Far Cry 5 - Recensione

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Verrebbe quasi voglia di sperare che Ubisoft conceda a Far Cry 5 lo stesso trattamento riservato ad Assassin’s Creed Origins col suo Discovery Tour, da quanto è sfizioso girare per Hope County alla ricerca di scorci mozzafiato senza un fanatico religioso a darci la caccia. L’odore nelle narici è quello degli Stati Uniti profondi, fedeli al Secondo Emendamento fino alla cieca convinzione; quei luoghi laddove – finito il lavoro – gli abitanti vanno a farsi una birretta al locale all’incrocio, coi camionisti che attraversano la Contea a bordo di improbabili bestioni assetati di cavalli e clacson, mentre alla radio passa uno di quei pezzi country tutto violino, mandolino e stivali in pelle. Più di una volta mi sono stropicciato gli occhi, non tanto per chissà quale resa d’insieme (comunque più che buona) o per il dettaglio profuso dal motore grafico, ma per quell’aria credibile da Profondo Nord Americano che si respira a pieni polmoni, poco importa che ci si trovi tra le zone del Montana più impervie a ridosso del confine canadese o in quelle più pianeggianti, ricche di bovini e di lussureggianti coltivazioni. Potrei quasi giurare di aver scorto in lontananza – almeno un paio di volte – il Generale Lee inseguito da quei due furfanti di Rosco e Boss, non fosse che sono sobrio e ho quindi la matematica certezza di aver giocato a Far Cry 5 e non a un titolo con la licenza di Hazzard cucita sul petto. Dimentichiamoci le posticce spiagge delle Rook Islands o i vestitini improbabili di Pagan Min: qui siamo a Hope County e il titolo di Ubisoft ci concede la grazia di un viaggio polveroso, lungo un territorio tutt’altro che inesplorato, dove non è raro scorgere un vecchietto seduto su una sedia a dondolo che imbraccia un fucile o un meccanico con addosso un cappellino sporco d’olio; sì… proprio come quello del buon Cooter Davenport, mentre mette le sue sapienti mani sotto il cofano di una della auto più iconiche della storia della televisione.

IL PIANO DI DIO

Sarebbe davvero da prendere il tutto alla stregua di una gita, non ci fosse il fastidio che siamo bloccati nella valle e senza comunicazioni verso l’esterno per colpa di un fanatico predicatore di nome Joseph Seed e del suo simpatico trittico di fratelli sbroccati. Il cattivone vuole sovvertire l’ordine costituito, perché “questo è il piano che Dio ha pensato per lui”: ecco quindi che gli adepti, indottrinati per lo più attraverso una sorta di droga biologica chiamata Gaudio, hanno preso il possesso di Hope County e non si fanno problemi a piantarci una pallottola in faccia alla prima occasione. Per nostra fortuna da quelle bande esiste ancora qualcuno sano di mente, ed eccoci quindi – subito dopo l’incipit (bellissimo e carico di tensione, come vi avevo già raccontato qui) – a unirci alla Resistenza, così da liberare poco alla volta gli abitanti dal giogo del Gaudio e restituire la Contea alla legge, nella speranza che prima o poi si faccia viva la cavalleria governativa.

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Il plot narrativo si sviluppa quasi tutto nel prologo e nel clamore di un finale tutt’altro che banale

Il plot narrativo si sviluppa quasi tutto nel già citato prologo e nel clamore di un finale tutt’altro che banale. Il resto del gioco ci vede alla presa con la liberazione di tre regioni, capitanate da altrettanti membri della famiglia Seed (John, Jacob e Faith), a suon di favori nei confronti della resistenza: una volta riempito una sorta di “favorometro” sui generis, giunge il momento di affrontare faccia a faccia il relativo cattivo e liberare definitivamente la regione dalla sua oppressione; la zona, comunque, non sarà mai completamente sicura, ma anzi continuerà a pullulare di adepti che vogliono farci la pelle, anche se con meno mezzi e piglio di prima. Far Cry 5 non pone vincoli di sorta, e anzi ci invita a trattare Hope County come un immenso parco giochi: tutta la Contea è difatti esplorabile fin da subito e possiamo decidere in completa liberà l’ordine e le priorità delle cose da fare. E no… non ci sono torri da scalare, questa volta, deo gratias!

Il senso di progresso è preservato dai talenti che possiamo aggiungere poco alla volta al nostro alter ego senza identità (il protagonista è anonimo e va assemblato a inizio gioco, per mezzo di un semplice editor), spendendo quelli che il team di sviluppo ha chiamato Punti Tratto. Per ottenere un Punto Tratto nella campagna single player ci sono solo due vie: completare diverse sfide a mo’ di obiettivi (uccidi un tot di nemici così e altri cosà, vola con la tuta alare per un tot, caccia quell’animale là, ecc…) o trovare delle riviste nascoste all’interno di piccoli “dungeon” che pullulano di scorte varie, e il cui accesso è solitamente preceduto da un breve enigma ambientale. Se volete un consiglio da amico, la ricerca di questi luoghi deve ergersi a priorità nelle prime ore di gioco: alcuni talenti si rivelano particolarmente essenziali per la sopravvivenza in molti frangenti, poco importa che preferiate un approccio caciarone o – come piace a me – spiccatamente stealth.

NEL SEGNO DI FAR CRY

In sintesi, Far Cry 5 è facilmente definibile come “il solito Far Cry”, ma con un’ambientazione più fascinosa, con una maggior propensione al “parcogiochismo” e con un finale sorprendentemente attuale. Ritroviamo qui buona parte degli elementi tipici degli ultimi capitoli, da un discreto quantitativo di armi e accessori con cui variegare l’approccio alle missioni fino alla cattura degli avamposti, passando per la caccia (cui si è aggiunta la pesca) e un parco mezzi considerevolmente ampio, tra veicoli, quad, velivoli, imbarcazioni e chi più ne ha più ne metta. Timbrano il cartellino della presenza anche il rampino e la già citata tuta alare, due elementi comunque meno impattanti rispetto a Far Cry 4 per ovvie ragioni di morfologia geografica, ma che comunque non difettano di utilità in alcune situazioni particolari.

far cry 5 recensione ps4 xbox one pcPurtroppo, Far Cry 5 eredita dal passato anche la non brillante Intelligenza Artificiale dei nemici, oltre a una propensione alla ripetitività dei pattern che qui – se possibile – è ancora più marcata che in passato. Gli adepti dei Seed non solo tendono a essere un po’ tutti uguali nell’aspetto, ma anche nei comportamenti in battaglia; questo fatto appiattisce eccessivamente le parti di azione vera e propria (che poche non sono), il cui movimento ondulatorio deve essere alimentato principalmente dal giocatore stesso. Una volta presa consapevolezza del problema, sta quindi a mettere il pepe mancante sulla pietanza, provando strategie improvvisate e lasciando spazio alla fantasia: affrontare tutte le sparatorie di Far Cry 5 come se fossero quelle di Wolfenstein rischia di portare alla noia brutta nel giro di poco; è un ineluttabile difetto che la serie si trascina dietro da Far Cry 3 e che Ubisoft Montreal non riesce proprio a scrollarsi di dosso.

affrontare tutte le sparatorie di Far Cry 5 come se fossero quelle di Wolfenstein rischia di portare alla noia brutta nel giro di poco

A sparigliare un po’ le carte intervengono i cosiddetti Specialisti, ovvero nove personaggi che vanno sbloccati (tre per regione) e che ci fanno da compagni di viaggio, uno o anche due alla volta. Ognuno è dotato di proprietà uniche: chi gioca prevalentemente stealth troverà un enorme aiuto sia in Boomer, un simpatico cane da fiuto capace di segnalare la presenza di nemici in zona, sia in Jess, una cacciatrice che con arco e frecce sa il fatto suo; chi ama prendere le situazioni di petto, invece, apprezzerà la solerzia con cui Sharky si trastulla con il fido lanciafiamme (canticchiando “burn baby burn” di Disco Inferno), la capacità dell’orso Cheesburger di fare da tank o il modo con cui Nick sputa piombo sulle teste degli ignari nemici dal suo velivolo d’ordinanza. C’è da dire che, almeno a livello di difficoltà Normale, l’aiuto degli Specialisti è fin troppo “sgravo” e, talvolta, agevola la vita in maniera eccessiva: anche in questo caso, tuttavia, nulla vieta di divertisti provando combinazioni improbabili o, addirittura, tentando la liberazione di un avamposto con le nostre sole forze.

ARCADE, MON AMOUR!

Al di là della possibilità di godersi la campagna con un amico (attenzione: in quel caso l’ospite non sblocca nulla delle sue missioni e non può portarsi dietro i propri Specialisti), Far Cry 5 mette sul piatto anche una sezione a parte chiamata Arcade, una sorta di contenitore che ospita un editor, livelli aggiuntivi single player e co-op, e infine mappe per il multiplayer competitivo. Le sezioni, al momento in cui scrivo, sono già popolate da alcuni stage preparati da Ubisoft Montreal, nonché dai primi esperimenti di chi ha già in mano il gioco, ma sarà con l’apertura delle danze al pubblico che si vedrà il vero potenziale di Far Cry Arcade. Ho smanettato un po’ con l’editor, che mi pare sufficientemente potente ed elastico per fungere da ottimo strumento per chi saprà armarsi di pazienza e fantasia; di mio sono abbastanza impedito in queste cose, quindi ho desistito in fretta e mi sono invece lasciato trasportare dal materiale preparato dagli sviluppatori, che dà un assaggio sufficientemente ampio su cosa potrà partorire la community strada facendo, in quello che pare a tutti gli effetti una sorta di versione sparatutto di LittleBigPlanet, con tanto di votazioni da elargire agli stage che ci piacciono di più. È certo, comunque, che Far Cry Arcade rappresenti un buon modo per tenere vivo l’interesse sul gioco al di là del completamento della campagna (banalmente, salendo di livello si guadagnano ulteriori Punti Tratto da spendere per il nostro eroe), assieme ai contenuti e agli eventi che Ubisoft Montreal conta di iniettare con costanza, anche nella mappa principale.

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Ho giocato a Far Cry 5 su una PlayStation 4 Pro e un TV OLED 4K

Chiudo come di consueto con un piccolo commento tecnico. Ho giocato a Far Cry 5 su una PlayStation 4 Pro e un TV OLED 4K: con una siffatta configurazione il gioco è davvero bello da vedere – specie in HDR – magari non eccessivamente spettacolare se si guarda al dettaglio (o al Level of Detail ballerino, specie quando ci si muove in volo), ma con un colpo d’occhio davvero d’effetto. Il merito è da un lato ascrivibile all’ambientazione azzeccatissima (gli screenshot che accompagnano questa recensione dovrebbero parlare da soli, a tal proposito), a un ciclo giorno/notte ben realizzato e a un frame rate praticamente sempre ancorato ai 30 fps. Non ho idea di come giri Far Cry 5 su una PS4 Standard, né sulle piattaforme di Microsoft. Nei prossimi giorni il publisher dovrebbe fornirmi un codice PC, che testerò prontamente: nel caso di grosse differenze (prestazionali o di look), sarete i primi a saperlo.

Vi segnalo che sono incorso in qualche inevitabile bug, per lo più legato a glitch grafici o a problemucci di pathfinding degli Specialisti; ho anche dovuto abbandonare un paio delle millemila missioni secondarie perché il trigger che attivava il passaggio successivo proprio non ne voleva sapere di funzionare.

la colonna sonora è eccellente

Ah… la colonna sonora è eccellente, sia per quanto riguarda la selezione delle tracce di brani conosciuti, sia al momento in cui nelle nostre orecchie vibrano le note della OST originale, col melanconico tema portante in salsa country che vi porterete nel cuore per bel un po’. Meno bene il doppiaggio in lingua italiana, a volte un po’ forzato, con voci che non sembrano essere associate al meglio alle facce dei protagonisti e con un Pietro Ubaldi ormai eccessivamente macchietta di se stesso perché non risulti stucchevole già dopo due frasi in croce.

L’ennesimo more of the same? Sì, ma pensato con criterio. Far Cry 5 consolida la solita formula (ma anche i soliti difetti, mannaggetta!) e la declina in salsa fanatico-religiosa, regalandoci una delle ambientazioni più belle da visitare degli ultimi anni. Al solito, per farsi piacere l’incedere libero del gioco tocca ragionare in termini di parco giochi: è un approccio che ormai non dovrebbe stupire più di tanto gli appassionati della serie, e che qui è – se vogliamo – addirittura portato all’estremo. La figura di Joseph Seed entra di diritto in alta classifica tra i villain più carismatici di sempre (Pagan Min, per dire, non è degno di allacciargli le scarpe), mentre il novero dei personaggi di contorno – tra amici e nemici – vive di alti, ma anche di alcuni bassi. Tutta la sezione Arcade mostra grandi potenzialità, ma per sapere se queste si svilupperanno con profitto toccherà aspettare qualche settimana, giusto il tempo che la community si metta al lavoro seriamente sull’editor di livelli. Per il momento, ciò che Far Cry 5 ha da offrire basta, e pure avanza.

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Pro

  • Ambientazione azzeccatissima.
  • Joseph Seed è un cattivo davvero inquietante.
  • Ci si diverte molto, se si prende per buono lo spirito da parco giochi digitale.
  • Bello da vedere e tecnicamente solido.
  • Colonna sonora evocativa.
  • Far Cry Arcade ha tanta potenzialità.

Contro

  • L’Intelligenza Artificiale dei nemici continua imperterrita a incarnare il tallone d’Achille della serie.
  • Doppiaggio con alti e bassi.
  • Qualche bug.
  • Ci sono alcune fasi “al chiuso” (poche, per fortuna) abbastanza noiosette.
  • Dov’è il Photo Mode?
8.5

Più che buono

Detto, fatto, un po' matto. Il Kikko redazionale passa per vecchio e stanco, ma è quello che porterà un fiore, un mouse e una tastiera sulle tombe di tutti gli altri loschi figuri che gravitano per le nebbiose vie di TGM.

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