Dustborn quando decide di essere un’avventura grafica puntando sulla narrativa, è un gioco incredibile. Quando punta in sessioni di combattimento, è terribile. Dove posizionare l’ago?
Sviluppatore / Publisher: Red Thread Games / Spotlight by Quantic Dream Prezzo: N.D.€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 16 Disponibile su: PC (Steam), PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox Series X/S Data di lancio: 20 agosto 2024
Ammetto di essere stato frettoloso con Dustborn, o almeno, dopo aver messo mano a una demo del gioco un paio di mesi fa, le sensazioni non sono mai state poi così tanto positive. Alle certezze e l’entusiasmo si era fatta strada una certa dose di scetticismo, in special modo nel vedere questo titolo come una sorta di amalgama di tante altre cose ben riuscite altrove, ma che qui faticavano a coesistere.
Poi, dopo aver messo mano sul gioco completo, mi sono reso conto che effettivamente il titolo funzionava. Certo, ci sono sempre delle cose che trovo totalmente fuori luogo, ma semplicemente la porzione di gioco che avevo giocato era insufficiente per capire lo spirito dell’opera e per una volta posso anche dirlo, la scelta di farmi giocare quei due determinati livelli, non si è rivelata una mossa molto saggia, giacché per fortuna Dustborn al netto delle chiare influenze, è un titolo tutto d’un pezzo.
DUSTBORN, UCRONIE SALTELLANTI
Con qualche facilitazione si può invitare il lettore a immaginare a Dustborn come una sorta di avventura grafica figlia di Life if Strange o i The Walking Dead di Telltale a cui si aggiungono delle sfumature di azione che – ecco il problema – risultano fortemente in contrasto con tutta la forte architettura ludica costruita alla base. Siamo nel 2030 e seguiamo le avventure – o meglio la fuga – di un gruppo di persone – maschi, femmine, fluidi – braccati da una polizia governativa estremamente fascista mentre devono proteggere un pacchetto.
La loro natura da band musicale serve quasi a nascondere la loro vera identità, dato che quasi tutti i membri sono dotati di una sorta di potere, un po’ come la Voce di Dune o la Forza di Star Wars: proferendo delle parole seguite da azioni, si possono dare vita a degli eventi unici, come controllare le altre persone, o anche fargli fare – fisicamente – delle cose o indurle nel panico. La struttura di queste e altre meccaniche avviene in momenti ben specifici dove siamo chiamati, durante un lunga sequenza narrativa, al classico bivio da scelta multipla e trovare la soluzione migliore per progredire nella trama. Sì, questo è importante sottolinearlo: Dustborn è un titolo fortemente narrativo.
FORMA, CONTENUTI E TESTI
Seguire ogni battuta, ogni emozione e twist narrativo; Dustborn vuole la totale attenzione e concentrazione dell’utente finale. Passerete intere decine di minuti a seguire dialoghi (spesso non skippabili) tra i personaggi alcune volte totalmente inutili – ma preziosi per arricchire di sfumature i rapporti tra tutti i membri della band/gang – altre volte essenziali a cui proseguirà una scelta che determinerà le fasi successive dell’avventura.
Quello delle scelte multiple è un sistema estremamente simile a quello di Life is Strange: la “gestione” degli eventi porterà mediamente a degli esiti più o meno comuni. A cambiare è il come questi avverranno, infatti alla fine di ogni capitolo, andremo ad arricchire un ipotetico fumetto dove tavole e dialoghi si riempiono a seguito delle nostre scelte effettuate, anche quelle dove si richiede un’attenzione veloce per i quick time event. Per uno sfizio in più, troverete anche delle statistiche per capire e confrontare la vostra scelta con quelle effettuate dagli altri giocatori di Dustborn in tutto il globo.
La scrittura e la diretta esecuzione da avventura grafica moderna è il fiore all’occhiello di Dustborn a cui si aggiunge una recitazione sopraffina e coinvolgente
PUNTA E CLICCA E PICCHIA
Decostruendo parte delle meccaniche di Dustborn, quello che rimane in superficie è di star giocando a un’avventura grafica infiocchettata di tutto punto. Scoprire oggetti, indagare nell’inventario, ottenere sinergie attive con altri personaggi così da sbloccare nuove linee di dialogo, magari quella essenziale per proseguire nella storia. L’esecuzione in questi termini di Dustborn è delle migliori intenzioni.
E se proprio di intenzioni parliamo, ciò che non funziona sono gli intermezzi di azione, una vera e propria croce capace di rovinare a più riprese l’esperienza. Armati di tutto punto, la nostra protagonista si muove, scatta, esegue caprioli, attacchi singoli leggeri, altri potenti e attacchi in team sempre nella formula dei quick time event, ma a non funzionare è proprio tutta la grammatica attorno, terribilmente legnosa, mai in parte ed estremamente imprecisa. Impossibile non chiedersi perché si sia voluto inserire momenti del genere, o almeno, se l’intenzione era quella di spezzare il ritmo di analisi e dialoghi per distrarsi con un po’ di azione, sarebbe stato meglio puntare su altro.
Alcuni dubbi attorno le bruttissime sequenze di combattimento, di cui se ne faceva ampiamente a meno
In Breve: Dustborn è un titolo fortemente sperimentale, proprio nella sua natura piena di stilemi e generi che tentano di amalgamarsi tra di loro. La parte narrativa, recitativa e da avventura grafica moderna è realizzata con una cura certosina (a patto che vi piaccia leggere lunghissimi dialoghi tra i membri della gang). Tutto quello che riguarda invece le fasi di azione e rispettivo sistema di combattimento è da rivedere su tutta la linea. Si capisce la voglia di inserire qualche elemento adrenalinico per spezzare il ritmo, ma neanche dover giocare improvvisamente a momenti fortemente mediocri.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Intel Core i7, 16GB RAM, GeForce GTX1650 Ti, HDD
Com’è, Come Gira: Grazie alla suddivisione in capitoli, lo sforzo generale di Dustborn permette ottime perfomance anche su macchine non proprio recenti.