Sono sicuro che molti di voi conoscono Frozenbyte, uno studio finlandese che si è subito distinto per lo stile scanzonato delle sue opere e per una direzione artistica basata su atmosfere incantate e colori pastello, basti pensare all’intera saga di Trine. L’ultima fatica del team nordico non fa eccezione: anche Nine Parchments può contare su quella stessa impronta deliziosa, forse eccessivamente fiabesca, ma non per questo sgradevole. Cambia il genere di appartenenza, però: dai platform con una forte enfasi sulla risoluzione degli enigmi si passa a un action con visuale isometrica per un massimo di quattro giocatori, in cui è richiesto un forte spirito cooperativo per non perire in seguito agli assalti dei numerosi nemici che sbarrano la strada al manipolo di giovani eroi.
DISASTRO ALL’ACCADEMIA
Tutto ha inizio quando, durante la consueta lezione, un’esplosione detona nella torre della scuola di magia dove sono custodite le pergamene degli incantesimi, facendole volare lontano dall’accademia. Determinati a riportare indietro i preziosissimi “pezzi di carta”, gli studenti decidono di prendere di petto la questione lanciandosi a capofitto nell’avventura. Chiaramente, la trama è un banalissimo pretesto per dare il via all’impresa dei futuri maghi: già dopo la prima sequenza di intermezzo, infatti, non si fa più caso agli sviluppi narrativi, anche perché – va detto – sono praticamente inesistenti.
la trama è un banalissimo pretesto per dare il via all’impresa dei futuri maghi
FUOCO AMICO
Giocare con dei compagni, ovviamente, aumenta a dismisura il divertimento anche grazie a tutte le situazioni buffe che si vengono a creare man mano che si va avanti. Tra i livelli pieni di precipizi e il friendly fire sempre attivo, si passa più tempo a morire e a rianimare i compagni che non a tentare di portare a casa le pergamene, ma alla fine va benissimo così.L’effetto Magicka, se così vogliamo chiamarlo, è quindi molto alto: d’altronde, Nine Parchments si rifà costantemente alla serie partorita da Arrowhead Game Studios, sebbene spesso pecchi in freschezza e varietà delle situazioni che si verificano nel corso di una partita.
L’effetto Magicka è molto alto: d’altronde, Nine Parchments si rifà costantemente alla serie partorita da Arrowhead Game Studios
La differenza sostanziale è rappresentata dal funzionamento delle magie e dalla progressione dei personaggi: qui ognuno acquisisce punti esperienza per ciascuna uccisione e, con il procedere dei livelli, è possibile sbloccare bonus che vanno a influire passivamente sulla potenza degli incantesimi, sulla rigenerazione del mana, sulla salute e sugli altri parametri di base di ogni mago. Le stregonerie, invece, vengono acquisite ogniqualvolta si entra in possesso di una delle pergamene che danno il nome al videogioco, e ciò accade solitamente dopo aver battuto un classico boss di fine livello. Più incantesimi significa più possibilità di creare scompiglio sul campo di battaglia, quindi maggiori probabilità di causare incidenti divertenti a discapito dei compagni di squadra.
CAMERIERE, CI PORTA IL SALE?
Peccato che tutto l’appeal di Nine Parchments nasca e muoia qui: quanto c’è di buono viene vanificato da livelli tanto belli da vedere quanto vuoti e lineari, da una struttura degli scontri che gioca tutte le sue carte puntando sulla quantità dei nemici piuttosto che sulla qualità e sulla varietà degli stessi, e su un combat system alla lunga estremamente ripetitivo e incentrato sull’utilizzo delle magie giuste contro la determinata tipologia di mostri presente sullo schermo, quasi come se ci si trovasse nel bel mezzo di una partita a morra cinese; persino la cooperazione tra i giocatori serve davvero solo contro le succitate creature munite di scudi, che rispediscono al mittente gli incantesimi in caso di assalto frontale.
Affrontare l’avventura in solitaria, seppur possibile, è fortemente sconsigliato
Nine Parchments è un titolo che si esaurisce nel giro di un paio di serate dedicate al gioco tra amici. Come action isometrico lascia parecchio a desiderare, dal momento che pecca sia nell’ambito del level design, sia in quello relativo alla struttura degli scontri con i nemici. Inutile dire che la sua unica ragione d’essere è l’azione cooperativa, anche perché affrontare la campagna in solitaria non solo è un’operazione pesante e monotona, ma anche tediosa per via di alcuni passaggi progettati per essere affrontati in compagnia. Oltre la solita patina fiabesca che circonda gran parte dei titoli targati Frozenbyte, troviamo – purtroppo – un gioco scialbo e privo di personalità.