Gatekeeper – Recensione

PC

Mentre impazza la corsa per aggiungere sempre nuove peculiarità al genere roguelite, c’è chi controcorrente rimuove ciò che ritiene superfluo, come in Gatekeeper. Funzionerà?

Sviluppatore / Publisher: Gravity Lagoon / HypeTrain Digital Prezzo: 14.99 Localizzazione: Assente Multiplayer: Online Co-op PEGI: ND Disponibile su: PC (Steam) Data di uscita: già disponibile

Se siete appassionati di roguelite ma non ne potete più di passare metà del tempo di gioco intrappolati in un hub gigantesco, più simile a un centro commerciale che a un avamposto dal quale partire per la battaglia, forse è il momento di dare un’occhiata a Gatekeeper, twin stick shooter sviluppato da Gravity Lagoon e distribuito da HypeTrain Digital. Non troverete rune da incastrare come gemme in un match-three, perk da scegliere con la stessa titubanza dell’asino di Buridano, vendor piazzati ovunque pronti a rifilarvi la stessa spada con tre skin diverse, né tonnellate di power-up, statistiche da limare e abilità da distribuire con la parsimonia di un naufrago spiaggiato su un’isola non segnata sulle mappe che raziona l’acqua piovana raccolta in una noce di cocco.

Stavolta il gameplay è molto più semplice: scegliete uno dei sette Guardiani – cinque dei quali non immediatamente disponibili – e vi lanciate direttamente nella mischia, magari assieme a tre amici online. E funziona, almeno all’inizio. L’impatto visivo è notevole, con un’estetica che richiama a gran voce Risk of Rain, anche se l’inquadratura è la classica isometrica già sperimentata in titoli come Hades o Curse of the Dead Gods. Non c’è un vero e proprio background narrativo, e veniamo scaraventati in uno dei cinque pianeti sconosciuti senza troppe spiegazioni; armati di minimap e quest log, è come se ci venisse detto “vai, divertiti, spacca tutto” invitandoci a sparare o vibrare fendenti, a seconda del personaggio scelto, contro ogni creatura ostile che popola il livello. Poi, come in ogni roguelite che si rispetti, si muore.

Gatekeeper

I boss non badano a spese, quando si tratta di farci fuori.

E si riparte tali e quali. Nemmeno un HP in più, o un piccolo bonus percentuale sulla probabilità di mettere a segno un colpo critico. E l’asino – forse lo stesso di Buridano? – magari non cade, ma le gambe iniziano a vacillare, mentre nella nostra mente inizia a farsi spazio una domanda scomoda: e se ciò che ritenevamo superfluo fosse ormai fondamentale?

GATEKEEPER, ANIMA DA ROGUELITE ESSENZIALE

I livelli di Gatekeeper consistono un una missione iniziale seguita dalla boss fight. La prima parte, generata casualmente, assegna obiettivi quali recuperare chiavi da infilare in colonne giganti, scortare obelischi alla base o attivare generatori di energia.

Gatekeeper

Seguendo quei tracciati, arriveremo ai generatori da attivare.

Non molta varietà, considerando che negli ultimi due casi si tratta solamente di resistere all’interno di un’area delimitata, che può essere fissa o in movimento, per un certo tempo. Completata la quest, arriva il momento clou: attivare la statua che invocherà il boss finale. Gli scontri sono ben orchestrati, con nemici dai molteplici pattern di comportamento che metteranno a dura prova il dash dal cooldown molto più lungo di quanto siamo abituati. Nel frattempo, ogni mostro abbattuto lascia cadere due tipi di ricompense: valuta e punti esperienza.

Gatekeeper diverte subito, ma dopo poche ore sembra di grindare bollini della raccolta pentole

La prima si spende nei terminali sparsi lungo i livelli per comprare potenziamenti, mentre la seconda consente di salire di livello, ottenendo il ripristino di tutti i punti vita e la scelta di bonus passivi applicabili a velocità di movimento o fuoco, punti vita e potenza degli attacchi. Va sottolineato che i power-up di Gatekeeper non sono affatto cosmetici: ogni singolo upgrade aumenta la statistica corrispondente di uno strepitoso 10%, e l’effetto si avverte quasi subito. Qualche potenziamento alla velocità di movimento, e il nostro Guardiano sgambetterà come un matto, capace di schivare proiettili e fuggire dai nemici con un’agilità che prima sembrava impensabile.

Gatekeeper

Sullo schermo regna sempre un bel caos di esplosioni.

Altri colpetti ai punti vita, e ci si ritroverà con una barra dell’energia ben più corposa, abbastanza da concedersi il lusso di sbagliare qualche schivata senza finire al tappeto all’istante. La sensazione è quella di una progressione concreta: non si tratta del classico +1% buttato lì tanto per far scena, bensì di bonus immediatamente percepibili che cambiano il modo in cui affrontare i combattimenti. Estremamente divertente, fino a quando si muore.

MORTO? RIPARTIRAI ESATTAMENTE COME PRIMA

La filosofia classica del roguelite prevederebbe che, dopo ogni inevitabile sconfitta, ci venga lasciato almeno un contentino: una valuta speciale, un frammento raro, un potenziamento permanente; qualcosa che ci faccia pensare “ok, sono morto malissimo, ma almeno la prossima volta partirò un filo più forte”.

Gatekeeper

Il multiplayer, hostato direttamente sulla macchina di uno dei giocatori, funziona egregiamente.

Gatekeeper, invece, regala – si fa per dire, va sudato – solamente un gettone per ogni boss abbattuto, da utilizzare come in una sorta di raccolta punti per sbloccare nuovi perk che potrebbero – occhio al condizionale – apparire nei terminali nelle run successive.

Boss spettacolari e power-up incisivi, peccato per bilanciamento e progressione

Nessun vero vantaggio dunque, con l’aggravante che statisticamente all’aumentare del parco potenziamenti, diminuisce la probabilità di trovare proprio quelli che ci interessano. Niente paura: potremo spendere altri gettoni per rimuovere dal catalogo i perk che non ci interessano più. Grindando come forsennati, prima o poi riusciremo ad avere un setup vagamente decente, ma è chiaro che la fortuna continuerà sempre a giocare da protagonista. Consiglio vitale: puntate tutto su velocità di movimento e rigenerazione degli HP, per darvela a gambe velocemente qualora si metta male e recuperare i punti vita perduti. Con questo stratagemma, nella modalità Arena – il classico Endless Mode – sono sopravvissuto per più di un’ora senza dannarmi troppo.

LA VERITÀ POTREBBE ESSERE NEL MEZZO

Così, dopo essermi lamentato degli hub troppo caotici, quasi mi trovo a rimpiangerli una volta visto il sistema di progressione di Gatekeeper. Peccato, perché le mappe sono davvero ben realizzate e, soprattutto ai livelli avanzati, ogni passo diventa una lotta serrata in un tripudio di esplosioni e proiettili che riempiono lo schermo.

Gatekeeper

La modalità Arena consiste in un crescendo infinito di ondate, come da buon Endless Mode.

La scelta che l’unico vero potenziamento arrivi esclusivamente durante le run lascia la sensazione che, all’imbrunire del 2025, sia un po’ troppo poco: manca quel senso di crescita costante per motivare a lancarsi nella cosiddetta “ultima run”, con la consapevolezza che si passerà la notte al PC.

In Breve: Gatekeeper è un roguelike isometrico che punta sull’immediatezza: niente hub complessi, si sceglie un Guardiano e si parte. Le missioni alternano obiettivi semplici quali scorta, resistenza e attivazione, a boss fight spettacolari e ben costruite. Il sistema di power-up è efficace, con bonus del 10% accumulabili e immediatamente percepibili. Tuttavia, il sistema di progressione è acerbo: i perk si sbloccano con una lenta “raccolta punti” che non potenzia il personaggio ma solo l’assortimento negli shop, e l’abbandono per eccesso di grinding potrebbe arrivare molto presto.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: AMD Ryzen 9 6900HS, 16GB RAM, GeForce RTX 3080, SSD
Com’è, Come Gira: Piacevole da giocare con tastiera e mouse, come tutti i twin stick shooter. Multiplayer gestito molto bene, con la possibilità di creare istanze pubbliche o private. Nelle mie prove ho sperimentato un ping tra i 130 e i 200ms, assolutamente accettabile per un co-op.

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Pro

  • Graficamente ben realizzato / Combattimenti furiosi

Contro

  • Missioni ripetitive / Sistema di crescita – si fa per dire – troppo vincolato dal grinding
7

Buono

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