Sono passati quasi vent’anni da quando Stainless Games diede i natali a Carmageddon, il capostipite di una serie di videogiochi che riuscì addirittura a guadagnarsi uno spazio sulle pagine della stampa generalista, non per la formula di gioco, innovativa per l’epoca, né per l’ottima qualità delle opere, bensì per l’elevatissimo tasso di violenza che ne permeava ogni singolo bit. Carmageddon era ed è una saga unica nel suo genere, la prima a mettere il giocatore nei discutibili panni di un pirata della strada intento a gareggiare in corse all’ultima lamiera contro avversari folli e senza scrupoli. Pedoni, mucche, animali selvatici, nulla riusciva a sfuggire alla furia del protagonista Max e dei suoi agguerriti rivali.
Stainless Games prova a riproporre sulle console della generazione attuale quella stessa formula che ha fatto la fortuna della bizzarra serie automobilistica: lo fa con Carmageddon: Max Damage, versione riveduta e corretta di Carmageddon Reincarnation approdato su Steam nel maggio dello scorso anno (ovviamente per PC).
FUORI TEMPO MASSIMO
Messe finalmente in soffitta tutte le polemiche del passato, non ci resta che parlare di un brand che è sì riuscito a entrare nella storia dei videogiochi, ma che, negli anni, non ha saputo rinnovarsi. Nonostante l’aggiunta di qualche contenuto extra rispetto a quanto visto su PC, sotto forma di vetture addizionali e tracciati inediti, Max Damage è, nella sostanza, identico a Reincarnation.
Carmageddon mette il giocatore nei panni di un pirata della strada
Tra questi spicca il sistema di guida che “trasforma” ogni vettura in una saponetta costretta a muoversi su di una superficie priva di qualsivoglia attrito. Si potrebbe obiettare che questo sia un tratto distintivo della serie, tuttavia non siamo più nel 1997 ed è quindi lecito attendersi un comportamento delle auto su strada, se non realistico, almeno verosimile. A peggiorare la situazione ci pensa un’intelligenza artificiale con tendenze suicide che non pone alcuna sfida ma, al contrario, facilita il compito del giocatore spingendo i piloti avversari a mettersi in condizioni tali da agevolarne l’eliminazione.
1997 ALL OVER AGAIN
Ricordo ancora la prima volta che inserii il CD di Carmageddon nel lettore del mio primo PC: si trattava di una configurazione tutt’altro che performante, ma che riusciva a far girare più o meno degnamente anche titoli, per l’epoca, più recenti; tutti, tranne Carmageddon.
Max Damage è, nella sostanza, identico a Reincarnation
Perché soffermarmi su questo breve aneddoto? Perché all’avvio di Carmageddon: Max Damage, sulla mia PS4, sono stato proiettato con forza in quel lontano 1997: tra caricamenti estenuanti, lunghi anche più di un minuto, un comparto grafico colpevolmente arretrato e, soprattutto, un frame rate sulla carta bloccato a 30 fps, ma talmente ballerino da trasformare alcuni momenti delle corse in vere e proprie sequenze di diapositive.
Nel titolo in oggetto, però, la causa di queste evidenti criticità non va ricercata in un hardware arretrato, come nel caso del mio “vecchio” PC, bensì nella scarsissima ottimizzazione del codice di gioco da parte di Stainless Games. Anche sorvolando su un comparto ludico che in quasi due decenni non è cambiato di una virgola, è inaccettabile presentare un prodotto così disastroso sul versante tecnico.
Carmageddon: Max Damage prova a portare la storica serie di Stainless Games ai giorni nostri: lo fa restando fedele allo spirito originario e riproponendo, fin troppo pedissequamente, quella formula che riuscì a fare la fortuna del franchise a cavallo tra i due millenni. Purtroppo le novità si contano sulle dita di una mano e non riescono a rendere il gioco accattivante ai più, se non a chi guarda a quel periodo con una certa nostalgia. Il vero tallone di Achille di Max Damage, però, è rappresentato da un comparto tecnico che fa acqua da tutte le parti, tra cui si annoverano un frame rate raramente accettabile, l’intelligenza artificiale quasi inesistente e una grafica che non avrebbe sfigurato… agli inizi della scorsa generazione!