Hyper Light Drifter - Recensione

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La gestazione di Hyper Light Drifter è stata decisamente travagliata, inutile negarlo: nato nel 2013 grazie a una campagna di crowdfunding su Kickstarter (conclusasi con enorme successo), il progetto di Alex Preston e della sua piccola software house Heart Machine ha preso vita lentamente, un po’ per via delle numerosi modifiche apportate al gioco durante il processo di sviluppo, e in parte a causa delle condizioni di salute dello stesso Preston. Il buon Alex è sfortunatamente nato con diverse patologie cardiache, malattie croniche che hanno condizionato la sua vita e hanno fatto slittare di molto l’uscita di Hyper Light Drifter a causa dei frequenti ricoveri in ospedale. Nonostante le avversità, Alex e i ragazzi di Heart Machine ce l’hanno fatta e finalmente abbiamo la possibilità di godere di una delle opere ludiche stilisticamente più interessanti degli ultimi anni.

CUORI INTREPIDI

Le condizioni mediche di Alex Preston non hanno influenzato solo la sua vita privata, ma anche quella artistica e lavorativa: non è un caso che il protagonista del gioco, il drifter senza nome, sia in uno stato di salute instabile, costantemente affaticato e in equilibrio precario sul filo della vita. C’è certamente una componente autobiografica in Hyper Light Drifter: tutto ruota attorno a un personaggio che, nonostante le difficoltà, dispone comunque della forza e della risolutezza necessari a portare a termine la sua missione prima che la sua tempra lo tradisca per l’ultima volta.

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C’è certamente una componente autobiografica in Hyper Light Drifter

Non nascondo che conoscere le vicende personali di Alex, dopo aver seguito a lungo il suo progetto, mi ha fatto vedere Hyper Light Drifter sotto una luce differente: onestamente non saprei dire se questo ha in un certo senso influenzato – in positivo, nel caso – la mia capacità di godere appieno dell’esperienza ludica, ma sicuramente mi ha permesso di notare tutti quei piccoli riferimenti sparsi qua e là e che potrebbero sfuggire a un videogiocatore all’oscuro dello stato di salute dell’autore dell’opera.

CUORI CORAGGIOSI

Ma cos’è esattamente Hyper Light Drifter? Il titolo sviluppato da Heart Machine si presenta come un action game bidimensionale con visuale dall’alto. Nei panni del drifter ci troveremo a esplorare un mondo in rovina al fine di trovare e attivare dei pilastri posizionati ai suoi quattro estremi cardinali, eliminando i nemici che ci ostacoleranno e abbattendo i potenti boss a guardia delle mastodontiche colonne. Le motivazioni dell’eroe e il perché di così tanta distruzione vengono spiegati attraverso una particolare tipologia di narrazione non verbale: tutto viene proposto al giocatore sotto forma di brevi sequenze animate e scene illustrate. Questo non fa altro che alimentare la sensazione di mistero che permea l’intera esperienza, lasciando al fruitore dell’opera la totale libertà di interpretare le vicende e i loro retroscena.

Hyper Light Drifter, però, è anche un gioco dal gameplay appagante, merito di un combat system che richiede un certo grado di padronanza delle sue basi e di un sistema di progressione del personaggio che ricompensa l’esplorazione dei livelli. Già, perché man mano che si procede nell’avventura ci si imbatte in particolari monete, spesso nascose in anfratti segreti, da spendere per acquisire nuove abilità o potenziare quelle già apprese dal drifter, andando in questo modo ad aumentare la profondità di un sistema di combattimento che pone un’enfasi particolare sulla mobilità del protagonista: il nostro alter ego, infatti, è in grado di effettuare rapide schivate, una capacità che è bene riuscire a padroneggiare quanto prima per non trovarsi impreparati durante gli scontri più concitati e impegnativi.

CUORI SOGNANTI

Al di là della formula di gioco, Hyper Light Drifter esprime il suo massimo il potenziale se si osserva l’opera dal punto di vista estetico e artistico. È vero, sia la pixel art che la musica elettronica sono ormai così diffusi nella scena indipendente da essere alquanto inflazionati; tuttavia, in questo caso entrambi i mezzi vengono impiegati in maniera magistrale. Tutto merito dello stesso Alex Preston, nella duplice veste di leader del progetto e di responsabile della direzione artistica, e di Richard Vreeland, compositore di musica elettronica meglio conosciuto con lo pseudonimo di Disasterpeace: il loro lavoro ha dato vita a un’opera visionaria e onirica, e a un mondo così genuinamente decadente che viene esaltato da una colonna sonora dal sound mesto eppure pieno di speranza.

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Il combat system che richiede un certo grado di padronanza

Aggirarsi tra le rovine di una civiltà sconosciuta, visitare ciò che resta di un’antica biblioteca, osservare i racconti dei pochi sopravvissuti all’ecatombe che ha ridotto il mondo in ginocchio, o semplicemente sedersi sull’orlo di un precipizio per osservare il paesaggio devastato ma comunque verdeggiante e pieno di vita, il tutto sulle note di un pezzo dalle sonorità malinconiche, sono esperienze difficili da dimenticare; così come è difficile dimenticare il respiro affannato di un drifter che non si dà mai per vinto, nonostante tutte le avversità, proprio come Alex Preston.

Hyper Light Drifter colpisce dritto al cuore, ma per comprenderne appieno il potenziale artistico e narrativo è quasi essenziale conoscere i retroscena del suo sviluppo e della vita del suo creatore, Alex Preston. Al di là delle possibili implicazioni circa l’autorialità dell’opera, il gioco realizzato da Heart Machine può vantare un gameplay raffinato, magari non adatto a tutti per via di una sistema di combattimento non facile da padroneggiare. Il level design spinge all’esplorazione di ogni singolo anfratto alla ricerca di tutti i collezionabili, al fine di scoprire quante più sfaccettature possibili di quell’eccezionale caleidoscopio che è Hyper Light Drifter.

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Pro

  • La direzione artistica è impareggiabile.
  • Il combat system è soddisfacente al punto giusto.
  • Siamo di fronte a un'opera indissolubilmente legata alla figura del suo autore.

Contro

  • In alcuni scontri si trasforma in un bullet hell.
  • Purtroppo, prima o poi finisce.
9

Ottimo

Le leggende narrano che a Potenza ci sia un antro dentro al quale vive una misteriosa creatura chiamata Alteridan. In realtà è solo il nostro Daniele, che alterna stati diurni di brillantezza ad altri notturni dove i suoi amici non hanno ancora capito che non conviene fargli assumere troppo alcol.

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