarà necessario sbloccare dei livelli più alti di fama per ottenere le tecnologie più all’avanguardia, ed è forse per merito di ciò che Hundred Days mostra il lato migliore di sé nella modalità Infinita, dove l’unico vostro nemico sarà la malagestione della vostra attività vinicola. Tecnicamente il videogioco sviluppato da Broken Arms Games presenta un aspetto agile e leggero, coadiuvato da una palette di colori allegra, luminosa e mai eccessiva, che cambia colorazione seguendo le stagioni dell’anno. I menù appaiono ben disegnati, anche se per qualità e mole di informazioni spicca fra tutti il taccuino, che offre al giocatore davvero tantissime informazioni utili, interessanti ma soprattutto necessarie al fine di provare a portare a casa il risultato.
In Breve: Hundred Days si è rivelato una piacevole sorpresa emersa dal panorama indie di settore, un manageriale che riesce a portare in auge il concetto di gestione e produzione del vino, dal vitigno alla vendita senza perdere nemmeno un passaggio. Serve comunque una buona dose di passione per affrontare il viaggio, elemento che viene piacevolmente incentivato dalla struttura di gioco e dalla modalità con cui si è deciso di rappresentarla. Dopo aver seguito la storia, gettatevi a capofitto nella modalità infinita, non ve ne pentirete.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: AMD Ryzen 7 3700X, 8 GB RAM, GeForce RTX 2070, SSD
Com’è, Come Gira: Molto buona la resa visiva. Dal punto di vista tecnico, Hundred Days si comporta egregiamente sulla nostra configurazione senza cedere il passo nemmeno un secondo (e ci saremmo stupiti del contrario).
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