Si torna a Isla Nublar, questa volta in una terrorizzante, benché non cruenta, immersione VR senza fili. I Velociraptor di Jurassic World Aftermath non danno scampo.
Sviluppatore / Publisher: Coatsink Software / Oculus Studios Prezzo: € 12,99 Localizzazione: Assente (sottotitoli in inglese) Multiplayer: Assente PEGI: 12+ Disponibile su: Oculus Quest, Quest 2 (piattaforma di prova)
C’era una volta Alien Isolation, tra i migliori titoli mai realizzati sull’universo fantascientifico del celebre xenomorfo, con cui Creative Assembly sorprese tutti passando dai suoi Total War a un fine esperimento survival horror.
Un gioco capace di trasporre e ampliare in una produzione AAA le consuetudini di “orrore in prima persona con nemico imbattibile” tanto care a un’immensa progenie di horror indipendenti, inaugurata da Frictionl Games e poi ripresa da tanti altri con varianti più o meno originali, magari in senso avventuroso o più propriamente stealth.
Per inquadrare Jurassic World Aftermath è possibile pensare ad Alien Isolation in un’ottica più avvebturosa, senza gli elementi che lo rendevano un’immersive sim
CHE SIMPATICO, QUESTO RAPTOR
Inizialmente il gioco non mi ha fatto una gran bella impressione, nonostante la costante bontà della narrazione: non è mai piacevole, a maggior ragione in VR, trovarsi di fronte a uno scenario che sembra interattivamente scolpito nel cemento armato, fatta eccezione per i terminali (protagonisti quasi esclusivi dei puzzle, con piccole sfide di abilità) e gli abusati armadietti per nascondersi, unici elementi dove le mani non possono allegramente compenetrarsi con le superfici. O, per meglio dire, l’ambientazione appare sagomata nel cartone colorato, visto che Jurassic World Aftermath presenta un’estetica in cel-shading che poco pesa sul processore di Quest/Quest 2 ma riesce ad accarezzare piacevolmente i sensi, coadiuvata dall’ottimo audio direzionale.
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