Il NES non morirà mai, o perlomeno avrà lunga vita fin quando giochi come Timothy and the Tower of Mu ricorderanno i suoi anni magici pixel dopo pixel.
Sviluppatore / Publisher: Kibou Entertainment / Playism Prezzo: € 9,99 Localizzazione: Nessuna Multiplayer: Assente PEGI: Per tutti Disponibile su: PC (Steam) Data di lancio: 9 agosto 2022
Timothy è un ragazzo come molti altri, legatissimo al suo amato nonno un tempo gravemente malato ma poi miracolosamente guarito grazie a un fungo magico recuperato proprio dall’intrepido nipote. Esaurito il potere dell’ingrediente incantato, l’anziano era venuto a mancare ma Timothy si sarebbe giocato un’ultima carta: narra una leggenda che l’eroe in grado di raggiungere la cima dell’altissima Torre di Mu avrebbe potuto veder realizzato il suo più grande desiderio. Cosa aspettiamo? Questa la storia che ci introduce nel pixelloso mondo di Timothy and the Tower of Mu, action platformer old style sviluppato da Kibou Entertainment e distribuito da Playism, sequel di Timothy and the Mysterious Forest.
Non è necessario conoscere il primo capitolo per godere dell’esperienza, in quanto i due giochi sono completamente diversi tra loro: Zelda-like e ispirato al GameBoy il primo, arcade hardcore basato su un ipotetico NES on steroids il secondo.
TIMOTHY AND THE TOWER OF MU, TRIONFO DELL’ANIMATION CANCELING
Come tutti i protagonisti dei platformer, corriamo, saltiamo, spariamo, e disponiamo di dash e crouch. A differenza di molti titoli dello stesso filone, però, non sono presenti double jump nè calibrazione della potenza di salto tenendo premuto il relativo tasto più o meno a lungo. Timothy and the Tower of Mu ricorre alla tecnica dell’animation canceling: quando stiamo compiendo un’azione, possiamo interromperla in qualsiasi momento per eseguirne un’altra. Abbiamo appena saltato e ci accorgiamo che stiamo per colpire un nemico sopra di noi? Ci basta premere il dash per porre fine al nostro moto verticale ed iniziare a scivolare nell’aria, rischiando magari di finire addosso ad un altro mostro.
Non c’è problema, un tap al tasto per camminare e riconsegneremo il nostro corpo alla forza di gravità, in un trionfo di schivate millimetriche. Ci vuole tempo per impratichirsi, dopodiché invece di morire perchè non abbiamo confidenza con i controlli, moriremo perchè il gioco è maledettamente difficile, ma al contempo magnanimo nella sua abbondanza di checkpoint, quindi chi si lamenta è n00b.
HIT POINT, STAMINA, RICETTE, BOSS, ACHIEVEMENT, C’È DI TUTTO!
Ai classici tipi di piattaforme, da semoventi a mortali, che conosciamo tutti molto bene, si aggiungono gli appigli ai quali aggrapparsi per un tempo limitato, dettato dalla nostra stamina, prima di mollare la presa e cadere. Il contatto con un nemico o un suo proiettile ci prosciuga uno dei tre cuoricini in dotazione, rimpinguabili con ingredienti recuperati in forzieri disseminati in zone ardue da raggiungere o segrete. Consegniamo il necessario allo chef, ed ecco delle pietanze prelibate con le quali sfamare gli abitanti della tribù dei maialini buoni che vive nella torre.
Cinque diversi biomi con relativi abitanti a tema, dieci enormi boss di fine livello, sezioni subacquee e in buie caverne consentono a Timothy and the Tower of Mu di regalarci tutto ciò che racchiude l’universo platformer.
BELLI I LIVELLI…
Il level design merita applausi per aver ricreato l’atmosfera delle vecchie glorie che spopolavano nelle cartucce per console, garantendo un livello di sfida elevato senza far ricorso a trucchetti quali nemici e trappole che compaiono all’improvviso o si nascondono un paio di pixel oltre il nostro campo visivo, apparendo solo quando entra in gioco lo scrolling, senza lasciarci il tempo di reagire.
Il level design garantisce un livello di sfida elevato senza far ricorso a trucchetti
… FOLLI I CONTROLLI
E proprio perchè è richiesta tutta la nostra abilità videoludica per aver ragione della Torre, sorgono dubbi su varie scelte di game design, soprattutto per quanto riguarda il sistema di controllo. Non è possibile ridefinire la tastiera, e ci troviamo così a muovere il personaggio con la mano destra, tramite le frecce, scontentando tutti i cultori della combinazione WASD. Per poter sparare con la fionda, inoltre, è necessario essere assolutamente fermi. Muovetevi di un solo pixel, magari per evitare qualche lama rotante mortale o cercare di avvicinarvi al bersaglio dato che il raggio di fuoco è piuttosto corto, e farete cilecca. Saltando, invece, non si pone il problema. Scale, porte e interruttori hanno un hit box poco ampio che richiede un perfetto posizionamento. Ma la pecca più grave è la mancanza di slot multipli di salvataggio, caratteristica che non può essere tralasciata nemmeno appellandosi ai bei tempi andati, in quanto presente sui nostri schermi da parecchi anni.
Ciò significa che se più persone giocano sulla stessa macchina, devono condividere lo stesso savegame, continuando da dove è arrivato l’ultimo giocatore o cancellando tutti i progressi e ricominciando da zero, portando probabilmente a faide famigliari che si protrarranno per generazioni.
ARTE FINO ALL’ULTIMO PIXEL
Graficamente Timothy and the Tower of Mu è molto ben realizzato in una pixel art che non tralascia dettaglio alcuno: dai boss ai nemici più comuni, passando per le ambientazioni, non vi sono cali di qualità. Il sonoro propone varie melodie dal loop breve ma che non invogliano ad abbassare il volume. Curiosità: in un mondo in cui la longevità dei videogiochi viene gonfiata, lo sviluppatore dice che il gioco si può terminare in dieci ore, ma sicuramente sforerete e ne saranno necessarie due o tre in più.
Sicuramente un ottimo tributo all’era NES e un buon platformer in generale, con un piccolo ritocchino ai controlli potrebbe ambire molto in alto, anche più in alto della stessa Torre di Mu.
In Breve: Non tutte le lettere si scrivono con la penna, e Timothy and the Tower of Mu è una dichiarazione d’amore per il NES scolpita nei pixel. Platformer difficile ma non frustrante, con molti contenuti e segreti da scoprire, purtroppo penalizzato da un sistema di controllo un po’ impreciso e dalla mancanza di opzioni di configurazione. Chi è abituato a saltare con precisione e tempismo sorvolerà su queste mancanze, ma i giocatori con meno esperienza potrebbero venir scoraggiati dalla difficoltà e non riuscire a godere pienamente di tutto ciò che Kibou Entertainment ha creato.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: I7, 8GB RAM, GeForce GTX 1050, SSD
Com’è, Come Gira: Fluido senza alcun problema, e per chi è sempre con la capienza dell’hard disk in rosso segnalo un’installazione molto light di circa 300 mega.