Qualunque avventuriero dotato di pollice opponibile troverà insipido il livello di sfida, esacerbato dall’assenza della modalità multigiocatore
Ogni personaggio ha semplici combo da eseguire martellando il pulsante degli attacchi deboli, inframmezzato da colpi pesanti caricabili che contribuiscono a riempire un indicatore con cui scatenare una potente tecnica finale; in ogni momento è possibile alternare il controllo dei due alleati (una volta incontrati durante la storia, ovviamente), mentre efficaci manovre evasive permettono di sottrarsi agilmente agli assalti dei nemici, opportunamente telegrafati da un indicatore che ne annuncia l’area d’effetto. Non esagero dicendo che qualunque avventuriero dotato di pollice opponibile troverà insipido il livello di sfida, esacerbato dall’assenza della modalità multigiocatore che, in origine, permetteva di vivere l’intera avventura assieme a un amico.

Le mosse speciali sono sottolineate da brevi animazioni, tanto per donare quel pizzico di dinamismo in più.
Anche la crescita dei personaggi è stata rivista con un sistema di punti allenamento da spendere in cinque diversi rami, sbloccando bonus alle statistiche e abilità passive da equipaggiare in appositi slot, che cresceranno mano a mano che verranno conquistate nuove classi. Sotto questo profilo sono presenti ulteriori novità che vi attendono in una generosa porzione di storia extra dedicata all’endgame, dove sarà concesso ottenere professioni esclusive per questo remake. Inoltre, assieme ai talenti dedicati ai singoli guerrieri ce ne sono altri che possono essere sfruttati da chiunque, riscattabili anche chiacchierando con specifici NPC: un buon motivo per stringere i denti di fronte ai ripetitivi dialoghi degli JRPG classici.
DA QUESTA PARTE, NON PERDETEVI
Anche perché è difficile deviare dalla retta via, dato che Trials of Mana presenta sempre e comunque dei vistosi indicatori che puntano verso la prossima tappa da raggiungere per far proseguire la narrazione. Il nostro obiettivo è sempre sotto controllo, tramite una sorta di GPS fantasy che rende l’esplorazione sin troppo lineare
Un incentivo all’esplorazione è rappresentato dai Lil’ Cactus, spinose piantine antropomorfe che si nascondono un po’ ovunque; trovandole avrete diritti a timbri che, una volta collezionati, concederanno progressivamente importanti vantaggi che sapranno fare la differenza per i completisti con il pallino dell’esplorazione. Buone notizie per quanto riguarda il sonoro, che offre la scelta tra le tracce classiche e la loro riedizione orchestrata, entrambe di assoluto pregio. In conclusione, segnalo l’assenza dell’italiano nei testi, un elemento che potrebbe fare la differenza presso una determinata porzione di utenti; per lo meno c’è il doppio audio in giapponese e inglese, quest’ultimo da evitare a causa di un doppiaggio in alcuni casi eufemisticamente destabilizzante!
In Breve: Ci sono giochi destinati a restare nell’olimpo e non essere più disturbati, salvo particolari casi. Non capisco quindi a cosa stessero pensando in Square Enix con i due remake destinati al secondo e terzo capitolo di Seiken Densetsu, entrambi fin troppo modesti. Se possedete Switch, puntate la vostra carta di credito verso la bella Collection of Mana per assaporare simili pietre miliari nella loro forma originale e migliore. Al contrario, qualora foste sprovvisti della console Nintendo nonché desiderosi di giocare quell’incredibile gioco di ruolo che la mancata localizzazione vi ha negato nel 1995, fateci pure un pensiero, possibilmente al primo calo di prezzo.
Piattaforma di Prova: PlayStation 4 Pro
Com’è, Come Gira: Una resa poligonale tanto modesta porta con sé qualche vantaggio, nella fattispecie la fluidità, che su PS4 PRO rimane generalmente ancorata sui 60 fps, con rare incertezze durante l’esplorazione.
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