Persona 3 Reload – Recensione Switch 2

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Dopo il successo del quinto capitolo e di una lunga serie di spin-off, Atlus decide di riportare alle origini la sua saga più amata. Persona 3 Reload segna il ritorno di uno dei JRPG più influenti della sua epoca, riletto attraverso lo sguardo e le tecnologie di oggi.

Sviluppatore / Publisher: Atlus / SEGA Prezzo: 59,99 Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 16 Disponibile Su: PC (Steam), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S, Switch 2

Di che colore è Persona 3 Reload? Azzurro, che domande. Come il mare, come un tuffo nei ricordi dei primi anni Duemila, tra i mille giochi di ruolo che popolavano il catalogo PS2. Incredibile la scommessa di Persona 3: quel passaggio di testimone che vede Katsura Hoshino prendere il posto del veterano Kouji Okada alla guida di un progetto definito dal character design di Shigenori Soejima. Un azzardo che fonde le meccaniche delle visual novel con i dungeon crawler tanto amati in Giappone, da Wizardry in poi.

Una rinascita capace di recuperare una serie che non era riuscita a resistere alle bordate di Squaresoft nell’era PSX, trasformandola, capitolo dopo capitolo, in un fenomeno enorme e impensabile. Persona 3 Reload è una rinascita che paradossalmente raccoglie ciò che le generazioni future le devono, frutto del solco che ha tracciato, un ritorno che prende in prestito dal quinto, acclamatissimo episodio – e dal know-how ormai raffinato di Atlus – la direzione artistica e le migliorie di qualità della vita, per riportarlo sui nostri monitor, attuale oggi quanto lo era nel 2006. E dopo averlo apprezzato nel corso delle sue molteplici incarnazioni, è finalmente giunto il turno di Switch 2: è tempo di dichiarare guerra alle Ombre anche su una console Nintendo.

IL DOVUTO RITORNO DI PERSONA 3 RELOAD

Il restauro messo in atto da Atlus quasi due anni fa si è rivelato efficace, applicando il graffiante stile grafico di Persona 5 al capostipite della rivoluzione – e della rinascita – della serie. Un concetto ironico, considerando che il tema centrale del gioco è l’inevitabilità della morte e il bisogno di aggrapparsi a ciò che ci è concesso in vita, cercando di fare del nostro meglio. Anche per le sue tematiche, Persona 3 Reload si conferma un titolo attuale e meritevole di essere (ri)giocato, invecchiato solo marginalmente grazie alla pregevole opera di restauro.

trama e cast sono fra i più riusciti dell’intera saga

Se da un lato trama e cast restano tra i più riusciti e profondi dell’intera saga – nonostante il concetto dei “giovani studenti che lottano contro il soprannaturale” inizi abbondantemente a mostrare qualche crepa – dall’altro l’elemento dungeon crawler continua a sollevare perplessità tra i fan. Il Tartarus, il colossale dungeon che attraversiamo durante l’Ora Buia tra un giorno e l’altro, rimane infatti uno degli aspetti più datati: già monotono nel 2006, oggi risulta inevitabilmente ripetitivo. Al di là del riciclo di asset estetici, le architetture dei piani restano semplicistiche e poco ispirate, soprattutto se confrontate con la fantasia e la varietà cui Atlus ci ha abituati, dai dungeon tematici di Persona 4 ai gimmick delle opere più recenti, come il già citato quinto capitolo o Metaphor: ReFantazio.

Persona 3 Reload Recensione Switch 2

Il nuovo, splendido restyling grafico non trascura le proporzioni dei personaggi, che finalmente valorizzano appieno il character design originale.

Un’eredità su cui, ahimè, si deve giocoforza chiudere un occhio, specie considerando che il gioco richiede circa settanta ore per essere completato, tra sessioni di grind e una trama che impiega un po’ a carburare. A rendere l’esperienza più appagante ci pensa una massiccia dose di parlato nuovo di zecca (ora anche gli “appuntamenti” intermedi dei Social Link sono completamente doppiati) e una narrazione ampliata che aggiunge profondità a elementi che all’epoca avrebbero meritato un po’ più di spazio, come il gruppo Strega.

Persona 3 Reload si conferma un titolo attuale e meritevole di essere (ri)giocato

Fortunatamente, il sistema di combattimento resta uno dei punti più solidi: ricostruito dalle fondamenta di Persona 5, appare fluido, elegante e soddisfacente. Dalla stilosissima interfaccia all’assenza della sciagurata decisione di non poter impartire ordini diretti ai compagni (già corretta in Persona 3 Portable, a onor del vero), fino alla preziosa opzione di “passare la staffetta” a un alleato dopo aver stordito un nemico colpendo la sua debolezza, una meccanica che amplia le possibilità tattiche e consente di preparare la strada ai devastanti attacchi di gruppo. Non altrettanto convincenti le Teurgie, una sorta di “limit break” sbloccabili progredendo nel gioco: spettacolari da vedere, ma spesso fin troppo potenti, capaci di ignorare vulnerabilità e resistenze e di sbilanciare inevitabilmente l’equilibrio dei combattimenti. Fortuna che sono presenti ben cinque livelli di difficoltà.

DEMONI E DRAMMI GIOVANILI TASCABILI

La versione Switch 2 porta l’esperienza originale sulla nuova ammiraglia Nintendo, con un risultato leggermente agrodolce. Da una parte, il gioco resta quello che abbiamo amato e descritto nelle righe precedenti: assolutamente eccellente e magnetico. In quest’ottica, la possibilità di affrontare un gioco di ruolo tanto lungo e sfaccettato anche in modalità portatile è una vera benedizione. Dall’altra, però, fa un po’ storcere il naso la fluidità limitata ai 30 fps, una caratteristica che, alle soglie del 2026, speravo di poter considerare definitivamente archiviata.

Persona 3 Reload Recensione Switch 2

Il Tartarus è monotono come un tempo, ma le dinamiche del combattimento sono state rinvigorite, rendendo le battaglie più piacevoli e coinvolgenti.

La versione Switch 2 finisce per restituire un’esperienza leggermente agrodolce

Mi rendo conto che Switch non è mai stata la scelta ideale per chi desidera godersi i nuovi titoli multipiattaforma nella loro declinazione migliore, ma parliamo pur sempre di un gioco sviluppato esclusivamente per la nuova incarnazione della console, una macchina uscita appena un paio di mesi fa. A onor del vero, si tratta di un difetto su cui si riesce a chiudere un occhio, vista la natura del titolo; tuttavia resta la sensazione che, a livello di ottimizzazione, si sarebbe potuto compiere quel piccolo passo in più.

In Breve: Persona 3 Reload è un ritorno necessario, un ponte tra passato e presente che conferma la forza e la sensibilità di una saga capace di reinventarsi senza tradire se stessa. Atlus dimostra di saper restaurare con rispetto, donando al gioco un aspetto moderno e una direzione artistica splendida, pur senza riuscire a limare completamente le rughe di un design ormai datato. L’esperienza resta intensa, emotiva e profondamente umana, con un sistema di combattimento rifinito e un comparto narrativo che continua a brillare. La versione Switch 2, purtroppo, mostra qualche limite tecnico che ne smorza parzialmente la magia, ma non abbastanza da oscurare la grandezza dell’opera. Un viaggio imprescindibile per i fan, e un ottimo punto d’ingresso per chi non ha mai vissuto l’Ora Buia.

Piattaforma di Prova: Switch 2
Com’è, Come Gira: Direzione artistica impeccabile, ma fluidità costretta a 30fps, come espresso nella recensione. La natura “sedata” del gioco contribuisce a non classificare questo limite come un vero e proprio problema, ma avremmo preferito comunque farne a meno.

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Pro

  • Direzione artistica splendida, coerente con lo stile di Persona 5 / Trama e personaggi ancora oggi tra i migliori della serie / Giocarlo in modalità portatile è una benedizione.

Contro

  • Dungeon design del Tartarus ormai superato / Fluidità a 30 fps deludente per una console appena uscita / Ritmo narrativo sempre un po’ lento / Alcune nuove idee come le Teurgie sono un attimo sbilanciate.
8.5

Più che buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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