Touhou Genso Wanderer – Recensione

PS Vita PS4

Se siete avvezzi ai titoli orientali conoscerete senz’altro il genere dei “bullet hell” o “danmaku shooter”: trattasi di quegli sparatutto caciaroni – che affollano tuttora le sale giochi del Sol Levante – dove lo schermo si riempie letteralmente di proiettili. Di questa branca fa parte Touhou Project, una saga composta principalmente da shoot’em up che in Giappone ha spopolato in maniera tale da dar vita a manga, gadget, e CD musicali. Il filone principale vede la sacerdotessa Reimu Hakurei combattere orde di yokai e altre entità demoniache, ma la peculiarità del titolo in questione – e probabilmente il motivo di tanto successo – è la presenza di soli personaggi femminili, tutti rigorosamente adolescenti (insomma, le classiche “loli”). Spiriti maligni e sacerdotesse sono qui dipinti a mo’ di ragazzine, e da questo presupposto nasce Touhou Genso Wanderer. Il gioco riprende il concept, ma lo traduce in un roguelike RPG di stampo orientale con tutti gli elementi classici del caso. Se il genere vi sollazza, e da sempre pensate che yokai e loli siano un connubio perfetto, allora procedete senza remore alla lettura.

IL VIAGGIO DI UNA SACERDOTESSA

In Touhou Genso Wanderer vestiamo i panni della sacerdotessa Reimu Hakurei, intenta ad investigare sulla comparsa di una misteriosa torre a Gensokyo piena zeppa di oggetti da raccogliere e cloni ostili creati da un’entità malvagia; una storia che, se nei primi momenti pare interessante, con il tempo comincia ad annoiare a causa di dialoghi incessanti ricchi di gag e altre discussioni inutili.

Se avete giocato a titoli come Pokémon Mystery Dungeon et similia, probabilmente già sapete cosa vi aspetta in Touhou Genso Wanderer: in ogni dungeon si parte dal primo livello, esplorando stanze generate casualmente, raccogliendo il loot, e sconfiggendo i nemici. Il tutto avviene con il classico sistema a turni, dunque ogni volta che ci sposteremo si muoveranno anche tutti gli altri elementi all’interno del dungeon.

In ogni dungeon si parte dal primo livello, esplorando stanze generate casualmente, raccogliendo il loot, e sconfiggendo i nemici

Fin qui nulla di nuovo, Genso Wanderer – però – implementa anche qualche novità, a partire dall’iDash: si tratta di una particolare meccanica che aiuta a velocizzare il movimento del nostro personaggio all’interno delle stanze vuote, a navigare attraverso i labirintici corridoi e ad eludere le trappole presenti sulla mappa. Durante l’esplorazione dei dungeon è inoltre possibile accumulare una speciale valuta chiamata Nito Point, spendibile nel crafting o nella fusione di armi e oggetti (una funzione adibita solitamente ai fabbri che permette di combinare insieme due potenziamenti).

Sottolineo, infine, le interessanti magie Danmaku, ispirate proprio alla natura shoot’em up da cui questo spin-off trae origine. Parliamo in buona sostanza di proiettili che possiamo letteralmente sparare contro i nostri nemici e che vengono suddivisi in quattro tipi: colpo singolo, triplo, in linea retta, e colpo circolare. La tecnica è estremamente utile giacché permette di eliminare più nemici contemporaneamente, o tenere a distanza quelli più pericolosi (come, ad esempio, le “loli” dotate di autodistruzione).

UNA SFIDA ARDUA

I roguelike non sono certo noti per la loro morbidezza nei confronti del giocatore: partire con le statistiche azzerate dopo l’ennesima sconfitta e ricominciare, ogni volta, la scalata dal primo piano del dungeon può risultare sconfortante per molti.

La morte non ci separerà dagli oggetti raccolti

Questa, purtroppo, è la sensazione che ho provato più volte affrontando i dungeon di Touhou Genso Wanderer, che oltre ad essere pieni di insidie risultano anche dannatamente lunghi (solo il primo è composto da 38 piani). Va da sé che perdere un’ora e mezza di gioco per aver calpestato una mina o essere entrato in una stanza piena zeppa di mostri può risultare “leggermente” frustrante. Detto questo, devo comunque spezzare una lancia a favore del gioco di Aqua Style, dato che gli sviluppatori hanno inserito alcuni elementi per alleviare la rabbia dei meno pazienti. Innanzitutto, vi farà piacere sapere che la morte non ci separerà dagli oggetti raccolti, così come non perderemo il livello del nostro equipaggiamento; inoltre, tra un dungeon e l’altro, ci saranno delle soste che ci permetteranno di recuperare energia, acquistare del cibo (utile per ripristinare la nostra stamina), o altri oggetti. Ripetere i dungeon, alle volte, potrebbe perfino risollevare il nostro ego, dato che avremo la possibilità di trovare oggetti più potenti che ci faciliteranno la vita in quelli successivi. Proseguendo con la storia, il gioco offre anche una serie di dungeon facoltativi che avranno delle regole specifiche e che segneranno la perdita di qualsiasi item in nostro possesso in caso di morte (per la gioia dei masochisti!).

CHIBI E LOLI CHE PASSIONE

Devo dire che Touhou Genso Wanderer è abbastanza carino da vedere. Certo non aspettatevi chissà quali effetti pirotecnici, tuttavia ho apprezzato molto l’estetica di alcuni dungeon. Sono rimasto piacevolmente sorpreso anche dalla rappresentazione chibi delle varie loli (testa grande e corpo piccolo) e dagli splendidi artwork utilizzati durante gli attacchi speciali e le sequenze in visual novel.

Esteticamente, dunque, il titolo mi è sembrato abbastanza godibile, forse più adatto nella sua versione portatile, ma avendo provato il gioco su PS4 non posso esprimermi al riguardo. Infine, desidero spendere due parole sull’ottima colonna sonora, con brani dallo stile orientale che spaziano da ritmi melodici ad altri decisamente più rock ed incalzanti.

Touhou Genso Wanderer è un titolo abbastanza solido e divertente, tuttavia manca di quel qualcosa in più in grado di differenziarlo dagli altri roguelike. Con titoli come Etrian Odyssey 2, Dungeon Travelers 2, e Pokémon Mystery Dungeon c’è senz’altro di meglio sul mercato, ma sono sicuro che i puristi del genere apprezzeranno comunque il gioco di Aqua Style.

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Pro

  • Ottimo sistema di crafting.
  • Colonna sonora deliziosa.
  • Buon livello di sfida…

Contro

  • Storia piuttosto noiosa.
  • Dialoghi troppo lunghi.
  • … ma può risultare davvero frustrante.
6.5

Sufficiente

È l’ultimo arrivato in famiglia e gli va di gran lusso che non lavora in redazione ma da casa sua, altrimenti farebbe la fine di Seppia nella serie Boris, con Claudio “Renè” Todeschini a tallonarlo con vessazioni di ogni tipo. Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette.

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