Slayers X: Terminal Aftermath: Vengance of the Slayer – Recensione

PC Xbox One Xbox Series X

Slayers X: Terminal Aftermath: Vengance of the Slayer, sviluppato da Big Zeta Studios Inc., è lo sparatutto in prima persona vecchia scuola che potrebbe piacere a chi, ancora oggi, non riesce a dimenticare Duke Nukem.

Sviluppatore / Publisher: Big Zeta Studios Inc. / No More Robots Prezzo: € 15,29 Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: +18 Disponibile su: PC (Steam), Xbox One, Xbox Series X|S Data d’uscita: Già disponibile

Vaas si domandava, ai tempi, quale fosse la corretta definizione di follia. E mentre premeva la lama del coltello sulla gola del protagonista di Far Cry 3, fino a quel momento tutti erano sicuri che appartenesse all’uomo timorato, lo stesso descritto in Pulp Fiction di Quentin Tarantino, l’unico a conoscere il cammino della perdizione e dell’imprevedibilità, mosso da una vendetta senza scrupoli ai danni degli uomini malvagi.

Slayers X: Terminal Aftermath: Vengance of the Slayer, d’altronde, non è poi una storia tanto lontana da quella di Beatrix Kiddo, la protagonista arrabbiata – che più arrabbiata non si può – di Kill Bill. La sola differenza è che non c’è Uma Thurman a giocare con la katana, bensì un fallito qualunque, di una città qualunque e di un quartiere qualunque, furioso perché gli hanno trucidato la madre, il padre, la ragazza e il suo migliore amico. Tutti insieme, nessuno escluso. Il motivo? Essere capitato nel posto sbagliato, nel momento sbagliato e in un giorno sbagliato.

SLAYER SI NASCE, NON SI DIVENTA

E non lo scegli, purtroppo. È il caso di Zane, il protagonista di Slayers X: Terminal Aftermath: Vengance of the Slayer, un biondo ossigenato con una grande passione per la cultura pop, gli eroi giapponesi e americani, gli hamburger e i videogiochi. Sembra pure scolarizzato, sebbene non possa contare sul suo acume, ma non si può dire lo stesso dei suoi muscoli, che adopera per alzare pesi impossibili, fare i piegamenti e strozzare i nemici che gli ostacolano il cammino. E credetemi, il povero Zane ne ha parecchi e non tutti sono disposti a fargli sconti.

Zane, il protagonista, è l’unico superstite della sua organizzazione, nonché la preda per eccellenza, la vita sacrificabile e l’uomo che tutti vogliono morto

Uno di questi è Mavin, il direttore di un supermercato che pare abbia avuto una tresca con sua madre. Tanto per non farsi mancare nulla e perché non c’è un limite al decoro, è pure lo sgherro di una setta chiamata Psyko Syndicate, una sorta di Scientology armata fino ai denti, decisa a eliminare qualunque Slayer le capiti a tiro. Zane è l’unico superstite della sua organizzazione, nonché la preda per eccellenza, la vita sacrificabile e l’uomo che tutti vogliono morto prima che faccia qualche sciocchezza.

Slayers X: Terminal Aftermath: Vengance of the Slayer

Un uomo sull’orlo di una crisi di panico.

La storia di Slayers X: Terminal Aftermath: Vengance of the Slayer s’ispira in maniera originale al tipico canovaccio narrativo delle storie di vendetta e redenzione, aggiungendo al suo interno un protagonista inedito. Ironico e violento, il povero Zane si ritrova a vivere innumerevoli situazioni grottesche e fuori di testa. La scrittura utilizzata, ottimamente inserita nel contesto, offre un racconto che scorre rapido ai titoli di coda, offrendo risate, emozioni e tante, tantissime botte. Zane affronta nemici di qualunque genere, percorrendo una strada irta di pericoli e battute offensive, contando solo su sé stesso e un armamentario degno di Keanu Reeves in Matrix.

SLAYERS X: TERMINAL AFTERMATH: VENGANCE OF THE SLAYER LASCIA SENZA FIATO

Non si accontenta di fare soltanto questo, però. L’opera è un FPS dichiaratamente vecchia scuola che riprende fedelmente gli anni d’oro di Quake, Doom e di Duke Nukem, infilandoci all’interno una struttura ludica ben implementata e assolutamente coinvolgente. Se siete appassionati della corrente di quegli anni, è possibile che Slayers X: Terminal Aftermath: Vengance of the Slayer vi metta sin da subito a vostro agio proprio com’è accaduto a me, che non mi sono fatto troppi scrupoli a massacrare qualunque nemico mi capitasse a tiro.

Slayers X è un FPS dichiaratamente vecchia scuola che riprende fedelmente gli anni d’oro di Quake, Doom e di Duke Nukem

L’obiettivo in Slayers X: Terminal Aftermath: Vengance of the Slayer è sparare, procedere e ripetere, ma il gameplay è ben più profondo di quanto qualcuno potrebbe pensare. Oltre a focalizzarsi sugli scontri all’arma bianca e a un vasto arsenale che è possibile intercambiare in base alle situazioni, sbloccabile durante i livelli, Zane può esplorare ogni singola area alla ricerca delle chiavi per aprire le porte e i dischi, utili per avanzare nel gioco. A difenderle ci sono un gran numero di nemici, che lo Slayer può massacrare con una spada, le sue due pistole e un mitragliatore, oltre a uno sparavetri che ricorda l’immortale sparachiodi di Quake.

Slayers X: Terminal Aftermath: Vengance of the Slayer

Ecco lo sparavetri, un omaggio allo sparachiodi di Quake.

Il gunplay è così tanto adrenalinico da far venire voglia di sparare fino alla fine di tutte le cartucce a disposizione. Una pregevole aggiunta, inoltre, riguarda l’energia di Zane, posta a destra della barra della vitalità: il suo utilizzo, una volta raggiunto un obiettivo che preferisco non raccontarvi, può aprire a nuovi approcci e modi per interfacciarsi con gli spietati Psyko, che non possono niente contro il potere che scorre nelle vene del protagonista.

Il gunplay è così adrenalinico da far venire voglia di sparare fino alla fine di tutte le cartucce a disposizione

Prima ho parlato di esplorazione, e c’è da dire che il level design di ciascun livello è gestito con sapienza e intelligenza, rendendo Slayers X: Terminal Aftermath: Vengance of the Slayer rigiocabile persino dopo averlo concluso la prima run. Raccogliere ogni collezionabile e segreto, compiendo al contempo delle piccole storie secondarie all’interno dei livelli, aumenta il monte ore necessario per completarlo nella sua interezza.

Qualcuno spari a… quel coso?

Ad affascinare è anche il lavoro grafico certosino per far ripiombare il giocatore in quegli anni e creare un’atmosfera unica nel suo genere, adeguata al contesto in modo straordinario e inaspettato. In Slayers X: Terminal Aftermath: Vengance of the Slayer si va ben oltre il divertimento e il ricordo del passato, che in questo caso assume un’importanza totale sia nell’architettura di gioco, sia nell’ambientazione. C’è una passione trascinante che non lascia il giocatore e lo accompagna fino alla conclusione dell’esperienza, facendo venire gli occhi lucidi poiché non si è mai effettivamente pronti a tanta bellezza. Ora so qual è la definizione di follia.

In Breve: Prendete una storia di vendetta degna di Tarantino, infilateci un’atmosfera anni ’90 e così tanti proiettili da far impallidire certi mostri sacri del panorama degli sparatutto in prima persona. Lo avete fatto? Bene. Otterrete Slayers X: Terminal Aftermath: Vengance of the Slayer, una produzione che non si accontenta solamente di dichiarare il suo amore per il passato, ma che proietta il giocatore in un contesto brutale fatto di violenza e sparatorie a non finire. Il protagonista, Zane, è la prova inconfutabile di cosa significhi regolare i conti prima che il cattivo della situazione tiri le cuoia. Forte di un gunplay adrenalinico, di livelli ottimamente implementati e di un’esplorazione appagante e coinvolgente, questo è il gioco perfetto per chi ha voglia di cadere in tentazione e vuole respirare l’aria di un tempo in un nuovo, travolgente boomer shooter.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Processore AMD Dual-Core A9-9420, 12 GB di RAM, AMD Radeon R5 Graphics
Com’è, Come Gira: Ottimamente, l’avventura è piacevolmente proseguita senza alcun intoppo. Girerebbe ovunque, pure su una ruota motrice. È d’uopo sottolineare che ho avuto l’occasione di provare il gioco anche su Xbox Series X: anche sulla console della casa di Redmond è filato tutto liscio come l’olio.

 

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Pro

  • Un grandissimo contesto / Tanti livelli da esplorare / Gunplay ben strutturato / Alta rigiocabilità

Contro

  • Un tema non originale / Qualche incertezza nei dialoghi
8.5

Più che buono

Cosa succede se unite letteratura, tanta curiosità e un mix letale di videogiochi indipendenti e di produzioni complesse? Otterrete Nicholas, un giovane virgulto che scrive tanto e vuole scrivere di più. Chiamato "Puji" ben prima di nascere, dovete dargli una penna per tenerlo calmo. O al massimo un pad.

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