Fields of Glory: Kingdoms – Recensione

PC

La complessità della serie Fields of Glory, e in generale di tutte le produzioni AGEOD, tocca nuove vette con Fields of Glory: Kingdoms. Riusciranno i giocatori a stare al passo, o è un prodotto per il solo pubblico hardcore?

Sviluppatore / Publisher: AGEOD / Slitherine Games Prezzo: 38.99 Localizzazione: Assente Multiplayer: PvP online e in LAN PEGI: Non disponibile Disponibile su: PC (Steam) Data d’uscita: Già disponibile

Sapevate che leggendo al contrario AGEOD si ottiene DOEGA, acronimo di Dobbiamo Obbligatoriamente Emozionare Giocatori Accaniti? Non vedo altra spiegazione nella scelta del nome di questa software house, famosa per sfornare strategici estremamente complessi e fedeli al periodo storico nel quale sono ambientati. Grazie a loro abbiamo potuto rivivere le campagne di Napoleone, la rivolta di Spartaco e la guerra civile spagnola, ma è la serie Field of Glory a entrare maggiormente nel cuore e nelle meningi degli appassionati del genere grand strategy game.

Il termine “grand” non è piazzato a caso ma indica l’intreccio inestricabile di geopolitica, amministrazione delle risorse e impiego di forza militare per arrivare sostanzialmente allo stesso risultato di un 4X, ma con molte, moltissime più variabili da tenere in considerazione. Semplificando, possiamo riassumere il tutto come uno strategico per giocatori hardcore. Il nuovo capitolo della saga, Fields of Glory: Kingdoms, distribuito da Slitherine, vuole continuare la tradizione, e il comodo manuale PDF di oltre trecento pagine – scritte in piccolo – ci ricorda che il buon giorno si vede dal mattino.

FIELDS OF GLORY: KINGDOMS, IL SISMA DELLO SCISMA

Fields of Glory: Kingdoms è ambientato nel 1504. È l’anno dello Scisma d’Oriente, in cui la Chiesa dell’Impero romano si scinde in Cattolica e Ortodossa, le quali si danno battaglia a suon di scomuniche e anatemi reciproci. Ovviamente la questione non rimane confinata nella sfera religiosa ma crea un vero terremoto diplomatico che mette a repentaglio delicati equilibri in Europa, Africa e Medioriente. Che accadrà nei duecento anni successivi? Qui entriamo in gioco noi e la nostra dinastia. Sarà vitale non solo regnare a dovere per il tempo concessoci dal Tristo Mietitore, ma anche mettere al mondo eredi in grado di prendere le redini della situazione. Le discendenze sono importanti, come ci ha insegnato un altro grande rappresentante del genere, Crusader Kings III, ma anche il più leggero – a confronto – Lords & Villeins.

Ogni fazione ha vantaggi e svantaggi esclusivi, che ricalcano fedelmente la controparte storica.

Le campagne, affrontabili con ben sette livelli di difficoltà, esplorano gli eventi salienti di quell’instabile periodo, raccontando la storia di Rodrigo Díaz de Bivar detto El Cid, la battaglia di Manzicerta tra l’esercito bizantino e i turchi, la caduta dell’Impero Angioino o la Mega Campagnona Definitiva che copre l’intero arco temporale trattato. Nonostante sia stato versato molto sangue nella realtà, i combattimenti in Fields of Glory: Kingdoms non sono il fulcro del gioco; anzi, arrivare alle mani è già un traguardo dato che le mille variabili – è un numero tirato a casaccio, in realtà sono ancor di più – da considerare potrebbero far collassare il vostro regno prima ancora che decidiate di mettere il nasino fuori dai confini. Capirete così che gestire una guerra non consiste nel muovere pedine per distruggere altre pedine, ma prevede la guida di una macchina complicatissima minacciata, prima ancora che dalle unità nemiche, da economia, tradimenti, intrecci diplomatici non andati a buon fine, attriti, insurrezioni e calamità assortite. Ma vi renderete conto di ciò dopo molte, moltissime ore. Per gli irriducibili, c’è anche la possibilità di esportare le battaglie in  Field of Glory II: Medieval e giocarle lì, per poi caricare i risultati in Kingdoms.

UN TUTORIAL PER SEGUIRE IL TUTORIAL

È doveroso avvisare che Fields of Glory: Kingdoms non muove un dito per dare nemmeno l’apparenza di essere user friendly. Il tutorial, obbligatorio se non si vuole cliccare a qui e lì sperando che accada qualcosa, oltre a proporre una quantità abnorme di testo, è anche molto vago riguardo la descrizione dell’interfaccia utente; spesso invita a cliccare un’icona “nella parte alta dello schermo”, quando in quella zona ve ne sono dieci. Mi sono trovato spesso nella situazione di dover tirare a indovinare a cosa si stesse riferendo la spiegazione; e pensare che sarebbe bastato un effetto highlight nel punto che si voleva evidenziare, convenzione ormai adottata da anni anche in giochi che hanno un decimo della complessità qui presente.

Le battaglie non sono il fulcro del gioco, ma si possono sempre caricare in Field of Glory II: Medieval

Siamo tutti consapevoli di non trovarci di fronte a un hyper casual game e sappiamo cosa ci aspetta quando lanciamo una produzione AGEOD, ma profondità e usabilità dovrebbero essere direttamente proporzionali. Con il corposo manuale aperto a fianco, magari reduce da una prima lettura, diventa tutto più abbordabile, e mi ha riportato ai tempi degli adventure in inglese risolti insieme al fido vocabolario, o ai simulatori di volo accompagnati dalla stampa dei controlli in bella vista. Purtroppo, anche studiando a dovere, quando si gioca si finisce sempre per saltare o trascurare qualche passaggio fondamentale, tante sono le azioni da ricordare.

TURNI ETERNI

La campagna più breve, ambientata nella penisola iberica, dura solamente trentasei turni. L’ideale per una partitella veloce? No davvero, poiché lo sconfinato spettro di opzioni da considerare potrebbe tenervi occupati per parecchi minuti anche solo per decidere quale struttura costruire o come trattare quel piccolo duca. Con centinaia di edifici, fazioni e unità, quattordici diversi credi religiosi e novanta tratti culturali, la scelta sbagliata che porta a un infausto effetto farfalla è dietro ogni menù. E adesso moltiplicate il tutto per i quattrocentoquaranta turni necessari per giocare la Grande Campagna, e avrete un’idea sicuramente approssimata per difetto della mole del gioco. E perché limitarsi a farsi del male contro il computer quando c’è anche l’opzione per il multiplayer?

Un emissario dei Flanders! E io che pensavo fossero i vicini dei Simpsons!

Tutto questo però ha un prezzo: Fields of Glory: Kingdoms non è un gioco per tutti, anzi si rivolge a un pubblico molto ristretto e hardcore. Un gigantesco board game con una curva di difficoltà ripida e che continua a salire e salire, senza nessuno che tenda la mano. Gli appassionati di storia e i fan dei grand strategy troveranno il miglior rappresentante del genere, un’opera che alza di molto l’asticella di complessità e fedeltà e che difficilmente verrà superata a breve. Molti però molleranno l’osso prima di aver scoperto anche la metà di ciò che può offrire.

In Breve: Fields of Glory: Kingdoms è la Spada nella Roccia degli strategici, il Martello di Thor dei giochi 4X. Per utilizzarlo a dovere bisogna essere degni, bisogna essere gli Eletti. Quanto tempo siete disposti a investire per apprendere le meccaniche del gameplay? Se la risposta è “tutto il necessario”, avete per le mani il più complesso e completo grand strategy game in circolazione, in grado di appassionarvi per mesi, se non per anni, grazie a una simulazione certosina di tutti gli aspetti della gestione di un regno, dalla politica alla religione, dalla discendenza alla guerra. Se non ve la sentite di dedicare al gioco tutta la vostra attenzione, non fa per voi.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: AMD Ryzen 9 6900HS, 16GB RAM, GeForce RTX 3080, SSD
Com’è, Come Gira: Gli strategici girano a dovere un po’ ovunque, specialmente quando sono simili a board game. L’interfaccia però è un po’ caotica e i testi potrebbero mettere a dura prova le vostre diottrie su monitor di piccola taglia.

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Pro

  • Simulazione estremamente dettagliata / Il più complesso grand strategy game in circolazione / Centinaia di edifici, unità e fazioni

Contro

  • Molto ostico, a partire dal tutorial / Dedicato a un pubblico hardcore
8.7

Più che buono

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