Pepper Grinder propone un’alternativa interessante ai classici action-platform, mettendo al centro della scena una protagonista armata di un’enorme trivella, con la quale dovrà (letteralmente) farsi largo in una serie di mondi tutti da… scavare. L’idea c’è, l’estetica in pixel-art pure ma una struttura un po’ troppo ristretta ne limita le potenzialità.
Sviluppatore / Publisher: Ahr Ech/MP2 Games / Devolver Digital Prezzo: 14.99 Euro Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: +7 Disponibile su: PC (Steam, Epic Store, GOG), Nintendo Switch Data d’uscita: Già disponibile
Fin dai suoi primi vagiti abbiamo seguito con interesse questo Pepper Grinder, che sembrava avere le potenzialità per mettere in tavola un po’ di originalità in un genere action-platform abbastanza ristagnante nonostante qualche illustre eccezione (Super Mario Wonder, parliamo di te!). L’idea di una protagonista capace di saltare ma anche di gestire un’enorme trivella per farsi largo attraverso livelli e nemici è promettente e in effetti il primo acchitto con l’avventura è stato positivo. Il ritmo di gioco è alto e con pochi momenti di pausa perché lasciar andare il suddetto mega-trapano significa quasi sempre fare una brutta fine per colpa di una caduta, un ostacolo che ci piomba addosso o un nemico che approfitta della nostra momentanea défaillance.
Il livello di concentrazione deve rimanere alto fin dai primissimi livelli perché in Pepper Grinder la fase di apprendistato dura poco e si inizia presto a fare sul serio per due motivi: 1) le meccaniche di gioco e il sistema di controllo sono ridotti all’osso, entro poco tempo avrete a disposizione tutto quello che vi serve; 2) i livelli offrono pochi momenti di sosta e la loro conformazione tende e mettere il giocatore davanti a sezioni abbastanza ostiche fin da subito, che vanno progressivamente peggiorando e allungandosi.
L’obiettivo è solo uno: arrivare in fondo integri perché una volta terminati tutti i blocchi di energia a vostra disposizione e distrutto la trivella sarete costretti a ripartire dall’ultima lanterna accesa. Riuscire a navigare velocemente e agilmente quando si usa la trivella per bucare le parti distruttibili dei livelli, chiaramente indicate da un colore diverso, non è facile e il tutto si complica ulteriormente quando si utilizza una sorta di turbo-boost per superare i dislivelli più ampi. Fortunatamente il suddetto sistema di checkpoint evita quei picchi di frustrazione che potrebbero scoraggiare i platformer meno esperti ma sappiate che Pepper Grinder non è un giochino di quelli semplici e sotto questo punto di vista può tranquillamente essere accostato a titoli come Celeste, Iconoclasts e compagnia bella.
PEPPER GRINDER: FONDAMENTA PARZIALMENTE SBRICIOLATE
L’idea dello scavare/erodere/perforare per cercare la strada verso tesori nascosti e/o l’uscita di per sé non è nuovissima, si parte dal cretaceo di Boulder Dash e Dig Dug per saltare poi verso Mr. Driller, Shovel Knight e compagnia bella. In Pepper Grinder questa meccanica va a braccetto con un dinamismo decisamente più spiccato, che si dimostra sì impegnativo ma anche dannatamente divertente. Non ci ha però pienamente convinti la struttura di gioco, a nostro modo di vedere eccessivamente vincolata a mini-livelli che hanno il retrogusto di un titolo Mobile. Ce ne sono cinque per ognuno dei quattro mondi, l’ultimo è dedicato allo scontro con il boss, più alcuni segreti da sbloccare acquistando apposite chiavi. Il tutto si conclude in 4/5 ore massimo, con la possibilità di rigiocare i livelli sbloccati per recuperare le monete nascoste e affrontare una modalità a tempo. Va detto però che il gioco viene venduto a meno di 15 Euro, un prezzo sicuramente adeguato alla quantità di contenuti proposti. Un’idea di base come questa però avrebbe funzionato a meraviglia come Metroidvania, con un respiro più ampio e maggiori possibilità di espandere il gameplay.
Anche la progressione delle abilità della protagonista sono a dir poco limitate. L’arrivo di un rampino amplia le possibilità di movimento, ma rispetto alla trivella rimane uno strumento secondario che avrebbe potuto essere integrato meglio anche nelle dinamiche puzzle, che solo occasionalmente fanno vedere qualche lampo di genialità. Il concetto stesso di accumulare ricchezze farebbe pensare alla possibilità poi di spendere tale bottino per comprare chissà cosa, invece gli shop in cui vi imbatterete permettono l’acquisto di elementi estetici (che viste le ridotte dimensioni dello sprite principale non fanno neanche così tanta figura), qualche potenziamento temporaneo dell’energia e delle figurine che fanno le veci degli immancabili collezionabili da custodire nell’apposito album.
OCCASIONE SPRECATA
Esteticamente invece nulla fa eccepire, la pixel-art proposta pur non essendo la più complessa e sofisticata mai vista si fa guardare con piacere e le animazioni soprattutto dei nemici sono di ottimo livello. Servirebbe invece ancora un po’ di lavoro sul lato tecnico, che presenta qualche problemino di troppo. Oltre ad aver incontrato un paio di bug piuttosto clamorosi (nemici che si bloccano sul posto e schermo che non scorre), abbiamo riscontrato fastidiosi ritardi nella risposta ai comandi. In un gioco come questo anche due millisecondi di lag dall’input possono complicare molto le cose e infatti in più di un’occasione ci siamo ritrovati ad imprecare per una caduta o una morte non dovute ad un nostro errore ma ad un lievissimo ritardo nella navigazione con la trivella.
Purtroppo non abbiamo potuto verificare se lo stesso problema sia presente anche su PC, in tal caso il difetto sarebbe insito nel gioco stesso e non nella piattaforma di prova. In ogni caso una patch correttiva sarebbe sicuramente opportuna. Alla fine del suo percorso Pepper Grinder ci ha un po’ delusi. Avrebbe potuto essere un gran titolo, degno di sedersi al fianco dei migliori esponenti del genere, invece rimane uno di quei videogiochi del quale a un colloquio con i professori direbbero “ha le potenzialità ma non si impegna più di tanto”.
In Breve: Un action-platform fluido e dinamico dalle grandi potenzialità, rovinato in parte da una struttura un po’ troppo rigida, una longevità piuttosto limitata e dalla presenza di alcuni fastidiosi bug che rovinano in parte l’esperienza. Un metroidvania con queste dinamiche potrebbe dare ad un eventuale seguito il respiro di cui questo progetto aveva bisogno.
Piattaforma di Prova: Nintendo Switch
Com’è, come gira: Se avete letto la recensione sapete già che non ci troviamo di fronte ad un titolo privo di difetti, sia tecnici che strutturali. I primi possono essere corretti in corso d’opera e riguardano una manciata di bug in cui ci siamo imbattuti, alcuni trascurabili, altri meno, che hanno reso l’esperienza di gioco meno fluida di quello che avrebbe dovuto essere. I secondi ci auguriamo vengano presi in considerazione per un eventuale sequel.