Dentro e fuori la ragione c’è un mondo tutto blu e colorato da scoprire, composto da impalcature bianche e nere. Un mondo di colori freddi, un mondo arcobaleno, fatto di meraviglie. È il mondo di ULTROS in tutta la sua follia. Il tutto concentrato in una storia appassionante, in un gameplay da favola, in un contesto da sogno e sì, soprattutto in un viaggio per capire se essere violenti è la strada giusta.
Sviluppatore/Publisher: Hadoque Studios / Kepler Interactive Prezzo: 24,99 euro Localizzazione: Presente Multiplayer: Assente PEGI: + 18 Disponibile su: PC (Steam), PlayStation 4, PlayStation 5 Data d’uscita: 13 febbraio 2023
“A che diamine sto giocando?” Non è una domanda semplice, quella che mi sono posto mentre vivevo la mia esperienza su Ultros, anche se le descrizioni su Steam e PlayStation erano eloquenti: un Metrodvania d’avventura con meccaniche roguelike, tanta progressione, la fantascienza e un luogo, chiamato Sarcophagus, tutto da esplorare. Superate le prime cinque ore, a dire il vero, ci stavo capendo poco, ammaliato da quei colori che mi trasportavano in un nirvana che, forse, speravo di vivere con consapevolezza, come avevo fatto con POST VOID.
Muovevo le dita nel pad, accarezzandole; la protagonista correva e saltava e, nel frattempo, socchiudevo gli occhi e mi sentivo parte di un mondo fatto di fiori, imprigionato in un vaso con della terra secca, come se da essa non nascesse nulla. Poi, piano piano, ho collegato i miei ricordi a Returnal, per poi prendere coscienza che Ultros mi stava trasmettendo le stesse sensazioni, lasciandomi immobile sulla sedia – ma ci arriviamo dopo.
Come accade sovente quando un loop diventa da spezzare, plasmando il proprio fato e cambiando la vita di un intero ecosistema
NON VIOLENZA E VIOLENZA
Ultros, oltre a rifarsi alla fantascienza più classica, trasporta all’interno di un utero cosmico, collegato probabilmente a un numero indefinito di altrettanti cordoni uniti gli uni con gli altri, come per dare un senso all’universo e all’intera Galassia. In questo utero, però, non c’è un bambino pronto a dare al mondo sorrisi e amore, bensì Ultros, un temutissimo essere demoniaco che, se risvegliato, può condannare l’Universo tutto. È un racconto originalissimo, quello che si vive all’interno dell’opera di Hadoque, che per l’occasione ha dato reale sfoggio di moltissima cultura letteraria ed esoterica, oltre che fantascientifica.
Potrei accontentarmi dicendo che la trama è intricata, di complessa intuizione e che bisogna seguire tutto quanto con attenzione per non perdersi alcunché, neppure i momenti più esaltanti; è proprio così, ma c’è dell’altro: la regia ha svolto un lavoro magistrale per trasmettere quel senso di smarrimento che chiunque proverebbe all’interno di un utero artificiale dominato da insetti, fiori di vario genere e piante capaci di essere fonti di salvezza quanto di condurre a una rapida e brutale morte. Alla base della produzione, in tal senso, c’è la sopravvivenza: Ouji, la silenziosa protagonista di questo mondo tutto da esplorare e assorbire, è un punto interrogativo costante. Anche se ho provato talvolta a capire chi avessi di fronte, e perché si trovasse all’interno di questo luogo meraviglioso quanto letale, ho capito che avrei dovuto faticare per conoscerla davvero. E così è stato. L’obiettivo di Ouji, proprio per restare il più generico possibile e non rischiare di commettere qualche spoiler, è rompere il loop, risanarlo, distruggerlo e dare, chissà, una nuova speranza alla vita. Non per niente, è da così che nasce un bambino.
L’obiettivo di Ouji, proprio per restare il più generico possibile e non rischiare di commettere qualche spoiler, è rompere il loop
BASTA CON QUESTO LOOP: ORA PIANTA(LA)
Come accennavo, Ultros è un Metroidvania con dinamiche roguelike. Il paragone con Returnal, in realtà, non è campato per aria: a differenza di molte altre opere del genere Metroidvania, Ultros propone un game design originalissimo e ottimamente caratterizzato, portato al suo massimo da un sistema di combattimento essenziale ma coinvolgente e da dinamiche che, senza ombra di dubbio, tengono davanti allo schermo molto a lungo. Ma è proprio il concetto di loop a essere espresso in modo coraggioso: a ogni obiettivo superato, che si traduce con la caccia costante agli Sciamani e alla connessione dell’utero con dei luoghi per il teletrasporto, collegati a loro volta con un sistema centrale dormiente, che potrebbe dare vita a Ultros e mettere la parola fine a ciò che non è mai iniziato – il condizionale è d’obbligo, poiché questo gioco è una matrioska di roba fighissima.
Ogni loop, in tal senso, è diverso: si ricomincia con le abilità azzerate e con Ouji disarmata, nonché sprovvista del suo equipaggiamento, duramente ottenuto nel corso del ritrovamento degli Sciamani, che le permettono di progredire e di raggiungere aree differenti, con nemici e momenti che non si limitano solamente a offrire delle bossfight, ma anche dei rompicapi, non particolarmente ostici ma davvero, davvero graditi, specie per un bidimensionale che si sarebbe potuto accontentare, fare il minimo indispensabile e poi lavarsene le mani. Cosa appaga è anche la progressione e le abilità sbloccate in precedenza, da ereditare a ogni nuovo ciclo.
È un sistema di combattimento particolarmente fluido e intuitivo
La novità certamente più gradita, però, è la possibilità di piantare semi e dare vita a un proprio ecosistema. Esatto, alla base c’è la sopravvivenza: Ouji può nutrirsi delle interiora dei nemici sconfitti, oppure degli organismi che può seminare nel terreno. Ad affiancarla in questa scoperta, infatti, c’è il buon Gardner, una figura curiosa e amichevole, da tenersi vicino per non incrinare il proprio karma. Quando pensavo che il titolo avrebbe smesso di stupirmi, ecco che mi ha lasciato senza fiato con il suo level design: quello proposto da Hadouqe è da sogno, delineato e disegnato con attenzione. La mappa è immensa, ricolma di segreti e avventure secondarie, e di una storia nella storia parallela che arricchisce di molto l’esperienza.
Quando pensavo che il titolo avrebbe smesso di stupirmi, ecco che mi ha lasciato senza fiato con il suo level design
ULTROS: ORIGINALE E APPASSIONANTE
L’opera di Hadoque, oltre a ispirarsi alla fantascienza, all’induismo e al buddhismo, fonda il suo spessore anche sul livello artistico del mondo creato per l’occasione con un minimalismo di spessore. I colori riempiono lo schermo, permettendo al giocatore di raggiungere ambientazioni disegnate completamente a mano. Si passa da colori accessi al nero, dalla vivacità del fluo a quello del ciano, del verde e dello smeraldo, per poi passare all’arancione e al rosso. Ciò è portato all’estremo anche con i boss, non molti, non particolarmente impegnativi ma comunque memorabili.
Arricchito da un art design di prim’ordine, Ultros appaga ed emoziona, sorretto anche da un ottimo sound e dalle composizioni musicali di Ratvader, capace di trasmettere con la sua bravura messaggi profondi, di sensibilità e amore, di oscurità e sofferenza, di libertà e forza di volontà. È ciò che il viaggio di Ultros esprime, d’altronde: la profondità di urlare al mondo che si può scegliere il percorso giusto o quello facile. Per fortuna, o forse no, Ultros è un grandissimo videogioco.
In Breve: Ultros è un Metroidvania appassionate e coinvolgente, con un ottimo art design e level design, forte di una grafica d’impatto e di una direzione artistica di assoluto pregio. È un videogioco longevo e particolareggiato, molto originale e sfaccettato, con un game design che esplora in modo peculiare ogni sua potenzialità. Da avere assolutamente se si è appassionati del genere, e se si è alle prime armi. È particolarmente indicato anche per i neofiti.
Piattaforma di Gioco: PlayStation 5
Com’è, come gira: Ottimamente. Niente inciampi.