Forse non ne avete mai sentito parlare o forse vi siete casualmente imbattuti in un trailer di Harold Halibut, avventura retro-futuristica che utilizza la tecnica dello stop motion per raccontare una storia emotivamente toccante, nonché molto, molto particolare. L’abbiamo giocata e vi raccontiamo perché dovreste farlo anche voi.
Sviluppatore / Publisher: Slow Bros. / Slow Bros. Prezzo: ND Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: +16 Disponibile su: PC (Steam), Xbox Series X|S, PS5 Data d’uscita: 16 aprile 2024
I film di Wes Anderson sono IL cinema, ma il linguaggio e l’estetica che il regista texano utilizza per veicolare i propri messaggi non è facilmente digeribile da tutti. Lo stesso si può dire di Harold Halibut, avventura grafica che fin dal suo primo annuncio ha colpito la nostra attenzione in primis per lo stile grafico a dir poco peculiare che riporta alla mente film d’animazione in stop-motion (o “passo uno” se non amate i termini anglofoni) come Coraline, Wallace and Gromit e ovviamente Fantastic Mr. Fox e L’Isola dei Cani dello stesso Anderson.
Tutti i personaggi e gli scenari di Harold Halibut sono stati plasmati e animati a mano utilizzando tecniche miste, manuali e digitali, un lavoro enorme che ha richiesto quasi dieci anni di esperimenti e lavorazione. Sebbene inizialmente il risultato sembri piuttosto strano, non si può non apprezzare lo stile unico di questo gioco che ricorda neanche troppo vagamente quello dei titoli che portano la firma di Tim Schafer. La storia narrata in Harold Halibut è anch’essa a dir poco particolare, un vero e proprio ricettacolo di creatività. Ne sono protagonisti gli abitanti di una colonia terrestre, fuggiti all’incirca 250 anni prima dalla Terra per evitare gli effetti nefasti dell’ennesima guerra fredda. La destinazione scelta è stato un pianeta alieno apparentemente adatto alla vita terrestre ma che si è rivelato poi una massa velenosa che ha costretto i malcapitati a rifugiarsi nelle profondità del suo oceaon.
Harold Halibut è un’avventura vecchio stile che sotto le sue peculiarità estetiche nasconde una storia capace di toccare corde altrettanto particolari
MORE THAN MEETS THE EYE
Ed è proprio in uno di questi “altrove” che Harold scopre di essere destinato ad un ruolo ben più importante per il futuro della sua gente, un ruolo che lo porterà a conoscere personaggi ancora più bizzarri e scoprire possibilità inaspettate. Ovviamente non saremo noi a svelarvi tali possibilità perché lo scoprire a che livello di peculiarità creativa siano arrivati i ragazzi di Slow Bros. è una delle cose migliori di questo gioco… piccolo spoiler: il livello è discretamente alto.
Senza che ve ne accorgiate farete sì che Harold sviluppi un legame profondo con buona parte degli abitanti di Fedora e che da modesto e silenzioso tuttofare diventi il fulcro di ciò che sarà il futuro della sua comunità. Il modo in cui tutto questo viene raccontato è sempre sopra le righe, senza mai una volgarità e con un ritmo che molti potrebbero trovare al limite del soporifero ma che a noi non è dispiaciuto affatto.
In mezzo a tutto questo marasma pseudo-umoristico troverete anche un trattato sull’amicizia e sul modo personale che ognuno di noi ha di concepire il concetto di “casa”
HAROLD HALIBUT: PER MOLTI MA NON PER TUTTI
Harold Halibut è un’avventura vecchio stile che sotto le sue peculiarità estetiche (che possono anche non piacere, sia chiaro) nasconde una storia capace di toccare corde altrettanto particolari, grazie anche a un accompagnamento sonoro di spessore. In molti potrebbero identificarsi nel faccione e nelle movenze compassate di Harold, ma anche nel suo modo di affrontare le stranezze che lo circondano, con tentativi a volte goffi di adattarle al suo pacato modo di essere… forse nel tentativo di non farsi travolgere. Se cercate azione sfrenata e un gioco che metta alla prova i vostri riflessi e le vostre abilità acrobatiche avete sbagliato porta, Harold Halibut è plasmato su misura per chi ama titoli in cui il gameplay è ridotto all’osso ma conditi con un bel pizzico di “quirkiness” capace di farli risaltare sulla massa. Qui troverete enigmi di cui faticherete a capire il senso e conversazioni con NPC che sembrano uscite da Gravity Falls o da Little Britain, ma in mezzo a tutto questo marasma pseudo-umoristico troverete anche un trattato sull’amicizia e sul modo personale che ognuno di noi ha di concepire il concetto di “casa”.
Chiudiamo la recensione con una nota riguardante la localizzazione, totalmente assente in Harold Halibut. Spesso ci troviamo a consigliare un titolo anche in assenza di doppiaggio e/o sottotitoli in italiano ma in questo caso ci è davvero difficile farlo.
Siamo su un livello di linguaggio ben oltre quello scolastico e pur conoscendo bene l’inglese in alcuni casi abbiamo avuto qualche difficoltà
In Breve: Un’avventura MOLTO particolare, sia in termini estetici che narrativi. La storia parte lenta e con pochissime spiegazioni, ma con il procedere del gioco si fà sempre più interessante e non disdegna di toccare corde importanti. Le meccaniche sono quelle classiche di un’avventura grafica ma il gameplay presenta qualche spigolosità di troppo a causa di un po’ di “sporcizia” nel codice. La totale mancanza di localizzazione in italiano potrebbe infine rappresentare un ostacolo non da poco visto che il tono dei dialoghi è ben al di sopra del classico inglese scolastico.
Piattaforma di Prova: PS5
Com’è, come gira: L’estetica accattivante ma molto semplice e il ritmo a dir poco compassato di Harold Halibut non dovrebbero rappresentare un problema per un hardware come PS5… in teoria. In pratica invece di problemini ce ne sono, ma imputabili più che altro ad un po’ di “sporcizia” del codice. Sia giocato in modalità Performance che Qualità, il gioco propone occasionali scatti e strane scie lasciate dal protagonista su alcune porzioni di scenario. Durante il test inoltre abbiamo dovuto testimoniare un paio di freeze del tutto inspiegabili che ci hanno costretto al riavvio dall’ultimo checkpoint e qualche imprecisione nell’interazione con gli oggetti.