Ride 5 – Recensione

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La serie “leisure” di Milestone torna in una notte di mezza estate, squarciata dai rombi di bolidi da sogno con Ride 5. Sarà questo particolare lancio estivo, sarà l’atmosfera generale del gioco, da sempre e fisiologicamente più rilassata rispetto al cugino MotoGP, ma Ride 5 mi ha fatto tornare in mente un mio vecchio pallino, una di quelle cose che “ah si, ma prima o poi lo faccio!” ma che, concretamente, vai a sapere se farò mai: prendere una moto a fare una di quelle vacanze itineranti, avventurose, impregnate di quel romanticismo on the road che mi piacerebbe proprio sperimentare. Perché il piacere di guida sovrasta la, pur presente, competizione, permettendo al titolo Milestone di diventare subito suggestivo, ben disponendo a viaggiare, almeno con la testa, in mancanza di alternative.

Sviluppatore / Publisher: Milestone / Milestone Prezzo: 59,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Competitivo PEGI: 7 Piattaforma: PC, Xbox Series X/S, PlayStation 5Data d’uscita: 21 agosto 2023

L’impostazione di guida è molto più pop, rispetto alla ben più esigente e simulativa indole di MotoGP (a parità di aiuti disattivati), i tracciati “turistici” stimolano l’appetito e la possibilità di vivere le piste ad ogni ora del giorno, al tramonto, di notte e sotto qualsiasi meteo, pure dinamico, grazie all’introduzione delle nuove nuvole 3D che girano sopra i tracciati, spinte da venti procedurali, è la ciliegina sulla torta di un corsistico capace di pizzicare le corde giuste. Molti lo definiranno ancora “il Gran Turismo delle moto”, ma questa serie ha ormai una sua identità precisa ed è capace di camminare sulle sue gambe, al di là dei paragoni più o meno azzeccati.

Il sistema di controllo è piacevolmente arcade nel riuscire a non esasperare la precarietà motociclistica, rendendo difficilissimo perdere l’anteriore in frenata o vedersi sbalzare in aria per un’accelerata brusca in uscita di curva, senza però eliminare del tutto l’illusione che possa succedere e restando, in generale, un concentrato di sensazioni fisiche estremamente concreto, dove ogni curva è sempre bella rotonda da percorrere e, per natura, sempre diversa in base alla moto che si cavalca (più di 270). L’esperienza varia in base alla potenza, all’impostazione, che sia più da gara o stradale, turistica o d’epoca, differenziando sempre a sufficienza le sensazioni e le emozioni. E, partendo da quello che è chiaramente un punto di forza della produzione, Milestone è riuscita a reinterpretare in modo intelligente la modalità carriera, vero punto debole del quarto episodio, che ora abbandona la struttura “storica”, da museo della motocicletta, per abbracciare la classica favola della scalata al successo di un pilota di periferia, un amatore col pallino per la competizione, diviso tra sogni di grandezza e la voglia di emulare Nico Cereghini, testando ogni moto che il concessionario virtuale gli (e ci) propone.

RIDE 5, A TUTTO ROCK

Casco ben allacciato, SEMPRE, e ce ne sono pure parecchi tra cui scegliere! Un alter ego impegnato in un tour diviso in quattro atti (composti da svariate sfide, fino ad arrivare a circa 200 eventi), più “raccontato” a livello ambientale, con rivalità, testa a testa e in generale la sensazione di stare affrontando un percorso di crescita personale e professionale, che giustifica le gare e le rende gustose. Rimane tutto estremamente canonico e schematico, standardizzato dai tempi (qui lo devo tirare in ballo) del primo Gran Turismo, però mi sono sentito decisamente più motivato rispetto agli episodi precedenti. Il garage, la scelta della tuta, la moto caricata sul furgone e poi via, in gara, momento che ha la funzione indiretta di setaccio per separare pregi e difetti del titolo.

Che gioiellini che ci sono in questo quinto capitolo!

Perché se, da una parte, c’è appunto il buon sistema di controllo, l’atmosfera, le moto e il loro carattere da scoprire, dall’altra c’è un’IA che va educata nell’apposito menù per impedirle di fare disastri. Perché impostata “di fabbrica” è totalmente fuori luogo. Nella recensione di MotoGP 23 avevo detto che ogni tanto i piloti guidati dalla CPU sbagliano a staccare e sbattono contro il giocatore come se non avessero cognizione dello spazio circostante. Ecco, qua il problema è elevato a potenza e “ogni tanto” diventa una costante difficilmente sopportabile.

L’impostazione di guida è molto più pop, rispetto alla ben più esigente e simulativa indole di MotoGP

Se si vuole sospendere l’incredulità si può anche credere che i piloti si comportino così perché non sono dei professionisti, però insomma, non credo sia fatto apposta. La difficoltà è gestita da 3 fattori, dal classico slider percentuale (che regola le performance), dalla possibilità di attivare o disattivare le collisioni (decisamente utile) e da una voce apposita dedicata al comportamento dell’IA: calma, equilibrata o aggressiva. Ecco, impostatela su “calma”, per lo meno all’inizio. L’isterismo degli avversari non viene risolto in toto, ma gareggiare diventa un’attività sicuramente più divertente e i nervi ringrazieranno. Il problema è gestibile, le opzioni a disposizione portano cambiamenti consistenti, ma si sente la mancanza di una tecnologia più evoluta, capace di esaltare l’aspetto competitivo del gioco che, in fin dei conti, risulta poco più che godibile senza mai toccare picchi di esaltazione.

KEEP CALM AND RIDE

Fa riflettere constatare che il giocatore all’interno di Ride 5 debba smanettare tra i settaggi per correggere il gameplay, altrimenti davvero problematico. In generale mi sarei aspettato, dal primo titolo sviluppato solo per current-gen da Milestone, un’evoluzione più marcata rispetto al 4, lasciandomi la sensazione che a questo episodio avrebbe giovato uno sviluppo più lungo. Anche perché neanche tecnicamente il gioco riesca a mostrare un divario tecnologico consistente con il precedente capitolo, risultando assolutamente piacevole alla vista, sicuramente fluido senza battere ciglio, ma decisamente nella norma per quanto riguarda l’impatto generale, impreziosito dall’ottima, quella sì, modellazione poligonale delle moto, che fa venire voglia di collezionarle tutte, neanche fossero Pokémon.

Ride 5

Peccato che l’IA sia così problematica…

Per il resto, sarò ripetitivo, ma l’esperienza definitiva di Ride 5 (e della serie in generale) è prendere la propria moto preferita, acquistata col sudore delle mani strette al pad, portarla sulla pista che più ci ispira tra le 44 disponibili (tra le nuove spicca decisamente Blue Wave, ad ambientazione hawaiiana e deliziosamente estiva, oltre che proprio bella a livello di design), impostare l’orario di partenza, la compressione temporale e si dà gas. 24 ore condensate in una manciata di minuti, solo noi e l’asfalto, magari scegliendo la tachicardica visuale in soggettiva, col sole e la luna che si danno il cambio esaltando le ambientazioni e la loro illuminazione (e la notte merita particolarmente), liberando un flusso di pensieri prezioso, defatigante, con la ricorsività del tracciato che mette in ordine il cervello. E in queste condizioni Ride riesce a esprimere sé stesso e diventare un inno al motociclismo, nel suo habitat naturale, fuori dalle imposizioni del mercato che vuole per forza una carriera fatta in un certo modo, con tot eventi ecc. in nome della longevità un po’ fine a sé stessa.

Fa riflettere constatare che il giocatore debba smanettare tra i settaggi per correggere l’IA

Una pista, una moto, e il tempo che passa in totale godimento, minimal, non servirebbe nient’altro. Ma comunque dell’altro c’è, e a chiudere l’offerta torna lo split-screen locale, per del sano couch-racing, debutta l’editor di gare, con cui creare il proprio evento perfetto scegliendo letteralmente ogni parametro possibile (e ci sarà la possibilità di condividerli), anche di farci una bella Endurance, altra novità che cambia proprio l’approccio alla gara, con la possibilità di salvare la partita e la necessità di gestire i consumi, correndo in maniera tattica.

In Breve: Devo essere sincero, 3 anni dopo il quarto episodio mi sarei aspettato un quinto capitolo più evoluto e, invece, al netto di una carriera decisamente più centrata e coinvolgente, la competizione contro l’IA soffre di comportamenti illogici che il giocatore è costretto a gestire manualmente, mentre tecnicamente non si nota un salto di qualità current-gen che ci si poteva aspettare, senza la zavorra di uno sviluppo cross-gen. Al suo meglio è sempre Ride, un gioco pressoché unico nel panorama dei racing simulativi e dunque un punto di riferimento per chi cerca questo specifico tipo di esperienza. Però qui c’è del potenziale che va ben oltre i miglioramenti espressi in questo capitolo, più vicini a quelli di una serie annuale che di una triennale.

Piattaforma di Prova: PlayStation 5
Com’è, come gira: Senza particolari intoppi e in totale leggerezze. Va liscio come una moto qualunque in qualsiasi gara.

 

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Pro

  • Struttura della carriera migliorata e più coinvolgente, per quanto canonica / Modello di guida permissivo ma intenso / Tante moto e tracciati

Contro

  • IA da ripensare che dà vita a gare poco emozionanti / Tecnicamente non sorprende
7.7

Buono

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