Crow Country - Recensione

PC PS5 Xbox Series X

Fan nostalgici dei vecchi Resident Evil e Silent Hill a raccolta. Capcom e Konami non hanno ascoltato le vostre preghiere ma qualcun altro sì e ha deciso di realizzare Crow Country, avventura horror con le radici ben piantate nell’era PS1 e un gameplay classico ma al tempo stesso (quasi) moderno. Un parco divertimenti da brividi vi aspetta, pronto a intrappolarvi nei suoi trabocchetti e farvi sgorgare sangue dalla giugulare fino all’ultimo pixel.

Sviluppatore / Publisher: SFB Games – SFB Games Prezzo: 18,99 Euro Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: +16 Disponibile su: PC (Steam), Xbox Series X|S, PS5 Data d’uscita: Già disponibile

Arrivato sulla scena indie praticamente dal nulla e nel più totale silenzio, Crow Country è diventato un piccolo cult che non inventa nulla e non fa assolutamente nulla per nascondere le sue fonti d’ispirazione, anzi le mette lì in bella vista sotto forma di citazioni ed easter eggs pronti a farsi cogliere con tanto di occhiolino strizzato e colpo di gomito.

Nominare tali fonti (soprattutto LA fonte) sarebbe un insulto alla vostra intelligenza quindi eviteremo di farlo. Crow Country narra la storia di un team di agenti speciali, chiamati ad indagare su agghiaccianti delitti e inquietanti avvistamenti in una fitta foresta che circonda una grande villa… ah no, scusate stavamo leggendo il copione sbagliato. **Coff Coff** Crow Country è ambientato nel 1990, due anni dopo la misteriosa scomparsa del creatore di un popolare parco divertimenti, che dopo un breve ma fulgido periodo di attività viene chiuso e abbandonato. Nessuno ha mai indagato sulla sparizione di Edward Crow, fino ad oggi. Mara Forest (wink, wink #1) arriva all’ingresso del parco decisa a fare luce sull’accaduto, del tutto ignara di ciò che l’attende.

GUARDATEVI LE SPALLE MA ANCHE IL RESTO, IN CROW COUNTRY

L’impatto iniziale con Crow Country non è morbidissimo. Visivamente sapevo bene di dovermi confrontare con un titolo che provava ad emulare i giochi dell’era PS1/N64, ma al tempo stesso ero conscio che quel tipo di grafica è invecchiata malissimo. Il low-poly di Crow Country però mi è stato simpatico fin da subito, soprattutto perché i ragazzi di SFB Games sono stati capaci di abbinarlo a meccaniche capaci di modernizzare il tutto, sebbene con qualche compromesso. Mara sembra un burattino prestato ai videogiochi e le sue movenze, così come quelle di tutti gli elementi umanoidi del gioco, sono ben lontane dalle animazioni aggraziate e provocanti di Eve o dall’atletismo dell’ultima Lara Croft.

Sparare a barili esplosivi e quadri elettrici o attirare un nemico verso una trappola è un ottimo modo per risparmiare munizioni.

Tutto quello che la circonda però è molto meno “ingessato”, non ci sono telecamere fisse e i controlli “tank” (wink, wink #2) sono relegati all’utilizzo della croce direzionale. Li abbiamo provati e credeteci, meglio lasciar perdere. A differenza dei vecchi “Resi” l’inquadratura può essere ruotata a 360° in qualsiasi momento. Se da un lato questa scelta permette di monitorare ogni angolo alla ricerca di elementi interattivi, trappole, documenti e oggetti – cosa non sempre facile vista la bassa risoluzione – dall’altro crea qualche problema quando si utilizza il pulsante delegato alla mira, che resetta la telecamera dietro la protagonista, incappando a volte in ostacoli visivi che costringono all’aggiustamento manuale.

MISS MISS, BANG BANG BANG… BANG

Anche le possibilità offensive a disposizione di Mara sono più ampie rispetto a quelle concesse a suo tempo a Jill, Barry e Chris. Il suo arsenale in realtà non è particolarmente ampio e comprende la solita pistola d’ordinanza, shotgun, granate e via dicendo, ma la dove i poveri membri S.T.A.R.S. potevano mirare solo al corpo o alla testa dei nemici, sperando in qualche occasionale headshot, pur rimanendo immobile sul posto la giovane Forest può muovere a piacimento il mirino per colpire oggetti lontani o punti specifici dei bersagli. Vista l’implementazione di una feature del genere mi sarei aspettato anche un sistema di danni raffinato non dico ai livelli di un Fallout ma quasi… e invece no. I nemici incassano i colpi come spugne a prescindere da dove si mira e spesso è necessario consumare più di mezzo caricatore per buttarne giù uno. In effetti questo Crow Country ha qualche problemino di bilanciamento. Esistono aree piene zeppe di nemici ma avare di munizioni, medikit e antidoti, intervallate ad altre molto più tranquille che vi vomiteranno addosso dosi sovrabbondanti di oggetti curativi e proiettili.

Nonostante la grafica low-poly e una colonna sonora abbastanza scontata, alcune ambientazioni riescono a creare un’atmosfera genuinamente ansiogena.

Il backtracking è ovviamente obbligatorio in un titolo che mira ad emulare i vecchi RE e anche qui vi ritroverete spesso a ripercorrere i vostri passi per aprire quelle porte che richiedevano una specifica chiave o risolvere un enigma lasciato in sospeso. A tal proposito, abbiamo trovato irritante il fatto di essere obbligati a tornare in una Save Room per rileggere i documenti trovati, che spesso contengono indizi fondamentali per risolvere dei puzzle. Se non siete in possesso di una memoria fotografica sarete obbligati ad appuntarvi a mano i dettagli dei documenti ogni volta che ne trovate uno.

THOSE WERE THE DAYS OF OUR LIVES

La longevità si assesta sulle 6 ore per una run “rilassata”, che possono arrivare a 7-8 nel caso vogliate scoprirne anche i (pochi) segreti. Qualche piccola sorpresa vi attende nel NG+ ma non aspettatevi finali multipli, l’unico che avrete sarà quello della storia principale e sarei curiosissimo di vedere le vostre facce quando ci arriverete. Crow Country è un divertito e divertente  omaggio ai vecchi Resident Evil, ma è anche un’esperienza che vuole essere adatta ad un pubblico più vasto possibile… a patto che conosca l’inglese vista l’assenza di localizzazione in italiano.

Non entrate mai troppo sicuri in una stanza, anche se l’avete già visitata. Spesso e volentieri assisterete al respawn di uno o più mostri pronti a succhiare vie le vostre risorse.

Al livello di difficoltà Normale, che offre una sfida decente ma comunque lontana dall’ambito hardcore, SFB Games ha affiancato una modalità Esplorazione che toglie di mezzo qualsiasi elemento sfidante, permettendovi di andare avanti unicamente per godervi la storia. Noi da bravi appassionati di survival horror non ve la consigliamo ma chissà, magari tra voi c’è qualche mammoletta che si spaventa anche quando vede la propria immagine riflessa. Una demo di circa 45 minuti è disponibile in tutti gli store dove Crow Country è disponibile, un tempo sufficiente a rendersi conto se il colpo di fulmine è ancora possibile o se ormai un titolo del genere è fuori tempo massimo.

In Breve: Un’action-adventure che cita a più riprese i vecchi Resident Evil e ne ricalca molte meccaniche per offrire al pubblico più nostalgico un’esperienza molto vicina ai survival horror dell’epoca PS1-N64. Un pizzico di modernità nei controlli lo rende appetibile anche a giocatori meno vetusti, ma qualche problema di bilanciamento e una longevità abbastanza ridotta lo allontanano dalla vetta del genere.

Piattaforma di Gioco: PS5
Com’è, come gira: Un vecchio Resident Evil in tutto e per tutto, con una spruzzata di Silent Hill e di qualche altro titolo “old-style”. Tecnicamente un titolo del genere non può e non deve creare problemi ad alcun hardware attuale e infatti non lo fa, gli unici problemi arrivano da alcune scelte di design del team di sviluppo e qualche piccolo inciampo nei controlli.

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Pro

  • Se avete nostalgia dei vecchi RE è il gioco che fa per voi / Horror e dark humor piacevolmente miscelati / Longevità ridotta ma qualche sorpresa nel New Game +

Contro

  • Piccoli problemi con le telecamere e di bilanciamento / Alcune scelte di design (documenti e Save Rooms) altamente opinabili
7.5

Buono

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