Inked – Recensione

PC

Per farla semplice, Inked è un puzzle platform che sfrutta il collocamento arbitrario di figure geometriche solide per risolvere enigmi ambientali. Al suo arco, però, ha due frecce che in parte mitigano un sistema di controllo farraginoso che gli è costato più di una recensione negativa. In versione vanilla, senza sconti o promozioni da Humble Bundle, il titolo di Somnius Games viaggia sui 17 euro: non bruscolini insomma, quindi è opportuno capire per bene se il prezzo del biglietto vale lo spettacolo.inked recensione

Puzzle platforming e storytelling, questo è Inked

A differenza di altri esponenti del genere, Inked offre uno storytelling permanente. Vengono raccontate le vicende sentimentali del protagonista digitale, in cerca della sua amata Aiko, e quelle “parallele” del suo designer che sovente irrompe sulla scena per ostacolare l’incedere del piccolo samurai al grido di “se soffro io, devi soffrire anche tu”. L’ispirazione orientale è chiara fin dall’inizio, laddove la classica pittura a inchiostro e acqua tipica del Paese del Sol Levante viene sostituita da tratti più marcati attribuibili alle penne a sfera. Il dipinto monocromatico devia sul blu, sul verde e sul rosso, per quello che si configura come un quadro di insieme di innegabile fascino visuale, costellato di riferimenti gialli, rosa e neri. Gli screenshot a corredo sono lì a testimoniare un lavoro artistico fortemente autoriale, che può non incontrare i gusti del singolo ma, allo stesso tempo, dimostra un’impronta inconfondibile, a mia memoria ancora poco esplorata. A lato di una direzione artistica così ben tratteggiata – perdonatemi il gioco di parole – c’è una colonna sonora altrettanto evocativa che accompagna in maniera dinamica gli eventi: sa insistere sulle emozioni quando richiesto, dare sollievo al raggiungimento di ogni save point (ciliegi, anyone?) e rendere frizzante alcune sessioni più movimentate, come quando viene infranta – dall’esterno – la quarta parete e si vedono mani umane inclinare il foglio da disegno su cui corre il nostro piccolo eroe, che ora dovrà sottrarsi alla furia degli elementi gravitazionali.

LOGICA DELLA QUARTA PARETE

Interruttori, leve, dinamica dei fluidi, incastri, geometria spicciola, sequenze consequenziali: non è necessario avere una laurea in fisica o matematica, ma questi e altri sono gli elementi con cui il nostro mouse dovrà interagire. A volte servono anche i riflessi, ad esempio per far apparire una rampa nel momento giusto per poi cancellarla e riposizionarla pochi istanti dopo in un altro punto del quadro, piuttosto che calcolare i tempi per azionare un ingranaggio in modo che la sfera che stiamo facendo scivolare si trovi al posto giusto nel momento giusto. Ciascun “livello” è autoconclusivo, nel senso che si tratta di un gameplay lineare senza backtracking e, se non ci fosse la storia narrata a fare da collante, gli stage potrebbero essere tranquillamente risolti in ordine casuale. Fortunatamente il racconto c’è e, come scrivevo all’inizio, funziona bene pur senza alcuna pretesa di stravolgere il medium. Alla dinamica dei solidi da collocare si affiancano micro meccaniche da platform: si attiva un ponte che ha un timing per il rientro piuttosto stretto, quindi bisogna correre sulla rampa, saltare sulla passarella che abbiamo posizionato a mo’ di giunzione e saltare dall’altra parte, oppure correre da un riparo all’altro quando una pioggia di scuolabus (?) viene scagliata contro di noi dalla forza di gravità artificiale. In questo panorama, allora, per parlare di capolavoro in stile Braid, la poetica della art direction deve incontrare un sistema di controllo impeccabile, anche perché su YouTube girano delle speedrun da record di 2 ore e rotti quando per portarlo a termine in condizioni normali ne servono almeno il triplo.inked recensione

Inked ha un gameplay lineare senza backtracking

Personalmente ho arricciato il naso in più occasioni, laddove l’utilizzo del pad ha persino peggiorato le cose. Il protagonista si muove lungo otto direttrici, gestite con la doppia pressione del WASD, ma il margine di imprecisione è altissimo e se manchi di un pixel il bordo dell’oggetto su cui vuoi camminare/atterrare dopo un salto devi ricominciare tutto da capo. Intendiamoci: è un puzzle game, quindi “ricominciare da capo” fa parte della struttura stessa del genere a cui appartiene, ma un conto è farlo perché si è fatto un errore, un altro è l’essere costretti da un game design imperfetto. È comunque difficile non lasciarsi rapire da Inked, un po’ perché la curiosità di sapere come andrà a finire funziona egregiamente come leitmotiv; un po’ perché la curva di difficoltà non cresce in maniera costante ma è intermittente, quindi se anche ci si incistisce su alcuni enigmi, quelli successivi permettono di tirare il fiato e ritrovare quel sentimento da “one more level” che, onestamente, salva il lavoro di Somnium Games in più frangenti. Per quanto esteticamente delizioso e intrigante da un punto di vista logico, a Inked manca comunque quella scintilla che ha reso indimenticabili giochi meno costosi su mobile tipo Monument Valley. Non sono riuscito a capire da cosa dipenda, perché sulla carta le feature per assurgere al ruolo di “imperdibile” ci sono tutte, ma con me quelle due frecce a cui accennavo nell’incipit non sono bastate a suscitare l’amore.

Inked è un puzzle platform con una direzione artistica unica, sorretto da una narrazione accattivante, una quarta parete infranta “dall’esterno” che irrompe sulla scena donando originalità e la discontinuità necessaria a mantenere alto il livello di attenzione del giocatore. Soffre di un sistema di controllo impreciso, giustificabile solo dalla natura indie dell’IP, che a volte rischia di portare l’utente al “table flip” quando lo si sarebbe potuto evitare. Costa 17 euro in versione scaricabile su Steam, quindi il mio consiglio è di guardarsi i primi 20 minuti di walkthrough: non si perde niente in termini di spoiler ma si capisce istantaneamente se il lavoro di Somnium Games merita l’acquisto o meno. Il mio giudizio personale lo potete leggere in calce all’articolo, quindi vi rimando a quello, insistendo sul fatto che un voto numerico, senza contesto, non vale poi molto.

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Pro

  • Direzione artistica impeccabile.
  • Colonna sonora sartoriale.
  • Un puzzle game story driven: serve altro?
  • Enigmi non ripetitivi; almeno, non troppo.

Contro

  • Il sistema di controllo è impreciso.
  • Il motore fisico è molto primitivo.
  • Fattore rigiocabilità ai minimi storici.
7.5

Buono

Il fatto che la moglie abbia accettato di avere un marito con dei seri problemi di dipendenza da giochini elettronici, la dice lunga sui compromessi ai quali è dovuto scendere pur di evitare che la sua collezione di cartucce finisse misteriosamente nel bidone della spazzatura. Il suo sogno è quello di arricchirsi facendo un lavoro appagante, anche se chi lo conosce sostiene che sarebbe disposto a diventare semplicemente ricco. Nel mentre, trascorre la domenica mattina facendo le pulizie di casa, ipotizzando cosa accadrebbe se alla sua porta bussassero Elena Fisher e Liara T'Soni, insieme.

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