Per ricaricare eravate abituati a schiacciare ‘r’, al massimo stando attenti al tempismo? Ciao, anzi ciaone!
Eravate abituati a schiacciare ‘r’, al massimo stando attenti al tempismo? Ciao, anzi ciaone!
Qui siamo proprio su un altro livello, e i vari tipi di arma vanno trattati secondo le specifiche peculiarità. Fare una lista completa diventerebbe una noia, ma fatemi fare almeno un paio di esempi, partendo dai classici mitragliatori. Per estrarre il caricatore si può premere il tasto di rilascio, oppure, se l’abbiamo esaurito del tutto, lo possiamo gettare via con un gesto della mano, per poi prenderne un altro dalla nostra cintura; non basterà però collocarlo al posto di quello vecchio, ma prima di sparare
servirà anche scarrellare nel modo previsto da quel modello. Per il fucile a canne mozze, invece, basta un movimento più intuitivo e galvanizzante:
un secco colpo di polso aprirà le canne e espellerà le cartucce ormai vuote, e dopo aver messo altri proiettili, un gesto simile ma in verso contrario ci permetterà di tornare a scaricare piombo sui nazisti. Che supereroi che siamo!

Se una porta è chiusa dall’interno, quale chiave migliore di una bella granata nella condotta d’aria giusta?
Cotante meraviglie non sono tutte invenzioni di Respawn, anzi per la maggior parte si tratta di elementi già visti in linea di principio su titoli come Onward e Boneworks, ma la varietà dei gesti necessari per ogni arma fa davvero la differenza. Oltre a essere dannatamente divertente, questa soluzione comporta una profonda differenza nel modo di giocare rispetto agli shooter tradizionali, proprio perché cambiare caricatore sotto il fuoco nemico ravvicinato comporta sangue freddo e richiede molto più tempo di un ben più immediato cambio d’arma.
L’UTILIZZO DELLE ARMI è MOLTO SODDISFACENTE E INCREDIBILMENTE FLUIDO
È tutto molto fluido: rimani a corto di proiettili con il Gewehr 43 mentre un membro delle SS ti sta sparando da dietro l’angolo? Accovacciati dietro a quello scatolone lì vicino mentre tiri fuori la pistola dalla fondina, e scaricagli addosso il caricatore sporgendo il braccio dalla copertura: con un minimo di fortuna, andranno a segno abbastanza colpi per rendere la Terra un posto migliore.
Anche il modo di imbracciare le armi cambia di gran lunga tra, per esempio, una carabina e un fucile a pompa; la realtà virtuale trascende le esperienze cui siamo abituati, e rende una cosa del passato il pensiero delle texture di un fucile piazzato lì, fermo, in mezzo allo schermo. Roba da Amàrcord.
PEENEMUNDE
Medal of Honor: Above and beyond non è esente da alcuni difettucci cui ancora nessuno ha trovato una piena risoluzione, alcuni dei quali, come certe compenetrazioni poligonali, sono fastidiosi nella misura in cui rompono l’effetto di immedesimazione tanto ben riuscito per tutto il resto. Registro poi un problema più canonico relativo alla scarsa intelligenza artificiale dei nostri avversari, non degna del fiero addestramento militare dell’esercito del Terzo Reich.
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