Valli a capire, i cattivi dei videogame. Già si mettono in un mare di guai rapendo fidanzate e principesse, figurarsi se toccano le mamme! Lotus Lantern: Rescue Mother ci spiega che succede.
Sviluppatore / Publisher: Unstable Games / 663 Games Prezzo: 9.75 Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: ND Disponibile su: PC (Steam) Data d’uscita: Già disponibile
Chi non conosce Chenxiang, figlio di Sanshengmu? Sono entrambi personaggi molto famosi appartenenti alla cultura cinese, nati dalla fiaba La Lanterna di Loto Magica, risalente all’epoca della dinastia Tiang, nel VII secolo. Sanshengmu è una donna immortale che si innamora di un uomo comune, e da questa relazione, proibita dalle Leggi Celesti, viene alla luce Chenxiang. Il fio da pagare per cotanto sacrilegio è alto, così la madre viene imprigionata sotto il Monte Hua.
Il piccolo cresce ignaro delle proprie origini e di quanto accaduto, ma una volta raggiunta l’adolescenza, apprende la verità. Solo, benché con l’appoggio di vari immortali, decide di partire per salvare la sua mamma, consapevole dei pericoli che lo attendono ma determinato a non fermarsi dinanzi a nulla. Lotus Lantern: Rescue Mother è il roguelite che celebra le sue gesta, sviluppato da Unstable Games e distribuito da 663 Games. Questa non è certo la prima trasposizione delle avventure del prode Chenxiang, che ha all’attivo oltre dieci film di cui il primo nel lontano 1928. Ora sbarca sui nostri monitor, e siamo pronti a sporcarci le mani di sangue perché, come narra un antico proverbio cinese, “Mamma, mammuzza, si ‘n’avissi a tia, ju ‘ntra ‘stu munnu, mi sintissi persu”.
LOTUS LANTERN: RESCUE MOTHER, ALL YOUR BASE ARE BELONG TO US
Non si può certo dire che Lotus Lantern: Rescue Mother ci accolga a braccia aperte, dato che il primo aspetto che balza all’occhio è un terribile Engrish, ciò che noi definiremmo inglese maccheronico. Questo aspetto non si riflette solamente nella grammatica creativa che permea i dialoghi, ma anche nei testi della UI, che spesso sconfinano dagli spazi preposti accavallandosi tra loro e rendendo un po’ difficile la lettura. Se siete degli skippatori seriali di dialoghi e scegliete potenziamenti e powerup in base all’icona che più vi piace, non avrete problemi; tutti gli altri soffriranno un pochino. Superato questo ostacolo, un’altra prova attende i giocatori: la forte somiglianza con Hades. Un clone? Un reskin? Uno di quei memes del tipo “quando ordini Hades su un certo shop online” e “quando ti arriva a casa”?
Ammetto di averlo pensato, mentre muovevo i primi passi nel primo livello con la prima build scelta a casaccio – sempre per la questione dei testi diversamente leggibili – composta da una combo di attacchi principali e secondari e un’abilità speciale. La formula è sempre la stessa, e prevede di venire alle mani con un nutrito gruppo di mostri che arriva a ondate, per poi raccogliere la ricompensa e scegliere quella che ci aspetta alla fine del livello successivo. Dopo un po’ arriva un boss intermedio, dopo un altro po’ arriva il boss finale, si sperpera dai vendor quanto accumulato e si prosegue. Quando ci lasciamo le penne perdiamo tutti gli item guadagnati nella run, ma ci restano valute di vario tipo per comprare perk duraturi e ricominciare più forti, per riuscire a spingersi un po’ più avanti, morire più ricchi e potenziarsi sempre più, in un circolo virtuoso che alla fine farà sembrare la liberazione di mammina una passeggiata al parco, che nella mia testa il gioco tradurrebbe “one passeggiat at the park”.
SIAMO ONESTI: MAGARI TUTTI I CLONI FOSSERO COSÌ
Gli hater diranno Lotus Lantern: Rescue Mother è il supplente di Hades, ma la realtà è che è veloce, colorato, divertente, frenetico, con mostri ben caratterizzati e molto diversi tra loro, ciascuno con le proprie caratteristiche da imparare se vogliamo sopravvivere, e i combattimenti con i boss possono durare anche parecchi minuti, in un crescendo di tensione. Le armi sono numerosissime e fracassone quanto basta, potenziabili con artefatti da assegnare negli appositi slot, e le abilità sbloccabili garantiscono parecchie build che influiscono prepotentemente sul gameplay e sulla modalità di ingaggio del nemico.
Si passa da spade per furibondi attacchi corpo a corpo a lame rotanti satelliti che ci girano intorno, uragani di fuoco – senza fiamme di Megalopoli – e tempeste di fulmini. Dopo qualche run si capisce bene il modello di crescita del personaggio e si giunge alla conclusione che sì, Unstable Games si è ispirata pesantemente al capolavoro di Supergiant Games, ma magari ce ne fossero di più, di roguelite così. Del resto, se mi avvicinassi alla cucina di Gordon Ramsay, pur senza eguagliarlo, avreste l’ardire di definirmi un cattivo cuoco? Non credo, I don’t cred.
UN PO’ FACILINO, UN PO’ TROPPO FACILINO
I cooldown delle abilità speciali molto rapidi, la quantità generosa di proiettili che siamo in grado di far vagare per lo schermo, e un dash molto generoso che ci garantisce invulnerabilità praticamente da ogni attacco rendono Lotus Lantern: Rescue Mother abbastanza facile, un po’ in controtendenza con in genere roguelite che vorrebbe farci sudare sette camicie per ogni minimo progresso. Potrebbe dunque essere indirizzato a un pubblico più casual, alla faccia del clichè che vedrebbe gli orientali come grindatori seriali. Un aspetto che invece proprio non sono riuscito ad apprezzare è l’estrema generosità dei loot.
La valuta da utilizzare per sbloccare il generoso albero delle skill entra copiosamente nelle nostre tasche, togliendo il gusto di pensare per mezz’ora se assegnare un punticino a “forza” o aumentare di un pochino la percentuale di mettere a segno un colpo critico; dopo solo otto run avevo già acquistato almeno il livello base di ogni abilità, cappandone più di qualcuna. In questo modo viene meno la parte strategica in cui definire la build, consapevoli che basta un’altra partitella per avere una nuova marea di upgrade. Chi pretende qualità assoluta dai roguelite, data la loro abbondanza nel panorama videoludico, può anche skippare Lotus Lantern: Rescue Mother, ma il prezzo aggressivo e una realizzazione tecnica senza sbavature lo rendono comunque un gioco degno di nota.
In Breve: Si potrebbe facilmente definire Lotus Lantern: Rescue Mother come un reskin di Hades ambientato nella mitologia cinese, e stroncarlo al vedere che non tocca le vette qualitative raggiunte dall’opera di Supergiant Games. Il gameplay però cattura, e la struttura roguelite unita a una buona gestione della curva di difficoltà invoglia a lanciarsi in un’altra run per provare sul campo i perk appena conseguiti e la nuova build del personaggio. Ciascun nemico ha un proprio pattern di movimento e attacco da imparare, e i boss sono sufficientemente impegnativi. Non rivoluziona il genere, ma svolge il suo lavoro.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: AMD Ryzen 9 6900HS, 16GB RAM, GeForce RTX 3080, SSD
Com’è, Come Gira: Non sono stati riscontrati rallentamenti, e si comporta in modo reattivo sia con la combo tastiera e mouse che con il gamepad. La localizzazione però è terribile e penalizza sia il coinvolgimento nella storia che la UI, con testi troppo lunghi che strabordano dalle finestre rendendo difficoltosa la lettura.